Tratto da Noalcarbone
11 aprile 2012
La prima morte per angiosarcoma epatico in un operaio del Petrolchimico. Un esposto apre le indagini.
"Inchiesta
affidata al PM De Nozza, il quale dovrà accertare se quella morte si
poteva scongiurare oppure no. Se i vertici dell'azienda conoscevano la
pericolosità delle sostanze con le quali lavorava la comunità operaia e
il povero Vincenzo Di Totaro, e se quindi hanno messo in atto tutte le
cautele necessarie a difendere i lavoratori e il bene prezioso della
loro salute. È la domanda fra le righe dell'esposto a firma del dottor
Maurizio Portaluri che ha dato il via all'inchiesta."
Muore un operaio del Petrolchimico. Aperta un'inchiesta a Brindisi.
di SONIA GIOIA
Riportiamo uno stralcio
Quella diagnosi dà un
colore alla morte di Vincenzo Di Totaro, bianco, colore dell’innocenza
di chi muore di lavoro. L’angiosarcoma, una rarissima forma di tumore
che colpisce il fegato, è l’unica forma di cancro per la quale la
comunità scientifica mondiale riconosce una e una sola causa:
l’esposizione professionale a Cvm e Pvc, cloruro di vinile monomero e
polivinilcloruro, sostanze con le quali Di Totaro, aveva lavorato per
almeno 14 dei 31 lunghi anni trascorsi in divisa da operaio. Non a caso
contestualmente alla firma del referto da parte dei medici del Perrino,
la procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta, per lesioni colpose
gravi, almeno fino a ieri. La scomparsa dell’operaio cambia di segno la
natura stessa degli accertamenti affidati al pubblico ministero Giuseppe
De Nozza, oggi si indaga per omicidio colposo. Inchiesta contro ignoti,
al momento, almeno fino a quando il magistrato inquirente non riuscirà a
rispondere al quesito: se quella morte si poteva scongiurare, oppure
no.
Se i vertici dell’azienda conoscevano la pericolosità delle sostanze con le quali lavorava la comunità operaia e Vincenzo Di Totaro, e se quindi hanno messo in atto tutte le cautele necessarie a difendere la sicurezza dei lavoratori stessi, e il bene prezioso della loro salute. E’ la domanda fra le righe dell’esposto che ha dato il via all’inchiesta, a firma di Maurizio Portaluri, dirigente medico della Asl di Brindisi, di Medicina democratica.
Vincenzo Di Totaro aveva militato in fabbrica e in piazza, sotto le insegne del Comitato vittime del Petrolchimico. Generoso cavaliere del lavoro in lotta non per se stesso, ma per i compagni di ventura che aveva visto ammalarsi e morire come militari al fronte. In loro nome aveva presidiato i cancelli del Petrolchimico, marciato nelle manifestazioni per le strade del capoluogo, e protestato contro l’archiviazione del processo fuori dall’aula di tribunale dove si è celebrata una camera di consiglio lunga tre anni, a partire dalla richiesta di archiviazione.
Se i vertici dell’azienda conoscevano la pericolosità delle sostanze con le quali lavorava la comunità operaia e Vincenzo Di Totaro, e se quindi hanno messo in atto tutte le cautele necessarie a difendere la sicurezza dei lavoratori stessi, e il bene prezioso della loro salute. E’ la domanda fra le righe dell’esposto che ha dato il via all’inchiesta, a firma di Maurizio Portaluri, dirigente medico della Asl di Brindisi, di Medicina democratica.
Vincenzo Di Totaro aveva militato in fabbrica e in piazza, sotto le insegne del Comitato vittime del Petrolchimico. Generoso cavaliere del lavoro in lotta non per se stesso, ma per i compagni di ventura che aveva visto ammalarsi e morire come militari al fronte. In loro nome aveva presidiato i cancelli del Petrolchimico, marciato nelle manifestazioni per le strade del capoluogo, e protestato contro l’archiviazione del processo fuori dall’aula di tribunale dove si è celebrata una camera di consiglio lunga tre anni, a partire dalla richiesta di archiviazione.
In quel processo mai celebrato, ancora una volta, non aveva chiesto nulla per se stesso.......
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