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13 ottobre 2012

RETE STOP ENEL- ENERGIA PER CHI? A QUALE COSTO?

 Pubblichiamo l'introduzione di Simona Ricotti alla pubblicazione
ENEL – ENERGIA PER CHI? A QUALE COSTO?
 Documento scritto e prodotto dalla  Rete Stop ENEL.

 L'introduzione di Simona  ,che ringraziamo per la sua efficacia , ben si addice a tutti i territori in cui,a causa della poca considerazione dei pubblici amministratori e dei decisori politici alle  leggittime istanze dei cittadini di vivere in un ambiente sano e tutelato, IL CARBONE CONTINUA A MIETERE  VITTIME INNOCENTI.

 Riportiamo le sue parole e vi invitiamo a leggere l' intero  sottostante post :..... Dati che pongono in evidenza come la scelta del carbone a Civitavecchia, e in qualsiasi altro luogo, rappresentino scelte dissennate, irrispettose delle esigenze dei territori, dei cittadini e della stessa legalità.


CARBONE E ANCORA CARBONE.

Narrare dell’Alto Lazio, e del suo cinquantennale polo energetico, significa, infatti,narrare la storia di una colonizzazione lunga anni, la storia di un territorio artatamente e metodicamente preparato a essere aggredito, privato della sua anima e del suo futuro, inquinato nelle coscienze, prima ancora che nelle sue risorse naturali. 
Significa narrare dell’inerzia, quando non subalternità,delle istituzioni, Comuni in testa, ma anche dell’intero ceto politico del comprensorio,che ha consentito che ciò avvenisse, abbagliato dai milioni di euro per compensazioni ambientali riversate nelle casse dei comuni.

Un territorio dove il mare non è balneabile,se non per piccoli tratti, l’acqua è in deroga per superamento dei parametri di arsenico, fluoruro, vanadio e selenio da oltre tre anni, dove le percentuali di mortalità e morbilità per neoplasie all’apparato respiratorio, per leucemie e linfomi e quant’altro sono al di sopra delle medie regionali e nazionali e dove, a fronte del ricatto occupazionale utilizzato per sponsorizzare questi impianti , la disoccupazione supera il 30per cento. 
Sono sufficienti questi pochi dati per comprendere quali siano le conseguenze
del vivere nel raggio di azione di una servitù energetica
e, nel contempo, come questa comunità,succube del ricatto occupazionale e  considerata variabile dipendente dei bilanci aziendali delle varie lobby agenti sul territorio, prima fra tutte l’Enel, sia condannata a logorarsi al proprio interno.

La riconversione a carbone ha, infatti, visto contrapporsi i lavoratori favorevoli, alla popolazione contraria, e ha costituto, negli anni scorsi, il nodo di una grave lacerazione di un tessuto sociale che riesce a ritrovarsi solo quando, unito nel dolore, piange i propri figli, morti sul lavoro o per neoplasie di vario tipo.
Come un leit motiv si sente ripetere che la politica si deve misurare con la vita reale dei cittadini. Ebbene le vite reali e materiali dei cittadini in questo territorio, come in tanti altri dove Enel ha insediato i propri impianti energetici, “rientrano” in quelle percentuali di mortalità e morbilità per tumore bronchiale e pleurico, per asme e allergie o per insufficienza renale cronica. Tutti aspetti sui quali è palesemente e colpevolmente lacunosa la Valutazione di Impatto Ambientale, come dichiarato a suo tempo dal ministero dell’Ambiente e da quello della Salute.

 Vite materiali su cui la riconversione a carbone, falsamente definito “pulito”, sta riversando tonnellate di veleni. 
Basti pensare che ogni ora la centrale Torrevaldaliga Nord emette 6.300.000 mc di emissioni, per 17 ore al giorno e 6500 ore l’anno, che significano l’immissione ’atmosfera di 3450 t/a di ossidi di azoto, 2100 t/a di anidride solforosa, 260 t/a di polveri, 24 t/a di metalli pesanti quali mercurio, vanadio, nichel, cadmio, cromo e ammoniaca, a quanto riportano i dati della stessa Enel.

