
“A Taranto è impossibile lavorare e bonificare insieme”. Intervista a Patrizia Gentilini
“Uno lavora per vivere e non per morire o far ammalare di cancro i propri figli.
Purtroppo abbiamo fatto un salto all’indietro e stiamo perdendo le conquiste degli anni ’70: chi parla di diritto alla salute e della sua correlazione con l’ ambiente di vita e di lavoro viene quasi tacciato di essere contro il progresso o l’occupazione.
Ma come è possibile accettare il ricatto fra salute e lavoro?
Come si può portare a casa il pane sapendo che è un pane avvelenato? Chi è quel padre che può mangiare – o peggio ancora- dare un pane avvelenato al proprio figlio o alla propria moglie? ”.
Il ricatto di cui parla Patrizia Gentilini – medico oncologo presidente dell’ISDE, l’Associazione Medici per l’Ambiente di Forlì Cesena e da anni impegnata nello studio delle ricadute sanitarie derivanti da impianti d’incenerimento rifiuti e discariche – è quello che stanno vivendo gli abitanti di Taranto con l’Ilva, ma anche di altri numerosissime territori, magari non altrettanto famosi, ma comunque pesantemente inquinati.“Se però siamo noi per primi a rassegnarci al fatto che dobbiamo scegliere fra il lavoro e la salute – quasi fossero beni inconciliabili fra loro – è chiaro che abbiamo perso la nostra battaglia”.
D) Dottoressa Gentilini, a Taranto la città è piegata, stretta tra la paura di perdere il lavoro e la realtà dei malati di tumore. Addirittura, i bambini del quartiere Tamburi, quello dove sorge l’Ilva, per un’ordinanza del sindaco non possono giocare sull’erba…
R) La vicenda dell’Ilva è diventata l’ emblema di come uno “sviluppo” assurdo e irresponsabile riesca a minare non solo la salute di chi lavora in quell’industria inquinante ma dell’intera città e della sua economia, dall’agricoltura fino all’allevamento dei mitili. Tutte le risorse naturali del luogo sono state distrutte. Più di tante parole che si possono comunque spendere per raccontare il disastro, può raccontare il disegno di un bimbo di Taranto dal titolo “Babbo, uccidi il mostro!”. ...... Taranto è diventata una città dove un bambino che vive e gioca nel quartiere Tamburi è come se fumasse migliaia di sigarette e quando torna a casa deve essere lavato così come i suoi vestiti. La perizia, fatta da medici ed epidemiologi nominati dal tribunale e confortata dalle indagini dello stesso Istituto Superiore di Sanità, ha stimato eccessi annui di malati e morti correlabili alle emissioni dell’impianto, in particolare: 30 casi di morte, 18 casi di cancro, 19 eventi ischemici, 74 ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie, specie di bambini. Le emissioni sono principalmente polveri, ossidi di azoto, diossine , IPA ( idrocarburi policiclici aromatici), benzene, benzoapirene , metalli pesanti.
Tralasciando il costo umano di tante sofferenze e lutti evitabili, ormai si può quantificare con esattezza anche il costo economico che questo carico di malattie comporta: ad esempio il costo complessivo annuo del cancro, in Italia è stato stimato in 36,4 miliardi di euro, la perdita di 600.000 punti di Quoziente Intellettivo annuo in Europa, per esposizione al solo mercurio durante la vita intrauterina, comporta una perdita dagli 8 ai 9 miliardi di Euro l’anno.
D) Secondo lei ci può essere la prospettiva di bonificare quella città, come via di salvezza, oppure c’è da chiudere e ricominciare da zero?
R) .......... L’idea che mi sono fatta, avendo anche visto gli impianti dal di fuori, è che la situazione sia irrimediabilmente compromessa e che non si possa lavorare e nello stesso tempo bonificare. Il lavoro va salvaguardato, ma gli operai devono essere impiegati nelle bonifiche, bonifiche che devono essere fatte a spese dell’azienda perché, fino a prova contraria, chi inquina paga.
D) Quando si parla di agenti inquinanti nell’atmosfera l’associazione è solitamente estesa a inceneritori, termovalorizzatori, discariche, cosa ne pensa di questo legame nell’immaginario collettivo?
R) Se c’è una cosa assurda è costruire un inceneritore, impianto che costa centinaia di milioni di euro e che dispensa veleni totalmente evitabili. Nessuno ci dice che dobbiamo bruciare i rifiuti, anzi, l’Unione Europea dice esattamente il contrario.
.......David Kriebel , noto epidemiologo, dice chiaramente che questi impianti non solo contribuiscono al riscaldamento globale, emettono una grandissima quantità di inquinanti, ma impediscono una corretta gestione dei rifiuti impedendone la riduzione ed il riciclo perché una volta che l’impianto è stato costruito il gestore, per ammortizzarne il costo, deve garantita nel tempo la medesima quantità di rifiuti da bruciare. ....
D) Avete iniziative particolari in vista delle prossime scadenze elettorali?
R) Sì. Tra i nostri obiettivi c’è quello fare in modo che in Italia si faccia il biomonitoraggio del latte materno come è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.....Vogliamo quindi rimettere il tema della salute al centro del dibattito politico e per questo abbiamo stilato 10 domande che stiamo inviando sia per raccomandata, ma ovviamente anche via internet a tutti i candidati premier.
A queste domande chiediamo risposte chiare e ci riserviamo di aggiornare sul nostro sito tutte le risposte ( o non risposte) che arriveranno.
Marta Rossi
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