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25 ottobre 2012

1)Confagricoltura Taranto attacca Clini: "I più avvelenati siamo noi agricoltori" 2) Ilva di TARANTO , le gaffe del ministro Clini: dalla nascita di Tamburi ai dati sui tumori


protesta inquinamento ilva

Tratto da Ecoblog

Confagricoltura Taranto attacca Clini: "I più avvelenati siamo noi agricoltori"


Il tempismo di Clini è perfetto, non c’è che dire: martedì il Ministro ha avanzato l’ipotesi che dietro l’aumento della mortalità prematura a Taranto ci siano contaminazioni della catena agroalimentare causate dalle sostanze inquinanti accumulatesi negli anni:
Ho qualche sospetto che molto abbia a che fare con l’inquinamento della catena alimentare determinato dall’accumulo in decenni di sostanze tossiche pericolose che possono essere ancora attive se non si bonifica.
clini ilva 
La morte, insomma, potrebbe arrivare anche dal cibo per Clini, da quei prodotti del mare e della terra (coltivati, tra l’altro, in molti casi con metodi biologici), mica soltanto ed in gran parte dall’aria intossicata dai fumi dell’ILVA inalata direttamente a pieni polmoni da donne, anziani e bambini con il suo bel carico di particelle di morte.


Peccato che i pediatri sostengano una verità agghiacciante: a Taranto i bambini a volte nascono già con il cancro, non riescono nemmeno ad addentarla una mela. Segnati da un danno genotossico. Sarà la mal’aria che respirano le madri in quel di Taranto, la boccata di aria tossica che inalano ancora privi di difese, sarà il danno al patrimonio genetico dei tarantini causato da decenni di inquinamento. E le patologie respiratorie e polmonari vanno per la maggiore.
Ad ogni modo un sospetto del genere richiede approfondimenti. Non si può dire che la catena alimentare potrebbe essere gravemente compromessa senza fonti e dati. E non lo si può fare perché agricoltori, mitilicoltori ed allevatori tarantini sono già stati pesantemente colpiti dall’inquinamento dell’ILVA. I controlli sulla filiera agroalimentare ci sono sempre stati, a differenza di quanto avveniva all’ILVA evidentemente, ed in alcuni casi hanno penalizzato il settore, come nel caso dei capi di bestiame abbattuti per i valori troppo alti di diossina. Ora, chiede giustamente a Clini Dario Stefano, Assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia:
L’ipotesi espressa dal Ministro Clini di una possibile contaminazione della catena alimentare a Taranto mi lascia senza parole. Un allarme così grave richiede un’azione immediata da parte del Ministero. Pertanto, se le dichiarazioni del Ministro fondano su dati in suo possesso chiedo, anche a nome di tutti i produttori pugliesi e tarantini, che quei dati ci vengano forniti immediatamente. Se invece è stato un pensiero ad alta voce sull’ILVA, senza fondamento scientifico allora esigiamo, con urgenza, una smentita ufficiale.......
Infuriata anche la Confagricoltura Taranto e ne ha ben donde: Clini ipotizza senza fondamento e non sa che le sue parole potrebbero causare gravi danni all’economia pugliese (ma preoccupiamoci sempre e soltanto dei danni all’industria, mai di quelli all’agricoltura, vero?):
I più avvelenati siamo noi agricoltori, altro che la catena alimentare, ha tuonato Gerardo Giovinazzi, presidente di Confagricoltura Taranto. Non posso mandar giù l’ennesimo vergognoso attacco all’agricoltura ionica soprattutto alla vigilia della produzione di clementine, ortaggi e olio d’oliva, prodotti che portano il nome della Puglia in giro per il mondo.
La dieta mediterranea, vale la pena ricordarlo, è motore di economia e salute. Lo testimonia il fatto che le esportazioni delle eccellenza agroalimentari italiane sono cresciute del 18% a dispetto della crisi, mentre settori prima fiorenti come l’industria delle auto e dei rimorchi hanno fatto segnare un calo del 14% negli ultimi cinque anni. Ma continuiamo pure a gettare fango sull’agricoltura e a vedere il cielo sempre più blu sulle industrie.



TRATTO DA IL FATTO QUOTIDIANO

Ilva, le gaffe del ministro Clini: dalla nascita di Tamburi ai dati sui tumori....