Dati che pongono in evidenza come la scelta del carbone a Civitavecchia, e in qualsiasi altro luogo, così come quella del maxi idroelettrico in Sud America e quella del nucleare nell’Est Europeo, rappresentino scelte dissennate, irrispettose delle esigenze dei territori, dei cittadini e della stessa legalità. 
Scelte antistoriche, il cui fallimento è immortalato nell’immagine di un pianeta sull’orlo del collasso ambientale ed energetico, incapaci, per loro stessa natura, di sostenere nuove strategie economiche che sappiano affrontare il nodo improcrastinabile della via d’uscita dalla produzione
energetica da combustibili fossili. 

Scelte che, al contrario, necessiterebbero di grande determinazione e forte radicalità politica, tale da superare le resistenze culturali di uno scientismo funzionale all’attuale sistema, i vincoli e i ritardi legislativi costruiti a difesa della filiera energetica da fonti fossili e la volontà tutta politica di garantire e perpetuare il modello di sviluppo, giungendo finanche, quando necessita, a modificare le leggi nazionali in corso d’opera pur di garantire il mantenimento dell’attuale sistema energetico ed energivoro.

Ci hanno chiamato sognatori perché vogliamo cambiare questo mondo alla rovescia in cui i diritti fondamentali dei popoli soccombono alle leggi del mercato, in cui le istituzioni finanziarie e coloro che nei territori di questi poteri sono il braccio operativo quali Enel, Tirreno Power, Impregilo,e Caltagironi vari, che ci presentano come dogmi intoccabili gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la cementificazione e la devastazione dei territori e finanche i loro spiccioli interessi aziendali, chiedendoci in cambio la precarizzazione del nostro lavoro, la devastazione delle nostre terre e l’avvelenamento delle nostre stesse vite. 


Ma quali sognatori!

Noi parliamo di problemi concreti, anzi concretissimi, perché parliamo delle nostre vite, di coloro che hanno il concretissimo problema di arrivare alla fine del mese e di non sapere come crescere i propri figli; di coloro che sono a rischio di perdere, o che hanno già perso, o che non avranno mai, un concretissimo posto di lavoro; di coloro che hanno la vita avvelenata dalle loro centrali profitto con concretissimi tumori e leucemie, di coloro che vedono le loro terre stuprate da concretissime devastazioni ambientali.

Ci hanno chiamato partito del No perché vogliamo un mondo senza carbone, senza nucleare, senza inceneritori; perché l’unica grande opera che accettiamo è la bonifica dei territori.

 La campagna Stop Enel nasce proprio per testimoniare il grido di rabbia e di indignazione delle popolazioni le cui vite sono schiacchiate e il futuro negato dalla costruzione di megaopere e megacentrali che devastano il
territorio, inquinano ambiente e coscienze, negano il primario diritto alla salute e, con esso, il diritto a un futuro. 

Il grido di dolore delle nostre vite di persone in carne e ossa, devastate da un modello energetico insostenibile, ridotte ad appendici dei profitti aziendali delle grandi multinazionali come l’Enel.
Ci presentano i loro progetti come fondamentali per l’economia e lo sviluppo. Ma non è vero che siano scelte obbligate. 
Le soluzioni da loro proposte sono attinte alla stessa fonte avvelenata che questa situazione ha prodotto, soluzioni che produrranno altre crisi che schiaccerà ancora una volta le nostre vite. Crisi che negheranno ancora una volta il futuro ai nostri figli.
Noi le rifiutiamo con la forza della nostra stessa vita e della nostra battaglia che consideriamo
di legittima difesa, difesa della nostra salute, difesa del nostro futuro e della nostra terra.
Qualunque schieramento politico le voglia imporre, in qualsiasi terra tutto ciò accada, avrà come unico effetto un’ulteriore devastazione sociale, ambientale, democratica.


Per questo la battaglia delle popolazioni della Patagonia, come quella dei cittadini di Galati in Romania, quella degli abitati di Kalingrad, come quella dei Brindisini, è un’unica battaglia. 


La battaglia di tutti noi per riprenderci il nostro potere di cittadinanza e il potere di determinare il nostro futuro che è fondamento di qualunque democrazia reale. 
In altre parole,
 una battaglia per la vita.

Movimento No Coke Alto Lazio
Collegamento al Testo integrale del Pdf della PUBBLICAZIONE STOP ENEL

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