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24 luglio 2013

1)ENEL, L'ENERGIA SORDA CHE SA USARE I TROMBONI 2)ENEL SOTTO PROCESSO IN CALABRIA

 Tratto da Noalcarbone Brindisi

ENEL, L'ENERGIA SORDA CHE SA USARE I TROMBONI

Apprendiamo dalla testata on-line de “il Fatto quotidiano” alcune informazioni presenti nell'articolo di Andrea Tundo dal titolo -Enel, l'azienda organizzava manifestazioni "spontanee" contro Greenpeace- , apparso nei giorni scorsi sul sito.

Non ci sorprende. Non scopriamo nulla di inatteso quando leggiamo quel che girava sui pc dei dirigenti della Federico II e negli ambienti vicini alla dirigenza, la vicenda Ilva docet.
Oggi però, sia la conferma dell'esistenza di quei documenti tra le carte del processo ai dirigenti Enel che l'uscita dei contenuti che evidenziano le loro banali quanto meschine strategie utilizzate per screditare gli avversari ambientalisti, ci consentono di togliere qualche sassolino dalle nostre scarpe.
In una e-mail inoltrata ai responsabili delle centrali dall’ing. Sanfilippo, uno dei dirigenti imputati nel processo, si legge:
“È di fondamentale importanza individuare cinque fidatissimi lavoratori per unità a carbone. Eleggere uno o due portavoce. Il personale dovrà essere formato e preparato all’azione. È importante gestire le relazioni sindacali, durante e dopo la protesta in quanto si tratta sempre di AZIONI SPONTANEE dei lavoratori, MAI ORGANIZZATE dall’azienda”.
 
E’ stato più che naturale, prendendo atto di cosa si nasconda dietro certe pagliacciate “spontanee”, che ci tornassero alla memoria alcuni interventi pubblici infamanti rivolti agli “pseudo ambientalisti” sempre dallo stesso soggetto, il classico trombone sindacalista-dipendente dell’azienda. Talvolta a titolo personale ma spesso anche a nome di un sedicente “Comitato Energia, Ambiente e Territorio” di cui si fa portavoce ed è presidente.
Ci siamo ricordati, ad esempio, di quando descriveva gli attivisti di No al Carbone come persone che "con la violenza deturpano cartelli stradali e violano le norme del funzionamento del Consiglio comunale" e che proprio per questo il Comitato da lui presieduto faceva appello "per l’ultima volta agli enti responsabili e alle forze dell’ordine per far rispettare la legalità a 360 gradi".  Diversamente si sarebbero visti “costretti a difendersi da soli contro le modalità dittatoriali di questi piccoli gruppi”.
Ci siamo ricordati anche di quando, pochi mesi fa, in occasione del -Negroamaro Wine Festival-, si fece portavoce dello stesso comitato di dipendenti-Enel assumendosi l’onere di fare dichiarazioni del tipo:
“il solo marchio che sta devastando l’immagine del territorio brindisino è proprio quello dei -No al Carbone- […] questi signori che inseguono voti e donazioni, danneggiano, a proprio vantaggio, l’immagine di una città che invece ha bisogno di essere rilanciata. Certamente non con le loro campagne che fomentano alla paura e all'abbandono delle eccellenze della nostra terra.”

Mettendoci una mano sulla coscienza, per pura sensibilità umana e con la consapevolezza di avere a che fare con un “povero cristo” usato dall’azienda per la quale lavora, decidemmo di soprassedere ed evitammo di ricorrere alle vie legali pur essendocene i presupposti.
Noi sotto processo, del resto, non vogliamo portare gli operai o i dirigenti, capri espiatori di un “insudiciamento” e di uno “sversamento pericoloso di cose” che era noto e programmato dall’azienda. NO! Noi sotto processo, per reati ben più gravi che riguardano la vita umana, speriamo di portarci presto i vertici, la proprietà di quell' azienda alla quale il nostro trombone ha già venduto l’anima e non solo.
 
Leggi su  Siamo tutti parte offesa

domenica 21 luglio 2013

ENEL SOTTO PROCESSO IN CALABRIA

Mentre a Brindisi l'udienza del processo Enel del 15 luglio è saltata per lo sciopero degli avvocati, e rinviata al 25 settembre,  in Calabria si aprono due processi che vedono coinvolti funzionari dell'Enel.

“Tranquilla” e avvelenata: i rifiuti dell'Enel di Brindisi interrati a San Calogero

L'IMBROGLIO
Il nodo della questione – l'imbroglio, secondo gli inquirenti – starebbe tutto nella certificazione del materiale mandato a San Calogero.
Il fatto che quei rifiuti fossero invece pericolosi emerge – inconfutabilmente, secondo la Procura – dalla consulenza effettuata dall'Arpacal di Cosenza. Nel sito sarebbero stati stoccati metalli pesanti, solfuri, cloruri, fluoruri, nichel, selenio, stagno e vanadio. Si tratta di elementi che in determinate combinazioni possono generare composti altamente tossici e cancerogeni, e il consulente tecnico dell'accusa non esclude «la concreta e reale possibilità che i componenti pericolosi presenti in abbondanza nel sito potessero essere diffusi nell'ambiente circostante». In seguito all'operazione, infatti, il prefetto di Vibo ha disposto la distruzione di tutti i prodotti agricoli coltivati nell'area interessata. Dalle indagini è emerso inoltre che la quasi totalità  dei rifiuti (il 93% circa) fosse riconducibile all'impianto Enel di Brindisi, dove il materiale, secondo gli inquirenti, veniva «falsamente certificato» come non pericoloso.Vai all'articolo integrale

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