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27 giugno 2013

Centrale di Saline Joniche, depositato alla Segreteria del TAR del Lazio il ricorso ......proposto dalla Regione Calabria


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Centrale di Saline Joniche, depositato alla Segreteria del TAR del Lazio il ricorso per motivi aggiunti proposto dalla Regione Calabria

E’ stato depositato presso la Segreteria del TAR del Lazio il ricorso per motivi aggiunti proposto dalla Regione Calabria  per ottenere l’annullamento del decreto del Ministro dell’Ambiente n. 115, del 5 aprile 2013, con il quale è stata dichiarata la compatibilità ambientale e concessa l’autorizzazione integrata ambientale per il progetto della centrale di 1320 Mw, alimentata a carbone, di Saline Joniche.
Il ricorso per motivi aggiunti si ricollega direttamente ed immediatamente a quello già proposto dalla Regione dinnanzi al medesimo TAR del Lazio per impugnare il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che, decidendo sul contrasto tra Ministero dei Beni Culturali, che aveva espresso parere negativo, e Ministero dell’Ambiente, aveva dichiarato la compatibilità ambientale dell’intervento proposto dalla società S.E.I. S.p.A.
Quest’ultimo decreto, in particolare, era stato trasmesso per la registrazione alla Corte dei Conti che, sospendendo l’iter della registrazione, ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri numerosi chiarimenti in ordine alla legittimità del provvedimento.
Tra i punti di criticità evidenziati nella richiesta della Corte dei Conti assume specifico rilievo quello relativo alla mancata intesa con la Regione Calabria che, secondo la giurisprudenza della Corte Costituzionale e la normativa che disciplina la concessione dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di impianti della potenza come quella prevista per la centrale di Saline, costituisce un presupposto essenziale per potersi far luogo all’autorizzazione.

.....Per evitare ogni potenziale pregiudizio derivante dalla sua esecuzione, viene chiesta la sospensione del provvedimento impugnato evidenziandosi, al riguardo, le numerose lacune ed irregolarità di un iter rispetto censurato innanzi al TAR del Lazio oltre che dalla Regione, dagli altri enti locali interessati, associazioni ambientaliste, associazioni di produttori agricoli, che hanno proposto ricorsi autonomi ed anche interventi adesivi a quello proposto già dalla Regione.
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Tratto da Il Corriere della Sera

Calabria ricorre al Tar contro centrale a carbone

27 Giugno 2013 
La Regione Calabria ricorre al Tar del Lazio contro la centrale a carbone di Saline Joniche (Rc), autorizzata dal governo ma contestata da organizzazioni ambientaliste, cittadini, enti locali e dalla Corte dei Conti che aveva sospeso l'iter della registrazione. La centrale dovrebbe bruciare carbone per produrre fino a 1320 MW di energia elettrica, ed era stata autorizzata dal ministero dell'Ambiente pur con il parere negativo da parte del ministero dei Beni Culturali. 
Tra i punti di criticita' ha forte importanza la mancata intesa con la Regione che, secondo la giurisprudenza della Corte Costituzionale e la normativa, e' un presupposto essenziale.
In questo caso l'intesa e' mancata del tutto: la Regione ha sempre ribadito di non poter dare l'assenso la costruzione sul proprio territorio di centrali a carbone, dato che il piano energetico regionale ne prevede il divieto a favore delle rinnovabili, e dato che la Calabria produce gia' piu' energia elettrica di quanta ne consumi.
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Reggio Calabria CENTRALE SALINE: 

Associazioni Area Grecanica-No Carbone presentano presentano ricorso al Tar-

..........Mancando il potere al Ministero dell’Ambiente nessuna richiesta poteva essere avanzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, pertanto, il DPCM da questo emesso è da considerare radicalmente illegittimo, così come il successivo Decreto del Ministero dell’Ambiente quale atto conseguente, in quanto emesso nell’esercizio del potere sostitutivo in una fattispecie nella quale il richiedente non aveva il potere di decidere. 

In relazione al periculum, va rilevato come, le opere autorizzate, e dunque non solo la centrale ma anche i connessi 100 km di elettrodotto, presuppongono lavori idonei a modificare in modo irrimediabile il territorio che, dunque, anche e soprattutto qualora la decisione nel merito intervenisse ad opere già avviate, risulterebbe irrimediabilmente danneggiato e modificato con ogni conseguenza paesaggistica, economica e sociale.



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