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Greenpeace: “Cosa hanno da dire i sindacati? Sono disposti a discutere?”
Da Greenpeace riceviamo e pubblichiamo:Oggi la notizia di apertura della versione online del Fatto Quotidiano documenta con evidenze processuali una verità di cui, in realtà, sapevamo da tempo: che le ‘contro-manifestazioni’ dei ‘comitati dei lavoratori’ Enel, in risposta alle nostre proteste pacifiche e non violente, erano solo una montatura, una gazzarra orchestrata dai piani alti dell’azienda.
Di tutto questo, noi di Greenpeace, pur senza quelle prove che adesso saltano fuori, siamo sempre stati certi. Le notizie che si apprendono oggi possono persino far sorridere, tanto gli sforzi dell’Enel appaiono grotteschi. Ma le questioni che sollevano sono molto meno banali di quanto potrebbero apparire.
Da anni, in Italia, si riproduce un conflitto falso e sterile tra occupazione e ambientalismo, tra ragioni del lavoro e salute. E’ un conflitto che ha già fatto morti, creato miseria, degrado, malattia. E sempre si è risolto con la perdita di posti di lavoro, con arretramenti produttivi, industriali, tecnologici.
La vicenda dell’Ilva ci ha insegnato qualcosa?
Greenpeace accusa Enel di questioni assai gravi: con la sua produzione elettrica a carbone contribuisce pesantemente – più di chiunque altro nel nostro Paese – alla distruzione del clima; e i fumi delle sue centrali a carbone sono stimati essere causa di una morte prematura al giorno e di danni per 1,8 miliardi di euro l’anno.
E’ possibile discutere di queste cose con il mondo del lavoro, seriamente, prima di arrivare a conflitti insanabili, prima di dover decidere tra l’aria che respiriamo, che respirano i nostri figli, e lo stipendio di chi quei bambini deve pur crescerli?....
Greenpeace: “Cosa hanno da dire i sindacati? Sono disposti a discutere?”
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Andrea BoraschiResponsabile campagna Energia e Clima – Greenpeace.
Sotto una foto scattata ad Adria alla Manifestazione Nazionale
Anti -Carbone in Veneto del 2011 ,per scongiurare la conversione a carbone della centrale di Porto Tolle nel delta del Po.
Ecco chi vi era dietro di noi nel corteo.......
Sicuramente le posizioni della Fiom -Cgil non sono le stesse in Liguria.......
Immagine scattata ad Adria nella manifestazione anticarbone del 29 ottobre 2011. Qui il video integrale |
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Tratto da Il Fatto Quotidiano
Enel, l’azienda organizzava manifestazioni “spontanee” contro Greenpeace
"Striscioni: numero 8, lunghezza 8/10 metri – altezza almeno 1,5 metri, formato orizzontale e verticale, font: scritti con pennello. No spray. Colore: preferibilmente blu scuro/verde scuro su fondo bianco. Scritte: ANDATE A LAVORARE, BASTA ECOBALLE, SIAMO VERDI DI RABBIA, uno o due a piacere in". Questo il contenuto delle email con cui i vertici dell'azienda organizzavano le contro-manifestazioni in risposta alle proteste ambientaliste spacciandole per 'azioni spontanee'
di Andrea Tundo | 22 luglio 2013

E i campi da gioco sono le centrali a carbone prese di mira da Greenpeace, più volte citata in giudizio dal colosso dell’energia per le sue azioni dimostrative.
È l’ottobre del 2008. Manca poco più di un mese all’inizio della Conferenza sui cambiamenti climatici organizzata dall’Onu a Poznań, in Polonia. Greenpeace entra in azione a Genova il 26. Lo schema è collaudato. All’alba gli attivisti attaccano la Lanterna, simbolo della città, una nave carboniera e l’impianto termoelettrico dell’Enel. Sulla facciata della centrale, sotto il simbolo della società, scrivono “clima killer”.
Poche ore dopo la scritta viene oscurata da tre striscioni colorati: Andate a lavorare, Basta ecoballe e Quit Greenpeace. A srotolarli sono gli operai dell’Enel che manifestano contro l’azione degli attivisti verdi. Una contro-protesta spontanea, così la definiscono i dipendenti e la descrivono i giornali. Ma i fatti non sono andati proprio in questo modo. A testimoniarlo sono le mail che i dirigenti dell’Enel si scambiano febbrilmente nelle ore e nei giorni successivi, temendo nuovi attacchi negli altri impianti a carbone.
La verità emerge dalle carte del processo che vede imputati a Brindisi dodici dirigenti Enel con l’accusa d’aver imbrattato di carbone campi e abitazioni vicini alla centrale “Federico II”.Continua sull'articolo integrale
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