Tratto da Il Fatto Quotidiano
Civitavecchia, il sindaco: “Emissioni troppo alte, chiudo la centrale Enel”
Tidei, eletto da pochi mesi: "La città sembra la Pianura Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla. All'incontro del 3 settembre voglio risposte". Così il Comune potrebbe arrivare dove il tribunale si è arenato. I sindacati temono le conseguenze di un nuovo caso Ilva, ma il primo cittadino è deciso: "La salute viene prima del lavoro"
di Gabriele Paglino |
Dopo i numerosi attacchi subiti da parte di Greenpeace – ultimamente riconosciuti legittimi dal Tribunale civile di Roma – adesso l’Enel
rischia di vedere apporre i sigilli ad una delle sue otto centrali a
carbone presenti sul territorio italiano.
A minacciare il colosso
italiano dell’energia elettrica è il neo sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei:
“Chiuderò lo stabilimento Enel di Torrevaldaliga Nord – ha annunciato
nei giorni scorsi il primo cittadino – Civitavecchia sembra la Pianura
Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla che
proviene dalla centrale”. Una provocazione? Un modo per far parlare di
sé? Niente affatto.
Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ormai ex deputato del Pd appare
più che mai determinato ad andare avanti:
“Quello di Torrevaldaliga
Nord è un impianto fuori legge. Per questo se nell’incontro del prossimo
3 settembre, che avrò con l’ad dell’Enel (Fulvio Conti, ndr), non avrò risposte concrete, emetterò – promette – un’ordinanza di chiusura”.
Le
disavventure della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord (figlia della
riconversione del vecchio impianto a olio combustibile) iniziano ancor
prima della sua nascita. Nel 2003 infatti il ministero delle attività
produttive rilascia l’autorizzazione per la realizzazione del nuovo
impianto su certificati (la registrazione Emas, Eco-Management and Audit
Scheme e le certificazioni Iso) relativi alla centrale ad olio pesante
che sarebbe stata poi dismessa. Spenti i vecchi gruppi insomma la
documentazione non è più valida.
A scoprire l’irregolarità è il
procuratore della Repubblica di Civitavecchia, Gianfranco Amendola
– da sempre in prima fila nella lotta contro i reati ambientali e le
ecomafie – che nel gennaio del 2010 arriva a chiedere il sequestro
preventivo dell’impianto.
Il magistrato appura tra l’altro che
“l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all’Enel per Torre
Valdaliga Nord il 24 dicembre 2003 è scaduta dopo 5 anni, il 24 dicembre
2008 (…) e l’Enel non ha inviato domanda di rinnovo”. Nonostante tutto
però la richiesta del procuratore viene respinta dal gip.
Con lo
stesso decreto 55 del febbraio 2003, con cui dà il via libera alla
riconversione a carbone della centrale, il ministero impone all’Enel il
rispetto delle prescrizioni stabilite dalla Valutazione di Impatto Ambientale 680 del 2003. Tra queste la realizzazione di un bosco
di 40 ettari: un intervento compensativo per ridurre l’impatto. Le
prescrizioni, si legge sul decreto Via, devono essere ottemperate con
“modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima
della chiusura del cantiere della (nuova) centrale”. Quel parco, fino
ad oggi, i civitavecchiesi non l’hanno mai visto.Ma adesso, forte del
via libera giunto dal ministero dell’Ambiente lo scorso febbraio,
“l’Enel lo vorrebbe realizzare sopra una montagna di 800mila metri cubi
di rifiuti speciali (materiale di dragaggio, ndr)
– denuncia Tidei – coprendo quella che è una vera e propria discarica
abusiva”. Per il ministero infatti le terre da dragaggio non sono
classificabili come rifiuti.
L’agguerrito Tidei non ci sta: “Il
ministero dell’Ambiente ha imbrogliato tanto quanto l’Enel, cercando di
sanare ciò che non è sanabile”. E annuncia: “Inizierò una battaglia
anche contro Clini, che non conosce o fa finta di non conoscere questa
vicenda”.
Ma ciò che più allarma sono le emissioni prodotte:
“Torrevaldaliga Nord brucia migliaia di tonnellate di carbone in più
rispetto ai limiti consentiti dal ministero dell’Ambiente – continua nel
suo j’accuse il sindaco di Civitavecchia –. E di conseguenza i
livelli di inquinamento sono altissimi”.
