L’iscrizione
nel registro degli indagati di quattro dirigenti Enel con l’ipotesi di
reato di omicidio colposo relativamente alla morte per tumore di tre
agricoltori, proprietari dei terreni intorno alla centrale di Cerano,
giunge a poche settimana dalla conclusione delle indagini che vede 15
indagati in gran parte sempre dirigenti dell’Enel per la dispersione
delle polveri di carbone.
Con queste indagini il re è nudo. Quindici anni di milioni di
tonnellate di carbone bruciate ogni anno e stoccate in un carbonile a
cielo aperto mostrano chiaramente gli effetti che hanno avuto nel
nostro territorio. Terreni inquinati falde inquinate e adesso anche i
morti per tumore . Un prezzo altissimo pagato da vittime innocenti.
In questi anni prima come No al Carbone e in questi mesi come Brindisi
Bene Comune abbiamo sempre chiesto di fermare questo scempio e colpire
i colpevoli.
I fatti hanno la testa dura e oggi la nostra richiesta di indagine
epidemiologica è sempre più urgente e necessaria. Brindisi ha il
diritto di sapere con una indagine scientifica il reale stato di salute
dei cittadini e se l’emergenza sanitaria è correlata con l’emergenza
ambientale come è facile immaginare.
Brindisi ha diritto di dire basta con la stagione del carbone .
Vogliamo subito una riduzione del 30% del carbone e una riconversione a
gas della Centrale ENEL di Cerano.
Noi cittadini di Brindisi seguiremo quest’indagine e sicuramente ci
costituiremo parte civile contro chi ha provocato questa tragedia.
Tra i responsabili non c’è solo l’Enel e il carbone ma anche quella
classe politica che ha svenduto la città che ha consentito senza
battere ciglio che per quindici anni il carbone fosse stoccato in un
carbonile a cielo aperto.
Il primo processo è per loro il 6 e 7 maggio. Occorre cambiare rinnovando profondamente una classe dirigente che ha provocato disastri .
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Indagati per omicidio colposo
quattro dirigenti dell'Enel di Brindisi
di SONIA GIOIA
Qual è il nesso, se esiste, fra la
morte per cancro di tre agricoltori proprietari dei terreni intorno
alla centrale Enel di Cerano, e l'esposizione alle polveri di carbone
emesse dalla centrale stessa? E' questo il quesito al quale risponderà
l'inchiesta a firma del pubblico ministero della procura di Brindisi
Giuseppe De Nozza, che ha iscritto nel registro degli indagati quattro
dirigenti Enel sui quali gravano le ipotesi di reato di omicidio colposo
e lesioni colpose, accusa relativa a leucemie e metastasi contratte da
altri tre contadini fortunatamente ancora in vita.
I contadini di Cerano ponevano alla
procura brindisina due quesiti.
Il primo, se l'inquinamento delle loro
terre fosse in qualche modo collegabile alla presenza della centrale
Enel.
Il secondo se ci fosse oppure no un nesso di causa -effetto fra l'esposizione alle polveri di carbone emesse dal colosso
termoelettrico, e le malattie contratte da alcuni di loro. In tre casi
su sei, provocandone la morte.
Dall'esposto in questione sono scaturite due inchieste, tanti quanti
erano gli interrogativi affidati al pm. Alla prima domanda ha risposto
l'inchiesta conclusa di recente, che conta quindici iscritti nel
registro degli indagati fra dirigenti Enel e imprenditori addetti alla
movimentazione del carbone per getto pericoloso di cose, danneggiamento
delle colture e imbrattamento delle abitazioni. Secondo il pm, tanto
quanto il perito Claudio Minoia, la relazione fra il combustile che
alimenta la centrale e la dispersione delle polveri nere sui campi è
netta, evidente.
........Le conclusioni
di Giorgetti andranno confrontate con quelle di un dossier prodotto da
Medicina democratica nel 2008, esplicitamente citato nell'esposto degli
agricoltori in cui si legge: "L'emissione di anidride carbonica è 15
volte superiore alla soglia solo nella centrale Enel di Cerano.
L'arsenico, il cadmio, il cromo, gli idrocarburi policiclici aromatici e
il benzene, tutti
cancerogeni in grado di provocare diversi tipi di
tumori, superano abbondantemente la soglia".
RE LE INCHIESTE GLI ESILIATI DI CERANO
IL VIDEO TRA GLI AGRICOLTORI CACCIATI DAL CARBONE
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COMUNICATO STAMPA
Le associazioni sull'iscrizione nel registro degli indagati di 4 dirigenti Enel
Con l’avviso di conclusione delle indagini della Procura della Repubblica di Brindisi ha fatto un significativo passo in avanti l’inchiesta sull’inquinamento dei terreni adiacenti alla centrale a carbone di Cerano. Un inquinamento che ha procurato gravi danni agli abitanti della zona e ai lavoratori agricoli che dal 2007 subiscono le conseguenze dell’ordinanza con la quale il Sindaco di Brindisi Mennitti sospendeva i lavori di coltivazione a tutela della salute pubblica. .....
Intanto non può che destare preoccupazione il fatto che ancora una volta l’Autorità giudiziaria conduce indagini sull’operato dell’Enel in ordine a comportamenti che potrebbero rivelarsi in aperto contrasto proprio con quell’”interesse della collettività” al quale fa riferimento la citata nota della società elettrica.
Un interesse che certo viene mortificato, a prescindere dall’esito delle inchieste penali, quando si è sordi alle richieste della società civile e delle sue rappresentanze istituzionali e si tiene ferma l’irragionevole pretesa di impiegare nella centrale di cerano una quantità di carbone tale da costituire grave e permanente pericolo per la salute dei cittadini a partire da quelli che lavorano nel predetto impianto.
Quanto alla centrale di Brindisi nord non possiamo non rilevare quanto siano contradditori e quindi poco credibili i discorsi di chi al tempo stesso prospetta la chiusura dell’impianto e parla di misure di ambientalizzazione nello stesso. A suo tempo la politica sbagliò quando consentì la realizzazione di una centrale a carbone praticamente a ridosso del centro abitato e quindi oggi tocca alla politica assumersi la responsabilità trovare una soluzione rivolta ad assicurare il raggiungimento di due obbiettivi irrinunciabili: la salvaguardia del diritto al lavoro dei dipendenti Edipower e la chiusura dell’impianto con le conseguenti bonifiche. Esattamente quanto prevedeva la convenzione del 1996: un documento accantonato e tradito che, rifuggendo da deprecabili ricatti, puntava a tutelare con la stessa determinazione lavoro e salute.
A Taranto si è cercato di correlare l'inquinamento ambientale con lo stato di salute dei lavoratori e delle popolazioni più prossime all'impianto, analogamente ci aspettiamo che anche a Brindisi si verifichi che la dispersione di sostanze pericolose nell'ambiente non abbia prodotto un numero di malattie e di decessi maggiore di quello atteso in condizioni di non inquinamento.
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
Italia Nostra, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Fondazione “Dott.
Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI,
ACLI Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica,
Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della
Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi
Porta d’Oriente.
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