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15 marzo 2012

Problematica Tirreno Power: Lettera del Giornalista savonese Matteo Ciangherotti ai Ministri Corrado Passera , Corrado Clini e al Ministro" savonese" Francesco Profumo .

  Riportiamo una  "importante lettera", pubblicata  integralmente su Savona News,molto significativa  per chi come noi da quasi 5 anni si batte contro il potenziamento a carbone della centrale in mezzo alle nostre case 

da leggere con attenzione poichè è un riassunto molto concreto  della nostra problematica ambientale........Ne pubblichiamo alcuni stralci

Leggi su Savona News

Tirreno Power: Lettera da un Giornalista savonese emigrato


Gentile Ministro Corrado Passera, gentile Ministro Corrado Clini e gentile Ministro “savonese” Francesco Profumo, mi chiamo Matteo Ciangherotti e sono un giornalista.
Sono nato a Savona dove ho collaborato con la redazione locale del Secolo XIX e da oltre un anno passo un po’ del mio tempo a Trento dove sono corrispondente per il quotidiano L’Adige.
Mi sono laureato in comunicazione e giornalismo a Torino e ho fatto un master in comunicazione scientifica e ambientale all’università La Sapienza di Roma. Ho pubblicato la mia tesi del master sul tema energia e ambiente. Una vera e propria inchiesta energetica con la lettura di testi della letteratura scientifica mondiale, l’interrogazione di numerosi esperti in materia, nel tentativo complesso di vederci un po’ più chiaro.
Ho vissuto per trent’anni a pochi chilometri da una grande centrale elettrica, la Tirreno Power di Vado Ligure, sul cui progetto di ampliamento a carbone il precedente governo si è espresso a favore.
Ritengo che oggi scegliere di costruire nuovi gruppi termoelettrici per bruciare nuovo carbone in una centrale collocata in pieno centro abitato rappresenti una scelta assurda nell’economia energetica mondiale.
A Londra in quella che fu un’imponente centrale a carbone ora si contano quadri, rassegne ed installazioni video. L’imponente ciminiera del Tate Modem apre le porte ai visitatori di una delle più belle gallerie d’arte moderna al mondo.
  Laddove c’era carbone, oggi c’è arte.
Nei fumi di Londra solo dopo anni si cominciarono a contare i morti con un’incidenza catastrofica di malattie tumorali....
Decidere di ampliare una centrale a carbone situata in pieno centro abitato fra Vado Ligure, Quiliano e Valleggia, rappresentata una scelta ai limiti dell’assurdo......
 
Si vuole costruire una centrale già morta in partenza perché l’unico ragionamento concesso agli amministratori delegati delle aziende e ad alcuni governanti locali è quello che si fonda sul breve periodo e sul profitto che ne deriva.....

La Valle di Vado ha dato molto all’economia ligure e i segni sono visibili nel dissesto di un’area sventrata tra discariche (due), centrale elettrica, gasdotto, industrie chimiche e ora si vorrebbe perfino la piattaforma (progetto Maersk).  

A pochi metri dal porto di Vado, girando l’angolo e i container si trova uno dei litorali più belli della Liguria intera con un fondale marino che fa invidia alle spiagge della Sardegna: che ne sarà del parco naturale dell’Isola di Bergeggi tra fumi di carbone e navi di venti metri che stravolgerebbero i fondali, privandoli di fauna e flora?

Un centinaio (forse addirittura meno) di posti di lavoro promessi con il ricatto occupazionale possono essere adeguatamente sostituiti con investimenti più lungimiranti e che guardino davvero al futuro.
Che lo dica la Provincia di Savona, la Regione Liguria o l’ingegner Gosio, amministratore delegato di Tirreno Power – curiosamente seduto al tavolo dell’Unione Industriali di Savona – il carbone “pulito” non esiste perché ad affermarlo è tutta la comunità scientifica internazionale. 

Allo stato odierno dell’arte non esistono filtri in grado di contrastare l’emissione nell’aria delle polveri sottili fini e ultrafini (le Pm 2,5 e 1), le più pericolose per la salute umana perché capaci di penetrare in profondità nell’albero polmonare.


Dai cassetti dell’Arpal, di cui alcuni dirigenti sono sotto inchiesta della procura di Genova per falso, abuso d’ufficio, corruzione e turbativa d’asta (una serie di illeciti che sarebbero stati commessi per favorire le industrie locali ammorbidendone i dati sui rilevamenti degli agenti inquinanti), mesi fa è spuntata un’analisi di qualche anno prima sui fondali del torrente Quiliano dove la centrale di Vado scarica a mare le proprie acque reflue. Bene, in quei fondali sono state ravvisate quantità elevate di idrocarburi, autentici veleni. ( nota di UPLS leggi :Com’è profondo il (livello di inquinamento) del Nostro mare Ligure)


I due gruppi a carbone ora in funzione continuano a produrre da anni nonostante siano in mancanza della certificazione ambientale Aia, di fatto come dei fuorilegge qualunque. La Procura di Savona ha aperto un’inchiesta e affidato a esperti medici locali e nazionali un’indagine epidemiologica per i cui risultati, però, bisognerà aspettare qualche anno. 

In questo contesto assurdo, privo di dati, chiarezza e competenza, con due gruppi a carbone vecchi, inquinanti e che la legge avrebbe già dovuto far spegnere, è stato dato comunque il via libera all’ampliamento a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure.
 
Vi chiedo soltanto una riflessione per un territorio la cui vocazione turistica è alta e i cui danni ambientali, sulla salute umana e sulle casse delle aziende operanti nel settore turistico e agricolo sono già incalcolabili e destinati a crescere dopo l’ampliamento. Oggi abbiamo un sapere sufficiente per arrestare un processo industriale che appartiene ormai al passato (dove anche i posti di lavoro invece che essere forse un centinaio erano almeno un migliaio), privo di crescita e di futuro. 

Che si trovi, allora, una soluzione condivisa e che si ascoltino per primi i cittadini e le loro volontà. Per accorgersene basta salire le scale perfettamente mobili del nuovissimo molo 8.44 di Vado e di lì osservare il panorama di una valle ferita e dilaniata tra discariche, gasdotto e industrie, un lembo di terra che sembra pregarci “ora basta”.

Per accorgersene non servono i sondaggi, basta andare tra le persone a rubare tra le loro storie condite da una sofferenza difficilmente accettabile e poi risalire e scendere le scale di un molo senza mare e a cui manca il sole sul bel vedere.  
È questione di democrazia. 
 Matteo Ciangherotti

Leggi su Savona News la    lettera integrale QUI  

 

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