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01 settembre 2013

Il 22 settembre gli svizzeri votano un referendum sulla centrale a carbone di Saline Ioniche !

Tratto da La Stampa
Gli svizzeri votano un referendum
su una centrale a carbone italiana!



Nel secolo scorso, gli italiani poveri emigravano verso il Nord Europa anche per andare a lavorare nelle miniere di carbone, mettendo a rischio spesso la propria vita e quasi sempre la propria salute. 

Nel 2013 si cerca di esportare direttamente inquinamento e danni in Italia, pur di sfruttare tecnologie che ormai non hanno più mercato in Europa occidentale, coinvolgendo e colpendo così una popolazione molto più vasta.

E’ un investimento che sa di neocolonialismo, quello della società svizzera Repower che vuole costruire una centrale a carbone a Saline Joniche, Reggio Calabria. Il 22 settembre gli elettori dei Grigioni, un cantone dove si parla tedesco, italiano e romancio, decideranno se consentire alla società a partecipazione pubblica di fare all’estero (da noi) quello che non può fare in Svizzera (e in Germania, dove hanno detto no).
Per meglio dire, farlo in Calabria, una regione ad alto tasso di “cattedrali nel deserto”, investimenti spot fatti per avere facili guadagni dall’allora Cassa per il Mezzogiorno, con successive, rapide ritirate una volta che chi ci doveva guadagnare era soddisfatto
A Saline Joniche è già accaduto, proprio nella stessa area: negli anni ‘70 sorse la Liquichimica, arricchì i boss locali e chiuse i battenti dopo pochi giorni perché la produzione era pericolosa per la salute umana

La centrale di Saline Joniche nascerebbe già morta anche perché l’Italia di nuove centrali non ne ha alcun bisogno: come sta succedendo già in Germania (dove la RWE ha annunciato la chiusura di centrali per 3.1 GW mentre la E.ON ha dichiarato di aver già ritirato 6,5 GW di capacità e ha in programma di arrivare a 11 GW nel 2015 ), molte centrali già esistenti sono destinate a chiudere, sia per effetto delle rinnovabili che per l’eccesso di offerta.

In Italia, la potenza installata (potenza efficiente lorda) attuale è di 128 GW circa, più del doppio del massimo picco di domanda mai raggiunto (56,82 GW nel 2007). 
E la domanda è in diminuzione, sia per effetto della crisi che delle misure di efficienza energetica poste in essere dalle aziende e nelle abitazioni. 
Oggi i produttori di energia convenzionale chiedono addirittura sussidi dalla bolletta per garantire i loro investimenti, visto che le centrali lavorano troppo poco. Il WWF ritiene che invece occorra stilare un piano di progressiva chiusura delle centrali termoelettriche, a cominciare da quelle più inquinanti (a carbone e olio combustibile), sulla base di standard di emissione di CO2, come negli USA.

E i soldi dei consumatori vanno investiti nell’energia del futuro, nelle rinnovabili, perché è un investimento che paga: il rapporto IREX 2013 di Althesys ha- calcolato che dal 2008 al 2030 le rinnovabili faranno guadagnare all’Italia fino a 49 miliardi di euro, grazie alle ricadute sull’occupazione, al risparmio sull’import di combustibili fossili e all’effetto che hanno sul prezzo dell’elettricità: nel solo 2012, tagliando il prezzo nelle ore diurne, cioè quando entra in azione il fotovoltaico, hanno fatto risparmiare 1,4 miliardi di euro.  

Il carbone, oggi, è un investimento sbagliato: una fonte non certo ambientalista, Goldman Sachs, ha stilato in luglio un rapporto che si intitola testualmente La finestra per gli investimenti nel carbone termico si sta chiudendo” . La centrale di Saline Joniche, dunque, sarebbe un investimento sbagliato per la Svizzera, ma anche un pesantissimo carico di inquinamento per la salute e il clima che metterebbe a rischio le attività economiche (vere) della zona, a partire dall’agricoltura. Non è certo questo il “modello svizzero” che vorremmo vedere esportare in Italia, visto che oltretutto si tratterebbe di usarci un po’ come pattumiera per una produzione energetica che non ha futuro. ......
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01/09/2013

Maria Grazia Midulla

 Responsabile Clima ed Energia WWF Italia  

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