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21 dicembre 2013

TIRRENO POWER, ALTOLA' DEL MINISTERO.

Leggiamo su "Il Secolo XIX "

TIRRENO POWER, ALTOLA' DEL MINISTERO.
NO DA ROMA ALLA RICHIESTA DI USARE COMBUSTIBILE CON PIU' ZOLFO:
PREGIUDICA L' AMBIENTE."

  Riportiamo l' ultima frase 
........La domanda -la cui logica pare imporre un' unica risposta-è un' altra -negli ultimi sette mesi è stato quindi consentito un inquinamento ,almeno per quanto riguarda lo zolfo ,oltre il tetto lecito stabilito dall' AIA?

Tratto da Il Secolo XIX 

Tirreno Power, altolà del Ministero

Vado Ligure - La risposta è arrivata dopo nove mesi. Ed è un rifiuto. Il ministero dell’Ambiente rigetta la richiesta di modifica avanzata da Tirreno Power sulla centrale a carbone di Vado. Un niet che arriva dal dicastero guidato dal ministro ligure Andrea Orlando e che riguarda la proposta avanzata da Tp di adoperare, per la fase di accensione, un olio combustibile con una percentuale maggiore di zolfo. Niente da fare, per il ministero, perchè tale modifica «costituisce un pregiudizio della qualità ambientale» e comporta «un aggravio ambientale di per sé».

Per capirne di più conviene riavvolgere il nastro e chiarire qualche premessa. Tirreno power utilizza, per “accendere” i gruppi a carbone, un olio combustibile denso. Ce ne sono di diversi tipi e la differenza (sostanziale) la fa la percentuale di zolfo “bruciato”, che rappresenta uno dei principali agenti inquinanti. La percentuale dello zolfo deve essere disciplinata all’interno dell’Aia l’autorizzazione integrata ambientale, che deve indicare il limite a cui l’azienda dovrà uniformarsi. Già in sede di discussione nella conferenza dei servizi - quindi prima dell’approvazione da parte di Ministero e Regione dell’Aia - il tetto massimo viene individuato in una percentuale di 0,3 di zolfo contenuto nell’olio.
Ma a Tirreno Power questo combustibile non va bene. Perché troppo caro. E allora l’azienda chiede al ministero dell’ambiente di autorizzare l’utilizzo di un olio con una percentuale di zolfo al di sotto dell’1%. Ma la conferenza dei servizi tiene duro e decide di individuare il tetto massimo di zolfo nella misura dello 0,3%. Una riduzione già contestata dall’azienda, come detto, mentre si discuteva sulla stesura dell’Aia.
In una nota dell’ottobre 2012, Tirreno Power scrive al ministero sottolineando che tale riduzione si sarebbe tradotta in un “notevole aggravio economico”, visto l’“impossibilità” di approvvigionarsi di olio combustibile con tenore inferiore allo 0,3% in “regime di libera concorrenza”. In pratica chiede il permesso per usare un olio con una percentuale tre volte più inquinante - almeno per quanto riguarda lo zolfo - ma più economico.
Niente da fare: l’Aia passa il 14 dicembre 2012 (ma diventa esecutiva, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, solo dal 5 gennaio). Tirreno Power non molla: dopo due mesi, il 14 marzo, prende carta e penna e torna a scrivere al ministero. Dal dicastero dell’Ambiente nessuna risposta. Passano altri due mesi e mezzo e Tp passa al contrattacco: sfruttando una norma - il decreto legislativo 152 del 2006 - che sancisce il silenzio-assenso sulle modifiche “non sostanziali” all’Aia, considera accettata la richiesta.
Tradotto: dal 3 giugno possiamo utilizzare un olio con livelli di zolfo inferiori all’1% ma superiori allo 0,3% stabilito dall’Aia. Quindi più inquinante. Dal Ministero arriva solo una precisazione: il silenzio-assenso «in ambito di Aia non esiste, poiché in contrasto con le norme comunitarie». Nulla di più. Almeno fino a oggi.

Intanto c’erano state tre lettere spedite da Uniti per la salute al ministero, nelle quali si chiedeva, in maniera piuttosto pressante, di avere dei chiarimenti. Che sono arrivati solo dopo sette mesi da quel 28 maggio. E che danno torto a Tirreno Power: per il ministero «l’utilizzo in fase di accensione di Ocd (olio combustibile denso,) con tenore di zolfo superiore allo 0,3%, e quindi di un combustibile più inquinante, costituisce un pregiudizio della qualità ambientale, che prescinde dall’ invarianza dei limiti massici, e comporta un aggravio ambientale di per sé».
A supporto dello stop si specifica che «l’inclusione delle emissioni durante le fasi di accensione, al di sotto del minimo tecnico, nel computo dei limiti massici semestrali previsti costituisce un fatto già acquisito e prescritto, al quale sarà possibile derogare solo nel caso di accensione a metano dei gruppi VL3 e VL4» e che «il numero di accensioni considerate deve riferirsi al dato peggiore registrato negli ultimi anni (nel 2009 sono state in totale 31)».
In pratica: se ne può parlare solo se si passa al metano e comunque bisogna tenere conto che il numero di accensioni non è basso. Non basta: la richiesta viene giudicata «sostanziale» e «non accoglibile». La domanda - cui la logica pare imporre un’unica risposta - è un’altra: negli ultimi sette mesi è stato quindi consentito un inquinamento, almeno per quanto riguarda lo zolfo, oltre il tetto lecito stabilito dall’Aia?

Ripubblichiamo l' articolo del 6 dicembre  tratto sempre da  "Il Secolo XIX".



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