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03 maggio 2013

Danni alla salute per tre generazioni. La leucemia di mia figlia? Non è colpa del destino.

Riceviamo da
Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma
Danni alla salute per tre generazioni
Il regalo degli inceneritori di ultima generazione

E’ quello che afferma il dr. Ernesto Burgio, Coordinatore Nazionale del Comitato Tecnico scientifico di ISDE-Medici per l’ambiente Italia.
“Gli inceneritori di ultima generazione per ridurre le emissioni di diossina producono un notevole quantitativo di “nanopolveri” che sono circa cento volte più piccole delle famose PM10. Queste, essendo così piccole, sfuggono a tutti i filtraggi e penetrano in
profondità nei tessuti fin dentro alle cellule trasferendo li il loro carico di metalli pesanti, idrocarburi, diossine ecc. ecc. Gli ultimi studi pubblicati su autorevoli riviste mediche dimostrano che queste sostanze, anche se in quantitativi non tossici,
interagiscono con le proteine che regolano l’espressione del DNA. Gli studi fatti su piccoli mammiferi dimostrano poi che i danni subiti da queste cellule sono stati trasmessi ai figli ed ai nipoti che hanno manifestato malattie croniche causate dalle esposizioni alle nanopolveri da genitori e nonni”.

Questi nuovi studi arrivano dopo quelli fatti dall’oncoematologa Patrizia Gentilini che da tempo sostiene:
“E' la prima volta nella storia umana che la generazione dei figli si trova in uno stato di salute peggiore di quella dei genitori” dimostrano ancora una volta la pericolosità dell’incenerimento dei rifiuti. Mi sorprende che ancora ci siano persone che sostengono che gli inceneritori di nuova generazione non fanno male. Ogni volta che sento qualcuno che lo dice mi chiedo se è stupido, disinformato o corrotto”.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 maggio 2013


Tratto da La Gazzetta  di Reggio

«La leucemia di mia figlia? Non è colpa del destino»

«In questo momento vorrei essere una mosca e vedere i vostri sguardi per capire se qualcosa di questo messaggio vi è entrato nel cuore... Buona vita a tutti». Con queste parole si conclude un video di incredibile intensità, crudo e toccante, nel quale Daniela Spaggiari, madre di una ragazza malata di leucemia, lancia su YouTube un messaggio che non può lasciare indifferenti. Un messaggio nel quale si parla di inceneritore, di sostanze inquinanti, di stili di vita sbagliati. E della necessità di dire basta, «perché il nostro benessere dipende dalle scelte che quotidianamente facciamo. E smettiamola di considerare la malattia un destino crudele, perché non è così».

«Ci si può ammalare - afferma nel video Erica Francia che tre anni fa ha scoperto di essere stata colpita dalla leucemia - quando si vive in un’ambiente ostile perché contaminato da elementi inquinanti e cancerogeni». Erica dice queste parole con un tono di voce pacato. Ma non rassegnato. Così come non rassegnata è la madre che, oltre a girare il video, ha pubblicato un e-book intitolato “Oltre la soglia” (sottotitolo “introspezione di una mamma bastone a sostegno della guarigione della figlia”). Al centro una storia che potrebbe essere quella di ognuno di noi.
Erica abita con la madre e il padre a Cadelbosco Sopra. Una vita tranquilla. Una famiglia come tante. I genitori lavorano, lei studia. Ma è proprio tre anni fa, quando sta partendo per un viaggio studio con Erasmus, che tutto cambia. Nel luglio 2010 Erica inizia a stare male e, a settembre, arriva la diagnosi: leucemia.
«........ Ho letto, mi sono informata, sui libri e su internet. E sono approdata al San Raffaele di Milano dove io e mia figlia siamo vissute per due anni e mezzo..... 
«Mia figlia - prosegue Daniela - a Milano aveva iniziato a stare meglio. Certo, merito delle cure, ma non solo. E io volevo capire se la sua malattia poteva dipendere dalle condizioni ambientali in cui aveva vissuto. Mi sono rivolta a Stefano Montanari, ricercatore e studioso di nanopatologie, direttore scientifico dell'azienda modenese Nanodiagnostics. 
La biopsia del midollo di Erica ha portato alla presenza di polveri di diversi metalli pesanti ad altissima concentrazione». E’ stato immediato, per Daniela, pensare a “dove” Erica e la sua famiglia erano stati fino a quel momento: «Per dieci anni mia figlia ha vissuto ridosso dell’inceneritore e a due chilometri da una ceramica che recentemente è stata chiusa. Chiaramente non ci sono prove che possano indicare con certezza delle responsabilità. 

 Ma da quel momento, ho capito che era anche colpa mia. E di quanti sono indifferenti di fronte a scelte e situazioni considerate scontate. Certo, pensiamo al benessere, ma nell’accezione sbagliata: prima viene il denaro. Ed era così anche per me, prima che Erica si ammalasse: lavoravo per guadagnare, per aiutare mio marito a pagare il mutuo e fare studiare nostra figlia. E non mi rendevo conto che c’era qualcosa di più importante».

Forse è necessario che la vita ti cambi per riuscire a vedere un futuro diverso. Ed è quello che è capitato a Daniela. «Nel mio libro - spiega - per definire il mio ruolo mi definisco un bastone. Ma forse anche Erica è stata un bastone per me: se lei si fosse
arresa forse l’avrei fatto anch’io. Perché vivere con un malato oncoematologico è un’esperienza totale. Erica ha perso la sua vita e io ho perso la mia. O meglio le nostre vecchie vite... Erica non ha difese immunitarie quindi non può frequentare i luoghi pubblici, deve sempre indossare la maschera sterile, non può viaggiare su bus o treni, non può nemmeno cucinare perché potrebbe restare contaminata da ciò che tocca».
A questo punto chiedere come sta Erica non è un tabù, ma la tappa di un difficile percorso. «Erica ha già subito due trapianti, per il momento non è previsto un terzo tentativo. Si sta curando, sempre a Milano, con una terapia chemioterapica. La nostra battaglia continua».
Guardate il  il video su

MA PERCHE' DOBBIAMO ACCETTARE QUESTE SPADE DI DAMOCLE SULLA NOSTRA SALUTE?

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