Tratto da Ecoblog
Ilva di Genova: 20 milioni di euro per le bonifiche e non paga chi ha inquinato
La lunga storia dell'inquinamento subito dal quartiere Cornigliano a Genova sembra giunto all'epilogo con un conto salatissmo da 20 milioni di euro per bonifiche che non pagheranno però gli inquinatori
Il Secolo XIX oggi annuncia che la bonifica per l’area Sottoprodotti (SOT) dell’ Ilva di Genova
costerà presumibilmente tra i 15 e i 20 milioni di euro. La terra su
cui sorgeva l’acciaieria con la cokeria è intrisa di benzene fin sotto
la falda acquifera e occorre impacchettare l’intera zona in una scatola
che impermeabilizzi il suolo. A questa soluzione si è giunti dopo molti
anni di discussioni e progetti fino all’ultimo definitivo messo a punto
dagli esperti de La Sapienza di Roma. E’ previsto anche la messa in
sicurezza del torrente Polcevera che passa proprio li sotto. I costi
stimati per questo progetto oscillano tra i 15 e i 20 milioni di euro. I
soldi arriveranno dalla grande cassa dell’accordo di programma tra
enti, governo e acciaierie Ilva per cui gli enti locali pagheranno
l’onere delle bonifiche. Amaro epilogo dunque che potrebbe essere
analogo a quel che si sta prospettando per l’Ilva di Taranto.
Vi racconto la storia dell’Ilva di Genova perché presenta molte
analogie con la storia dell’Ilva di Taranto avendo in comune la famiglia
Riva a gestirle.........I Riva imboccano la strada del ricatto occupazionale sostenendo che con la chiusura della cockeria si schiude anche lo stabilimento e che sono così costretti a mandare a casa 1200 operai. Di fatto la chiusura definitiva della cockeria si avrà il 29 luglio del 2005. Nulla di nuovo neanche qui.
Il dato interessante ce lo fornisce Andrea Ranieri intervistato da Bruno Ugolini che ripercorre l’arrivo dei Riva all’Ilva.Dice Andrea Ranieri:
Tutta l’operazione della semplificazione della siderurgia italiana è costata una barca di soldi, mentre la vendita a Riva fece incassare poco. Costarono molto, invece, ad esempio, i prepensionamenti. Io non leggo comunque la vicenda di oggi come una contrapposizione tra le ragioni del lavoro e quelle dell’ambiente. I giudici dicono una cosa importante quando affermano che è stata fatta una scelta (non si tratta di fatalità) tra l’inquinare o il non inquinare. Ovvero di investire per l’efficienza dello stabilimento e non altrettanto per l’ambiente. Le condizioni di rischio non cascano dal cielo, sono una scelta. Il grande balzo in avanti nella produzione e negli utili non è stato accompagnato dalla priorità da dare alla salvaguardia della salute.
Quel che resta sul campo dopo i reati contestati molti dei quali finiti in prescrizione è un terreno profondamente e gravemente inquinato da benzoapirene che sarà inscatolato per proteggere la falda acquifera e il torrente Polcevera.
La bonifica non la paga chi ha inquinato ma tutti i cittadini che hanno subito. Perché come sottolinea ancora Ranieri:
Occorre costringere l’imprenditore a impiegare una parte degli straordinari profitti accumulati. Occorre superare la logica di chi dice che se si paga troppo in sicurezza poi certe produzioni se ne vanno dall’Italia.Qui 'articolo integrale
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