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19 gennaio 2013

1) L'Arpa impone blocco idrovore nella centrale Enel di Brindisi 2)Vendola chiede i danni al gruppo Enel

Tratto da "Il Corriere del Mezzogiorno"

Acqua in nastro trasportatore l'Arpa impone blocco idrovore nella centrale Enel di Brindisi

 BRINDISI – L'Arpa di Brindisi (Agenzia regionale protezione ambiente) ha imposto la scorsa notte il blocco alle idrovore che da alcuni giorni erano all’opera per liberare il nastro trasportatore di carbone della centrale Enel Federico II di Cerano (Brindisi) invaso dall’acqua a causa dei temporali dello scorso 15 gennaio.

Sul posto si sta recando il direttore dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, oltre alla dirigente del dipartimento di Brindisi, Anna Maria D’Agnano. Secondo quanto accertato e riferito dall’ufficio di polizia giudiziaria dell’Arpa al magistrato di turno, Iolanda Daniela Chimienti, che sta coordinando le operazioni di accertamento, le idrovore che erano in funzione per svuotare la trincea di alcuni tratti del nastro trasportatore (lungo complessivamente 13 chilometri) avrebbero provocato lo sversamento dell’acqua piovana entrate in contatto con i residui di carbone presenti sul nastro, nel vicino Fiume Grande che sfocia nel porto esterno di Brindisi e forse anche nei terreni circostanti.


Tratto da Futura TV.it

Vendola chiede i danni al gruppo Enel
Vendola chiede i danni al gruppo Enel - Brindisi - FuturaTv
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Brindisi -       Dopo l'impossibilità di costituirsi parte civile nel corso del processo Enel, per via della richiesta da parte dell’avvocatura regionale presentata in ritardo, il Governatore della Puglia Nichi Vendola invia a mezzo raccomandata la richiesta di risarcimento danni  al gruppo.
 

La missiva riguarda infatti il "Risarcimento dei danni patrimoniali e non prodotti a carico dell’ambiente e del territorio del Comune di Brindisi causati da Enel per aver - nel periodo intercorrente tra il 2000 e l’agosto 2011- scaricato, trasportato - avvalendosi di un nastro trasportatore articolato su più torri di snodo - e stoccato milioni di tonnellate di carbone su una superficie a cielo aperto di 125.000 metri quadri, senza adottare i doverosi accorgimenti tecnici, necessari ad evitare la diffusione delle polveri di carbone, con inevitabili ed irreparabili danni sia per le numerose aree agricole  sia per i nuclei familiari situati nelle vicinanze dell’impianto".

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