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01 luglio 2013

ISDE:I medici contro l’isola dei veleni «No alla centrale a carbone»

 Tratto da La Nuova Sardegna

I medici contro l’isola dei veleni «No alla centrale a carbone»

Appello del sindaco Bianchi, oncologo: «Ribadisco la mia contrarietà a questo tipo di conversione» Migaleddu, presidente regionale dell’Isde: «Un sardo su tre vive in prossimità di un’area inquinata»
NUORO. Siamo la regione più inquinata d’Italia, sostiene Greenpeace, addirittura più della tanto oltraggiata Campania, dove le ecomafie hanno avuto mani libere per decenni infossando veleni e rifiuti speciali di ogni tipo.
Ma possiamo migliorare: in peggio, però, se non si muterà la politica energetica e industriale prossima ventura, fatta di nuovi inceneritori, trivellazioni, centrali elettriche a carbone o, secondo l’ultima tendenza, a biomasse, piccole o grandi che siano. 
 L’allarme arriva dai Medici per l’ambiente, associazione che da tempo vuole sensibilizzare sul delicato rapporto tra inquinamento e salute. Non solo la nostra, intesi come cittadini del presente, ma quella dei nostri figli e nipoti, secondo quando emerge da una recente branca della genetica, la epigenetica, che analizza, con dati via via più allarmanti, le possibili modificazioni ereditabili da un individuo a partire dalla sua crescita nel ventre materno.
L’occasione per parlare di temi di stringente attualità è stata offerta ieri al museo etnografico dall’Ordine dei medici, che ha promosso il seminario “Ambiente e salute” in collaborazione con l’Isde (International society of doctors for environment, cioè medici per l’ambiente), associazione guidata in Sardegna da Vincenzo Migaleddu e Domenico Scanu, presidente e vicepresidente.
In apertura di seminario, protrattosi per l’intera giornata, il saluto del sindaco Sandro Bianchi è diventato un ulteriore appello contro la trasformazione della centrale termoelettrica di Ottana del gruppo Clivati, attualmente alimentata a olio combustibile:
«Il convegno cade in un momento cruciale per l’ambiente della provincia, appunto il progetto di una centrale a carbone. Ho già espresso il mio no all’iniziativa e lo ribadisco, anche senza conoscere nel dettaglio il progetto – ha detto Bianchi, che di mestiere fa l’oncologo – . Ed è bene che questi argomenti non rimangano materia di discussione solo tra addetti ai lavori, ma che se ne parli diffusamente. In Sardegna ci sono troppi fumi, troppi veleni e troppi rifiuti, anche nascosti».
Su Ottana ha detto la sua anche Claudia Zuncheddu, consigliere regionale e medico, che ha presentato un’interrogazione alla giunta Cappellacci sul recente episodio di inquinamento ambientale proprio nella piana di Ottana: il caso delle pecore annerite da una misteriosa nube tossica proveniente, secondo le indagini della magistratura, proprio dalla centrale di Ottana. Le cifre: 363 ettari inquinati, circa 4000 capi di bestiame colpiti. «Non ho ricevuto risposta – dice Zuncheddu –. Noto al contrario che qui, come in altre parti dell’isola, si prosegue con progetti in controtendenza e dannosi per la salute». Il caso delle “pecore nere” di Ottana è stato affrontato anche nell’intervento di Migaleddu («Ottana Energia ha attribuito il fenomeno all’incendio di sterpaglie, non sapevo che bruciandole si producessero idrocarburi alifatici», ha ironizzato). La sua è una disamina circostanziata delle emergenze ambientali dell’isola, in cui spesso si usa l’alibi della crisi occupazionale o del costo elevato dell’energia per avvallare operazioni finanziarie vantaggiose solo per pochi. «Perché convertire a carbone una centrale quando nello stesso territorio ce n’è una idroelettrica, quella del Taloro, che ha una potenza di 340 megawatt?». La Sardegna produce il dieci per cento in più di energia di quanta ne consumi, per la metà con centrali alimentate a olio combustibile. Perché non imboccare la strada delle energie rinnovabili, dice Migaleddu, fortemente critico sul progetto di una megacentrale a biomasse a Porto Torres. «Per alimentarla, come si ipotizza con piante di cardo, occorrerebbe coltivare una superficie di 1200 chilometri quadri. La stessa produzione di energia si avrebbe con un impianto fotovoltaico di 70 chilometri quadri»......

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