Pronta la risposta dell’Enel:
“L’impianto opera nel pieno rispetto delle severe norme sulle emissioni
ed è l’eccellenza mondiale del carbone pulito. Ogni anno vengono
effettuati oltre cento controlli in materia di ambiente e sicurezza”.
A
riprova della fondatezza delle accuse Tidei tira fuori dal cassetto
delle foto in cui la cupola del carbonile, anziché luccicare – essendo
di acciaio –, appare totalmente annerita. “Ciò significa che il
carbonile non funziona correttamente e le polveri fuoriescono formando
delle vere e proprie nuvole su tutta la città”. Il carbonile della
centrale di Civitavecchia è la copia identica di quello dell’impianto di
Brindisi Sud. Qui le dispersioni sono state accertate e la Procura di Brindisi lo scorso 31 luglio ha rinviato a giudizio 15 persone tra dirigenti e addetti alla manutenzione ed è notizia di ieri che la Provincia pugliese si costituirà parte civile nel processo e chiederà un risarcimento di 500 milioni di euro.
La terza gemella dovrebbe sorgere invece a Porto Tolle. E la popolazione, ancora di più dopo gli allarmi giunti da Civitavecchia, trema anche qui.
E
poi ci sono quelle voci dall’interno della centrale, che se confermate
getterebbero nel panico (più di quanto non lo siano già) gli abitanti,
secondo le quali le ceneri prodotte dalla combustione del carbone
sarebbero radioattive.
“Ma questo al momento non è possibile saperlo con
certezza – sottolinea l’ex parlamentare del Pd – visto che quello
relativo alla radioattività non è tra i parametri da monitorare
prescritti dal ministero dell’Ambiente.
A me però me ne frega poco delle
prescrizioni del Ministero, voglio la verità: è necessario dunque
costituire un gruppo di controllo permanente”.
Davanti
all’eventualità della chiusura di uno dei più grande poli energetici del
Paese – che soddisfa più della metà del fabbisogno energetico
dell’intera regione Lazio – insorgono anche i sindacati, che temono le conseguenze di quello che potrebbe configurarsi come un nuovo caso Ilva: “La chiusura della centrale – spiega il segretario della Cgil Roma Nord-Civitavecchia, Cesare Caiazza
– determinerebbe ricadute drammatiche e difficilmente gestibili su un
migliaio (tra diretti, indiretti e un largo indotto) di posti di
lavoro”. Paure comprensibili per il primo cittadino civitavecchiese, “ma
la salute viene prima del lavoro”.
L’incontro del 3 settembre diventa
dunque decisivo per la sorte dei lavoratori della Centrale – oltreché
per la salute degli abitanti : “Se verrà rimossa quella discarica
abusiva e l’Enel rispetterà tutti gli obblighi e le garanzie che
richiediamo, saremo ben contenti di non chiudere la centrale – assicura
il sindaco – Contrariamente mi vedrò costretto a emettere l’ordinanza”.
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ENEL: ma quanti portavoce!
Il comitato ritiene altresì grave che un organo di informazione si faccia portavoce delle istanze di ENEL dal momento che non deve essere ENEL a fornire informazioni (evidentemente rassicuranti) circa le emissioni atmosferiche della centrale di Torrevaldaliga Nord, ma gli enti preposti (ISPRA e ARPA).
....Inoltre i dati riportati da ENEL tramite la testata
giornalistica in questione, non tengono conto di aspetti importanti
relativi alla riconversione a carbone di Torrevaldaliga Nord, come, in
riferimento alla precedente configurazione a olio combustibile, l’aumento
del 3333% dei materiali in ingresso, l’aumento del 7014% dei rifiuti in
uscita, l’aumento del 23% della CO2 emessa, l’aumento del 48% dei
consumi di acqua totali, l’aumento del 235% del trasporto di materiali
su gomma e l’aumento del 26% del trasporto di materiali via mare.
Per quanto riguarda le emissioni specifiche, nell’articolo incriminato
si è preferito sorvolare sulla proiezione di un aumento del 47.40% delle
emissioni di mercurio nonostante nella letteratura presente esistano
proiezioni che attestino un ipotetico abbattimento dei valori specifici
di alcuni microinquinanti, prossimo all’81%.
Tutti i dati qui riportati sono presenti in
letteratura e calcolati con i dati progettuali dichiarati da ENEL,
tenendo presente, per la centrale a carbone, le prescrizioni stabilite
nel decreto autorizzativo n° 55/02/2003.
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