Pubblichiamo un interessante articolo tratto da Quieuropa del maggio 2013
Tratto da www.quieuropa.it
Venerdì, Maggio 24/2013
Italia – Quanto vale la Salute dei Cittadini?
Le chiamano "Compensazioni". Dietro, gravissimi ed irreparabili danni alla salute. Alterazioni al DNA ed agenti cancerogeni
L'Approfondimento di C. Alessandro Mauceri
Roma, Palermo – Si
sente parlare spesso di sicurezza sul posto di lavoro, di miglioramento
delle condizioni di vita e simili. Per questo motivo, avrebbe dovuto
sorprendere la notizia, riportata dall’Ispra, l’Istituto Superiore per
la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel “Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013”, secondo la quale metà delle nostre acque risulta contaminata da sostanze nocive e potenzialmente dannose per l’uomo.
Anche la qualità dell’aria, nonostante la sottoscrizione, da parte
della maggior parte dei Paesi della Terra, di accordi e protocolli per
migliorare le condizioni dell’ambiente (accordi finora rivelatisi
largamente fittizi e non assolutamente applicati dai soliti noti) non
sembra essere migliore, tanto che, qualche anno fa, l’Unione Europea decise di mappare la condizione dell’ambiente del Vecchio Continente. I risultati sono stati sorprendenti, ma, non si sa per quale motivo, poco diffusi.
La
ricerca dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, pubblicata nel 2011, ha
dimostrato, se mai ce ne fosse stato davvero bisogno, che esistono zone,
in Europa, in cui la qualità dell’ambiente è potenzialmente nociva
per la salute degli abitanti. Inoltre, la ricerca ha appurato, che, a
causare questo danno all’ ambiente e alla salute del persone, sono state,
e sono tuttora, alcune imprese, accusandole una per una e indicando le
loro specifiche responsabilità e il danno prodotto. Anzi, dalla ricerca è
emerso che, nel 2009, anno cui si riferisce, a causare la metà dei costi totali imputabili all’inquinamento
(che ammontano per tutti i Paesi dell’Unione Europea a una cifra
astronomica, compresa tra i 102 e i 169 miliardi di Euro), sono state
solo, si fa per dire, 191 imprese.
(I dati sono consultabili sul sito http://www.eea.europa.eu/publications/cost-of-air-pollution/at_download/file).
Colpevoli dell’inquinamento sono, secondo i ricercatori, alcune grandi
centrali elettriche, raffinerie, processi industriali, impianti per la
raccolta e il trattamento di rifiuti e determinate attività agricole. Le maggiori colpe sarebbero, però, da imputare alle emissioni delle centrali elettriche.
È emerso con chiarezza che impianti di grandi dimensioni, come quelli
che si trovano in Germania, Polonia, Regno Unito, Francia e Italia, sono
quelli che contribuiscono maggiormente al totale dei danni. Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA, ha affermato che l’"analisi rivela gli elevati costi causati da inquinamento da centrali termiche ed altri grandi impianti industriali".
Ricerca AEA e paradosso sulla Salute –
Le Pagelle Nere in Italia
Sì perché, in realtà, l’analisi condotta dall’AEA non ha ritenuto necessario approfondire la ricerca sino a individuare le conseguenze sulla salute dei lavoratori e dei cittadini e si è limitata a valutare i costi causati dall’inquinamento. E così, sono stati esclusi dai risultati della ricerca aspetti
relativi alle conseguenze per la salute e alla sicurezza connessi con
l'esposizione professionale ad inquinanti atmosferici e, ovviamente, i
relativi costi sociali. Ci si è limitati a rilevare che sono stati superati certi valori considerati accettabili e che ciò ha un costo.
Tra le imprese maggiormente inquinanti riportate
nella classifica allegata alla ricerca, quelle in Italia sono: la
Centrale termoelettrica Federico II di Brindisi (18esimo posto in
Europa); l’ILVA Spa, di Taranto (52esima); Saras Raffinerie Sarde S.P.A.
