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09 gennaio 2013

Cina incidente industriale: avvelenata l’acqua di milioni di persone

 Tratto da Ecologiae

Cina, incidente industriale avvelena l’acqua di milioni di persone

Si è verificato un nuovo gravissimo incidente industriale in Cina: a Changzhi un impianto chimico ha riversato tonnellate di sostanze chimiche pericolose nel fiume Zhuozhang avvelenando l’acqua di milioni di persone, e quel che è peggio, le autorità hanno nascosto l’accaduto per 5 giorni, lasciando gli abitanti all’oscuro di tutto.

Si torna a parlare di gravi incidenti in Cina e questa volta il grave avvenimento, che ha portato all’avvelenamento dell’acqua utilizzata da milioni, è stato reso ancora più grave dal vergognoso silenzio delle autorità, che hanno tenuto la popolazione all’oscuro per 5 giorni consecutivi
E non si pensi che sia poi arrivata una comunicazione ufficiale: gli abitanti di Changzhi ne sono venuti a conoscenza solo quando la vicina città di Handan (che conta un milione di persone) ha deciso di troncare le forniture di acqua, mandando la popolazione, comprensibilmente, in preda al panico. Certo questo non è il primo caso di disastro ambientale nascosto dalla Cina, ma non può che muovere a sdegno come ogni altra volta: in Cina la quantità di acqua pro capite è già estremamente ridotta (approssimativamente un quarto della media del pianeta) e metà dei fiumi sono definiti, si badi bene dallo stesso governo cinese, “molto inquinati”
La rabbia è ovviamente esplosa fra i cittadini, mentre svariati paesi vicini all’impianto di Changzhi tentano di evitare a ogni costo di utilizzare l’acqua avvelenata (e molti hanno seguito l’esempio di Handan, chiudendo la fornitura dei servizi.

 In proposito si è espresso anche l’autore di China’s Water Crisis, Ma Jun, che ha ribadito come “il grande problema sia ancora una volta l’occultamento dei fatti”. Disastro ambientale, occultamento di gravi pericoli per milioni di persone e, giusto per peggiorare la situazione, recidività: perché non è la prima volta che accade e non sono in pochi a credere che non sarà nemmeno l’ultima.

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