Se Rousseau sapesse dell'Ilva e di tutte le Ilve d' Italia
Uno
dei pilastri del pensiero di J.-J. Rousseau fu lo studio della
condizione umana nella storia...... Ai tempi dell'Ilva, il suo pensiero è
quanto mai attuale.
23 ottobre 2012 - Martina Occhipinti
L'Ilva rappresenta l'esatta dimostrazione di quanto Jean-Jacques
Rousseau, uno dei massimi pensatori della storia dell'uomo, aveva
teorizzato quasi tre secoli fa: l'uomo, allontanandosi dallo stato di
natura, ha contribuito a creare disuguaglianza e malessere per sé e per
la sua comunità.
Se Rousseau andasse a Taranto e vedesse i “frutti” del progresso
dell'uomo materializzati nelle grigie e fumose bocche dell'Ilva, sarebbe
ancor più convinto delle sue idee e alla domanda “Se il progresso delle
scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi “
risponderebbe ancora una volta un lapidario “no”.
Alla luce di ciò, sembra che l'Ilva sia esattamente il contrario di quello che intendiamo per “progresso” e che anzi si imponga come l'esempio negativo di ciò che la mano dell'uomo può fare nel momento in cui si allontana dallo stato di natura.
No. Rousseau pensava a un'epoca in cui l'uomo viveva in perfetta armonia con il mondo che lo circondava, in cui non esisteva il denaro, l'industria, la finanza, dove non esistevano bisogni se non quelli primari, dove non si faceva la guerra perché ne sarebbero mancati i motivi. Ma questo, forse, non è mai esistito.
Esiste però la facoltà che ha l'uomo di scegliere in che direzione far andare la propria storia e di evitare che per certe sue scelte pagassero vite innocenti.
L'Ilva è il fallimento della facoltà di scelta dell'uomo, ed è quanto di più distante dallo stato di natura. Non posso dimostrarlo, ma Rousseau mi darebbe ragione.
Pensandoci bene,
dove risiede il progresso dell'uomo se una fabbrica come Ilva produce
beni in cambio della vita di innocenti persone? L'uomo ha veramente
vinto la sua partita con la natura installando delle ciminiere a pochi
chilometri da case, scuole, parchi?
Il progresso è connaturato all'uomo, è la storia che ce lo insegna.
L'evoluzione dell'uomo implica anche lo sforzo che quest'ultimo ha
dovuto sostenere nel corso dei millenni al fine di migliorare la propria
esistenza su questo pianeta. Alla luce di ciò, sembra che l'Ilva sia esattamente il contrario di quello che intendiamo per “progresso” e che anzi si imponga come l'esempio negativo di ciò che la mano dell'uomo può fare nel momento in cui si allontana dallo stato di natura.
- Perché nulla in natura è capace di far nascere i bambini con le malattie che uccidono i fumatori più incalliti,
- nulla in natura nuoce a piante e animali e di conseguenza a coloro che se ne nutrono,
- nulla in natura espone la popolazione a un rischio elevatissimo di tumore.
No. Rousseau pensava a un'epoca in cui l'uomo viveva in perfetta armonia con il mondo che lo circondava, in cui non esisteva il denaro, l'industria, la finanza, dove non esistevano bisogni se non quelli primari, dove non si faceva la guerra perché ne sarebbero mancati i motivi. Ma questo, forse, non è mai esistito.
Esiste però la facoltà che ha l'uomo di scegliere in che direzione far andare la propria storia e di evitare che per certe sue scelte pagassero vite innocenti.
L'Ilva è il fallimento della facoltà di scelta dell'uomo, ed è quanto di più distante dallo stato di natura. Non posso dimostrarlo, ma Rousseau mi darebbe ragione.
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