(al 69esimo posto); Centrali Termoelettriche Di Taranto (80esimo
posto); la centrale termoelettrica Di Fiume Santo (87esima); l’Impianto
Termoelettrico Di Fusina (al 108esimo posto); Vado Ligure (al 118esimo
posto); la Centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela (al 128esimo
posto); Esso italiana raffineria di Augusta (al 145esimo posto);
Raffineria di Sannazzaro De’ Burgondi al 148esimo posto; la Raffineria
ISAB impianti Sud Priolo Gargallo (al 174esimo posto); Enel Produzione
SpA – Centrale di Sulcis (186esima); Enel Produzione SpA – Centrale di
Torrevaldaliga Nord (187esimo posto); Raffineria di Milazzo S.C.p.A.
(188esima); Enipower S.P.A. Stabilimento Di Ferrera Erbognone (189esimo
posto).
Enel – Il Carbone costa un morto al giorno
La
ricerca dell’AEA ha confermato ulteriormente l’impatto che molti di
questi impianti, venuti alla ribalta nei mesi e negli anni scorsi, hanno
avuto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Per questo motivo, ad
Aprile dello scorso anno, Greenpeace ha pubblicato uno studio sulle
conseguenze derivanti dall’inquinamento causato dalle centrali a carbone dell’ENEL, dal titolo inequivocabile: “ENEL, il carbone costa un morto al giorno”. Sorvolando
sulle proteste che hanno riempito le pagine dei giornali (purtroppo,
spesso senza sortire alcun effetto), ciò che, più di ogni altra cosa,
dovrebbe sorprendere è quanto è stato fatto fino ad ora da chi governa
la cosa pubblica. Ovviamente, si potrebbe pensare che, di fronte alla
evidente responsabilità di alcune grandi industrie, causa di gravi danni
all’ambiente e alla salute delle persone, siano già state avviate
procedure per chiudere questi impianti o, almeno, per modificare i
processi produttivi e ridurne le conseguenze.
Il Contentino – Lo Strumento della
Compensazione
In realtà, la cosa che sorprende più di ogni altra è che, non solo la maggior parte delle aziende riportate nello studio dell’AEA continua ad operare, ma che, già da diversi anni, per limitare gli ostacoli da parte di soggetti locali, è stato inventato lo strumento della “compensazione”. Con questo termine si intende “qualunque
intervento proposto dal proponente o richiesto dall'autorità di
controllo della VIA (valutazione di impatto ambientale ndr), teso a
migliorare le condizioni dell'ambiente interessato, ma che non riduce
gli impatti attribuibili specificamente al progetto”. In poche
parole, lo Stato interviene, ma non imponendo alle imprese di ridurre
l’impatto sull’ambiente e sulla salute della gente, come sarebbe normale
e auspicabile, bensì chiedendo alle grandi imprese di realizzare misure “compensative” volte a “ridurre” le conseguenze negative delle loro azioni ritenute “strategiche”. . .......
Alterazioni al DNA e "Alterazioni di Coscienza"
E ancora, sempre per lo stesso motivo Saras avrebbe concordato con la Regione Sardegna e gli enti locali un “adeguato insieme di misure di compensazione e riequilibrio ambientale” destinate alla realizzazione di opere di “mitigazione ambientale”,......In questo
modo nessuno dovrebbe avere da ridire se - come è emerso da uno
studio condotto tra il 2006 e il 2007 da Marco Peluso, Armelle Munnia,
Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger
W. L. Godschack e Annibale Biggeri, e pubblicato su “Mutagenesis” dell’Università di Oxford - “il
sito industriale produce una complessa miscela di inquinanti
atmosferici che comprendono benzene, metalli pesanti e idrocarburi
policiclici aromatici”. E, a conseguenza di ciò, “le
alterazioni del DNA sono così risultate significativamente più elevate
nei bambini delle scuole rispetto al campione di confronto”.
Forse,
dopo aver firmato gli accordi che prevedono le “compensazioni”, capi
d’azienda, tecnici e politici si sentiranno la coscienza a posto, ma a cosa serviranno le “compensazioni” ai bambini nati con queste malformazioni e ai loro genitori? Ma ormai non ci dovrebbe sorprendere più niente.
C. Alessandro Mauceri (Copyright © 2013 Qui Europa)
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