"Eu riduca subito emissioni", la richiesta di 13 Ministri
I Ministri dell'ambiente di Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Slovenia ed Estonia, riunitisi sotto il nome di "Green growth group", chiedono misure efficienti contro la CO2
Concordare un pacchetto ambizioso di politiche per energia e clima per il 2030, riformare il mercato europeo delle emissioni (Ets) e assicurare che l' Ue sia in grado di offrire un target importante di riduzione di CO2 sul tavolo dei negoziati Onu sul clima del 2014: queste le tre priorità chiave del 'manifesto' lanciato oggi da tredici ministri dell' ambiente europei, fra cui Andrea Orlando. Il gruppo si firma come Green growth group, Gruppo per la crescita verde, e oltre all' Italia include Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Portogallo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Slovenia ed Estonia. "Agire subito per ridurre le emissioni di carbonio: questo deve essere l' obiettivo della Ue" ha commentato il ministro dell' Ambiente Orlando.
Secondo Orlando, l' azione immediata per la riduzione della Co2 "è la condizione per assicurare uno sviluppo verde in grado di creare buona occupazione e innovazione. Agire subito e' il modo per evitare costi più grandi in futuro così ... da rendere più competitive le nostre economie e più sostenibile la nostra crescita. Servono obiettivi ambiziosi e regole nuove per il mercato delle emissioni. Questo è il senso della nostra azione comune".
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Come dovranno essere impostati gli obiettivi europei su clima ed energia al 2030? Lo scontro è a 360 gradi con posizioni contrapposte anche a livello dei singoli governi e all'interno della Commissione.
.........la competitività delle economie (anche sul fronte dell’export delle tecnologie low carbon e per la realizzazione di nuove infrastrutture energetiche) – dicono quelli dell’Ambiente - si raggiunge proprio con un cambio di paradigma su clima ed energia, con obiettivi certi e ambiziosi, da indicare in tempi rapidi.
Dunque la battaglia è aperta sul fronte politico, istituzionale e industriale. I grandi dell’energia e le grandi imprese europee, causa la crisi, la concorrenza asiatica e l’erosione dei loro profitti, trovano il loro capro espiatorio nelle politiche contro il global warming e i costi di una possibile transizione energetica. Un approccio retrivo, e non sorprende che la loro ‘mano armata’ sia rappresentata da una parte di quella politica, non solo italiana, incapace di progettare un futuro fondato su nuove basi, ma che resta ancorata a modelli di crescita ormai condannati dai fatti, dai dati economici e dalle evidenze ambientali sempre più drammatiche.......
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