 

Ministro da un anno dopo essere stato direttore generale per 20. Eppure prima ha minacciato di querelare chi aveva rilasciato le cifre sul cancro a Taranto (poi confermate da Balduzzi), poi ha detto che il quartiere più a rischio era nato dopo lo stabilimento (invece no), infine ha definito benzoapirene una "novità" (ma è stato smentito)

di | 24 ottobre 2012

 


È il 26 luglio 2012. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno da poco notificato il decreto di sequestro preventivo senza facoltà d’uso dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto firmato dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco. La notizia fa in fretta il giro d’Italia e arriva anche alle orecchie delle “parti offese”. Quelle, cioè, ritenute dalla magistratura vittime del disastro ambientale commesso dai vertici aziendali dell’industria tarantina.

Tra questi c’è anche il ministero dell’ambiente guidato da Corrado Clini. La sua prima dichiarazione, però, è quantomeno insolita per una vittima: “Chiederò che il provvedimento di Riesame avvenga con la massima urgenza. La magistratura sta procedendo al sequestro degli impianti e ad altre misure cautelari e l’intenzione del Governo è di sostenere la continuazione delle attività produttive nel sito industriale”. Insomma ricorrere al Riesame per chiedere il dissequestro dei sei reparti e scongiurare il rischio di chiusura dello stabilimento e le conseguenze occupazionali. Parole che sarebbero state normali se dette dai vertici aziendali o dagli operai che difendono il loro posto di lavoro. E invece no, a dirle è stato proprio il ministro dell’Ambiente in un procedimento contro l’azienda accusata di aver devastato l’ambiente tarantino e di aver avvelenato le sostanze alimentari.

La vicenda Ilva diventa un caso nazionale. 

Il ministro Clini è costretto a scendere a Taranto insieme al ministro dello sviluppo economico Corrado Passera. Le dichiarazioni sulla situazione a Taranto sono innumerevoli. Come quella sul quartiere Tamburi, il più colpito dai veleni dell’industria, che secondo Clini è stato costruito dopo la nascita nel 1965 del VI Centro siderurgico italiano. A smentirlo è, addirittura, Maria Ausiliatrice. La statua della Vergine, esposta nella principale via del quartiere Tamburi, è infatti datata 1953. Oltre un decennio prima della nascita dell’Italsider. Il quartiere più inquinato d’Italia, insomma, non è nato dopo la fabbrica.
Lì, come scrivono le maxiperizie epidemiologiche e ambientali, le emissioni della fabbrica generano malattia e morte. Già, le perizie. Anche su queste relazioni Clini dice la sua. 
Parla di perizie di parte, dimenticando che invece quei documenti sono stati redatti non su mandato della procura, ma su disposizione del gip del Tribunale di Taranto e quindi, sono perizie cosiddette super partes. Quelle relazioni hanno messo nero su bianco la realtà del territorio tarantino. Contengono i dati dello studio sentieri fino al 2008 e descrivono una realtà che mette i brividi.
Su questi dati intervengono Alessandro Marescotti di Peacelink, uno dei leader degli ambientalisti tarantini, e Angelo Bonelli, presidente dei Verdi e consigliere comunale di Taranto. Raccontano che per alcune patologie tumorali in provincia di Taranto nel 2003/2008 c’è stato un aumento del 24%. Ma non solo. I linfomi sono cresciuti del 38% e i mesoteliomi addirittura del 306%. Clini, anche questa volta, interviene. Afferma che “si stanno manipolando con grande spregiudicatezza dati incompleti e si sta creando una pressione sulla popolazione e sulle autorità. Abbiamo bisogno di responsabilità” e dà mandato all’avvocatura dello Stato di querelare Bonelli. Ma i dati non sono incompleti, attendono solo la validazione scientifica che qualche settimana dopo. A presentarli a Taranto è proprio il ministro della salute Renato Balduzzi che conferma i dati degli ambientalisti e smentisce Clini.

 L’ultima smentita in ordine di tempo è giunta dal documento conclusivo della commissione parlamentare sull’Ilva di Taranto. Nella relazione si legge che per il ministro (ed ex direttore generale per vent’anni fino alla nomina di Monti) la riapertura dell’Aia era necessaria per le nuove migliori tecnologie disponibili approvate dall’Europa a marzo scorso e per la “novità” dell’emergenza benzo(a)pirene al quartiere Tamburi. Emergenza, spiega invece la commissione, nota già dal 2010. “Quindi, che il ministero indichi questo dato come l’elemento di ‘novità’ che ha determinato la riapertura della procedura Aia è circostanza smentita da quanto è agli atti della Commissione”.

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