Tratto da Noalcarbone
COSA CHIEDIAMO:
SALUTE: PERCHÉ IL DIRITTO ALLA VITA NON ACCETTA COMPROMESSI
AMBIENTE: PERCHÉ NON PERMETTEREMO PIÙ CHE IL NOSTRO TERRITORIO VENGA SFRUTTATO E DEVASTATO IN NOME DEL PROFITTO
OCCUPAZIONE: PERCHE É INACCETTABILE CHE IN UNA CITTA’ COSI’ INDUSTRIALIZZATA CI SIA IL 30% DI DISOCCUPAZIONE
REDDITO: PER GARANTIRE UN‘ ESISTENZA DIGNITOSA A LAVORATORI E CITTADINI DI TARANTO DOPO 50 ANNI DI RICATTO E INQUINAMENTO.
AGLI ABITANTI DI VIA ORSINI E PIAZZA GESU’ DIVIN LAVORATORE CHIEDIAMO DI PARTECIPARE ALLA PROTESTA APPENDENDO AI LORO BALCONI LENZUOLA SPORCHE DI MINERALE.
In serata si terrà il collegamento in diretta televisiva con la trasmissione "Piazza Pulita" in onda sul La7 dalle ore 21.10.
"E' importante esserci, è fondamentale farsi sentire"
Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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Tratto da Peacelink
Comunicato di PeaceLink su riunione Commissione AIA Ilva
È più facile che un cammello passi attraverso la cruna
di un ago, piuttosto che l’Ilva di Taranto possa ottenere
l’autorizzazione AIA.
Tale articolo fissa infatti i limiti emissivi più restrittivi possibili prendendo in considerazione le migliori tecnologie.
Oggi ho potuto esporre questi concetti a tutti i membri della
Commissione AIA all’apertura dei lavori in Prefettura, assieme a Daniela
Spera di Legamjonici.
Quando ho chiesto pubblicamente al referente del gruppo istruttore
della Commissione AIA, Antonio Fardelli, se la Commissione intende o no
adottare i limiti emissivi più stringenti indicati all’art. 8 del dlgs
59/2005 (quelli per cui sono in vigore le ordinanze della Procura di
Taranto) la risposta è stata evasiva e imbarazzata. La domanda è stata
da me posta più volte con grande nettezza. Ho chiesto più volte che il
referente della Commissione AIA rispondesse con un sì o un no. Ma una
risposta chiara non c’è stata. E non a caso.
Questo è un campanello d’allarme.
Se infatti si applicasse nell’area di Taranto l’art. 8 del decreto
legislativo 58 del 2005, sarebbero garantite (lo dice la norma) “misure
più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili,
al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità
ambientale”.Ciò in concreto significherebbe che, per le sole polveri, la fase di cokefazione dovrebbe avere valori emissivi 70 volte inferiori (da 70 g/t a 1 g/t), il camino E312 per la sinterizzazione dovrebbe attenersi a emissioni 25 volte inferiori (da 85,5 kg/h a 3,4), l’altoforno in fase di caricamento dovrebbe inquinare 14 volte di meno (da 29,8 g/t a 2,1), il colaggio ghisa e loppa dovrebbe impattare 95 volte di meno sull’ambiente (da 40,1 g/t a 0,4) e l’acciaieria sarebbe obbligata a ridurre le emissioni di 15 volte (da 218 g/t a 14).
Il rafffonto è fra le emissioni degli impianti e i rendimento delle migliori tecnologie.
Gli impianti Ilva posti sotto sequestro non a caso non hanno i
requisiti per ottenere l’AIA se si prendono in considerazione i valori
emissivi più restrittivi sopra citati, elencati nelle Bref (BAT
Reference), ossia nell’elenco delle migliori tecnologie (1).
Concedere l’AIA all’Ilva, applicando i valori emissivi più
restrittivi previsti dalle Bref (e dall’ordinanza del GIP Todisco),
sarebbe come concedere ad una vecchia Fiat 124 il bollino Euro 5.
Sarebbe un’assurdità tecnica. I limiti tecnici non consentirebbero
un’autorizzazione del genere anche nel caso la vecchia Fiat 124 venisse
portata dal miglior meccanico del mondo.
Fuor di metafora, lo
stabilimento Ilva di Taranto, per l’area a caldo, ha dei limiti
impiantistici strutturali che non consentono di allinerasi con i valori
emissivi più rigorosi che la Procura richiede (e che richiederebbe anche
una applicazione rigorosa dell’AIA).
Ho specificato ai membri della Commissione AIA che, se adottano i
criteri più restrittivi previsti dall’art. 8 del dlgs 59/2005, sarebbe
impossibile per loro giustificare tecnicamente il rilascio di una nuova
AIA.Questo principio è talmente chiaro che per tale motivo oggi chi guidava la Commissione AIA non si sbilanciava e non voleva dire né sì né no circa l’applicazione di questa norma restrittiva.
Che per noi è la norma fondamentale da applicare.
Con fermezza e chiarezza è stato dato lanciato un chiaro messaggio alla Commissione AIA.
Se non verrà applicato l’articolo 8 della normativa AIA, saremo costretti a fare un esposto alla Procura della Repubblica.
In ogni caso l’AIA va discussa a produzione ferma, così come richiede la Procura.
Nel frattempo invieremo al Ministero dell’Ambiente la richiesta, nell’ambito dei prossimi passaggi della procedura AIA, di incontrare il Ministro Clini per esporre questi stessi concetti.
Nel frattempo noi vigileremo perché nessun cammello entri dalla cruna dell’ago.Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
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