Nuovo conflitto tra Ilva e custodi
TARANTOIl rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale da parte del ministro Corrado Clini non rasserena affatto la situazione dell'Ilva. Anzi, un nuovo conflitto rischia di aprirsi nei prossimi giorni tra Procura e custodi giudiziali da un lato e azienda dall'altro. Ieri c'è stato un lungo incontro tra i Pm che si stanno occupando del caso Ilva e i responsabili delle aree del siderurgico sotto sequestro dal 25 luglio ed è stata pienamente confermata l'attuazione della direttiva, notificata dai magistrati ai custodi, che prevede la fermata e lo spegnimento di una serie di impianti per bloccare le emissioni nocive. È qui, secondo la Procura, il «cuore» del reato di disastro ambientale che ha portato al sequestro di metà siderurgico. Solo che l'attuazione di questa direttiva trova ancora, a giudizio di pm e custodi, difficoltà lungo la sua strada.
Il nuovo problema riguarda le risorse necessarie a spegnere gli impianti. Pm e custodi affermano che l'Ilva deve assicurare queste risorse, ma sinora, secondo la loro osservazione, non c'è alcuna delibera del consiglio di amministrazione dell'azienda che lo preveda. Si attende, quindi, che il cda dell'Ilva, presieduto da Bruno Ferrante, deliberi. Altrimenti Procura e custodi potrebbero farlo anche in danno. In questo caso dovrebbe essere lo Stato a farsi carico del costo delle operazioni per poi rivalersi sui Riva.
Lo spegnimento degli impianti per porre fine all'inquinamento, così come il fatto che il sequestro non preveda alcuna facoltà d'uso a fini produttivi, non è mai stato messo in discussione da Procura e custodi, che, anzi, su questo versante hanno accusato più volte l'Ilva di non prestare alcuna collaborazione.......
D'altra parte il procuratore capo, Franco Sebastio, è abbastanza chiaro quando rileva che prima del diritto all'ambiente salubre o al mantenimento del posto di lavoro, viene quello alla vita, diritto, questo, che la Procura ritiene sia gravemente minacciato dalle emissioni nocive del siderurgico.
Tutto quindi lascia supporre che si vada verso una nuova fase di tensione per l'Ilva di Taranto e che Procura e custodi terranno la guardia molto alta e non si fermeranno solo perché adesso c'è l'Aia che impone all'azienda il risanamento ambientale. Oltretutto alla Procura (si veda Il Sole 24 Ore del 28 ottobre) non è affatto piaciuta la nota dell'Ilva nella quale, accettando l'Aia, l'azienda ha anche detto che «presupposto indispensabile» per l'attuazione del piano industriale con gli investimenti era il superamento del sequestro. Una sottolineatura che Sebastio ha interpretato come un'accettazione condizionata dell'Aia stessa.Leggi tutto
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