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11 giugno 2013

1) Iea: basta con i sussidi ai fossili 2) Il vero costo del carbone

imagesTratto da La Repubblica
Rischiamo di friggere in un pianeta dalla temperatura fuori controllo. E continuiamo ad alzare il fuoco aggiungendo gas serra in atmosfera. Per la precisione le emissioni di CO2 derivanti dagli usi energetici sono aumentate dell’1,4% nel 2012 raggiungendo i 31,6 miliardi di tonnellate (nonostante una riduzione negli Stati Uniti che poggia sullo shale gas, tecnologia molto discussa sia per l’impatto ambientale complessivo sia per il possibile effetto di moltiplicazione di scosse sismiche).
I dati vengono dalla Iea che ricorda la necessità di andare verso l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili che nel 2011 sono stati equivalenti a 110 dollari per ogni tonnellata di CO2 prodotta.

Iea: basta con i sussidi ai fossili 

Antonio Cianciullo

 

 Tratto da Qualenergia

Clima. IEA: agire subito per evitare il disastro e spendere meno

Aspettare il 2020 ci porterà un catastrofico aumento di oltre 5 °C. Agire subito ci farebbe risparmiare, avverte la IEA, che propone una ricetta a costo netto nullo per stare sotto alla soglia dei 2 °C. Gli ingredienti? Efficienza energetica, meno carbone, dimezzamento delle emissioni di metano e taglio dei sussidi ai combustibili fossili.
Aspettare il 2020 per un accordo sul clima ci porterà dritti verso un catastrofico aumento di oltre 5 °C mentre agire subito sarebbe molto più conveniente economicamente. Muovendoci prima della fine del decennio potremmo riuscire a stare sotto ai 2 °C con 1.500 miliardi di dollari di investimenti, ma se aspettiamo il 2020 dovremo spendere 5mila miliardi. Dunque si agisca subito, promuovendo l'efficienza energetica, frenando sul carbone, dimezzamento delle emissioni di metano e tagliando dei sussidi ai combustibili fossili. È questo in grande sintesi l'avvertimento lanciato dalla International Energy Agency (IEA) nel report “Redrawing the Energy-Climate Map” (allegato in basso).
Siamo sulla strada per il disastro climatico, è la premessa del documento: le infrastrutture energetiche esistenti e quelle che stiamo creando, se non si interviene in tempo, faranno salire la temperatura del pianeta da 3,6 a 5,3 °C. 
Gli ultimi dati sulla CO2 mostrano, infatti, un aumento dell'1,4% nel 2012, che ha portato ad un totale di 31,6 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente. 
A maggio 2013, per la prima volta dopo centinaia di millenni, la concentrazione della CO2 in atmosfera ha superato le 400 parti per milione (vedi grafico).
Se in alcune aree del pianeta ci sono state riduzioni delle emissioni, infatti, in altre l'aumento è continuato. La rivoluzione del gas da scisti, che ha sostituito il carbone in molte centrali Usa, ha fatto calare di 200 Mt le emissioni del paese; crisi economica e rinnovabili hanno ridotto di 50 Mt le emissioni europee. In Cina, però, anche se l'aumento è rallentato – mai erano cresciute di così poco negli ultimi anni – le emissioni sono salite di 300 Mt; in Giappone, a causa dell'uscita dal nucleare, di 70 Mt e, in generale, è sempre più alto il peso dei paesi non OCSE: era del 45% del totale dei gas serra nel 2000, ora è salito al 60% (vedi grafico).

......Ecco dunque la ricetta della IEA: uno scenario chiamato "4-for-2 °C", che propone di ridurre di 3,1 Gt di CO2 equivalente, cioè dell'80%, quei 4 Gt. Un modo, si legge nel report, per guadagnare tempo prezioso, mentre le negoziazioni internazionali sul clima proseguono in vista dell’importante Conferenza delle Parti che si terrà a Parigi nel 2015 e mentre si definiscono le politiche nazionali necessarie all’implementazione di un atteso accordo internazionale. Una ricetta, sottolinea l'Agenzia, a costo netto nullo, che si basa unicamente su tecnologie esistenti e misure già adottate e provate in diversi paesi e che non comprometterebbero la crescita economica.
  1. Quattro i pilastri: promuovere l'efficienza energetica (da cui deriverebbe il 49% dei risparmi emissivi); 
  2. limitare la costruzione e l’uso delle centrali di generazione a carbone meno efficienti (21%); 
  3. minimizzare le emissioni di metano durante la produzione di petrolio e gas naturale (18%) 
  4.  accelerare la (parziale) eliminazione dei sussidi al consumo di fonti fossili (12% - vedi grafico).

.....Assicurare che non vengano costruiti nuovi impianti a carbone a pressione subcritica e limitare l’uso di quelli meno efficienti già in funzione ridurrebbe le emissioni di 640 Mt nel 2020 e contribuirebbe anche a contenere l’inquinamento atmosferico a livello locale. In parallelo, nello scenario IEA, aumenterebbe la quota di energia elettrica da rinnovabili (anche se a nostro avviso relativamente troppo poco rispetto agli exploit che abbiamo visto in questi anni: da circa il 20% attuale al 27% nel 2020), così come quella da gas. Cina, Stati Uniti e India, i paesi che potrebbero limitare di più le emissioni agendo sul carbone. Tuttavia resta assurdo considerare le fonti rinnovabili così marginali come nello scenario proposto dalla IEA.

Infine, avverte la IEA, occorre accelerare la parziale eliminazione dei sussidi alle fonti fossili: ridurrebbe le emissioni di CO2 di 360 Mt  nel 2020 e  consentirebbe  l’attuazione  di  politiche  per  l’efficienza energetica. Nel 2011, i sussidi alle fonti fossili ammontavano a 523 miliardi di dollari, circa sei volte l’entità degli incentivi a favore delle energie rinnovabili. Attualmente, il 15% delle emissioni mondiali di CO2 riceve un incentivo di 110 dollari per tonnellata nella forma di sussidi alle fonti fossili mentre l’imposizione di un prezzo sulla CO2 riguarda solo l’8%.
Leggi l'articolo integrale su Qualenergia

 Tratto da La Repubblica


Il vero costo del carbone



Ops! Errate corrige: è stato fatto qualche piccolo errore di calcolo.
Il prezzo del carbone non è corretto: i costi sociali sono stati sottostimati, bisogna praticare un aumento che va dal 50 al 100%. Già,ci sono anche i danni da cambiamento climatico che qualcuno si ostina ad ignorare.

The ‘Social Cost Of Carbon’ Is Almost Double What The Government Previously Thought




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