
La decentralizzazione è la vera politica energetica
L’Italia è tristemente nota per non saper o voler pianificare quasi nulla. La politica governativa non ha alcuna lungimiranza e l’aspetto energetico è emblematico da questo punto di vista con scelte fatte soprattutto per compiacere petrolieri e affini. In una situazione del genere la cosa migliore è iniziare a pensare alla cosa più intelligente che si può fare in questo campo e cioè la decentralizzazione energetica.
di Paolo Ermani - 3 Marzo 2014
Avere grosse centrali alimentate da combustibili fossili con rendimenti ridicoli in cui oltre la metà dell’energia prodotta viene letteralmente buttata e che inviano la corrente a chilometri di distanza con le conseguenti dispersioni in rete è fra le cose piùdementi e primitive che si possano concepire. Tutto ciò ancor più nel famoso paese del sole dove ognuno potrebbe autoprodursi senza grandi sforzi economici e tecnici la maggior parte dell’energia termica ed elettrica di cui ha bisogno.
La centralizzazione dell’energia non ha niente di sensato ma risponde solo a logiche di guadagno dei grossi gruppi energetici a discapito dei cittadini e dell’ambiente. I cittadini continuano a pagare bollette in costante aumento per colpa dei combustibili fossili di cui in grandissima parte non avrebbero bisogno e l’ambiente paga pegno a causa delle emissioni inquinanti.
Da un punto di vista tecnico diventare autoproduttori non è complicato: solare termico, fotovoltaico, micro eolico, geotermia a bassa entalpia, micro idroelettrico, biomassa locale, conditi dall’indispensabile riduzione drastica dei consumi a parità di comfort, sono ormai alla portata economica della stragrande maggioranza degli italiani. ........
Decentralizzare quindi non solo significa pagare molto meno l’energia ma anche riappropriarsi di un potere fondamentale per l’esistenza poiché senza energia si va poco lontano e non è una prospettiva rosea se qualcuno ha le mani sul nostro interruttore. Il concetto di decentralizzazione porta con sé una serie di ragionamenti e conseguenze che per i padroni del vapore (è proprio il caso di dirlo) darebbero molto fastidio e richiama il concetto di indipendenza e autogestione che a loro volta fanno pensare anche ad altri tipi di interventi. Se mi posso autoprodurre l’energia, lo posso fare anche con l’alimentazione e poi magari mi metto assieme ai miei concittadini e riparto dall’economia locale, poi passo alla finanza, tutti aspetti che sono assai pericolosi per un sistema che ha bisogno innanzitutto dell’assoluta dipendenza, se non sudditanza dei cittadini e poi della rigida centralizzazione dove minore è il controllo diretto e minore è la possibilità di trasparenza e lungimeranza.
A livello centrale non interessa nulla se si costruisce una centrale a carbone avvelenando migliaia di persone.
A livello locale invece si potrebbe valutare che gli stessi soldi di una inutile e dannosa centrale investiti in impianti decentralizzati per fare diventare ogni casa o impresa un autoproduttore, darebbero molto più ritorno economico e occupazionale oltre che risparmiare l’avvelenamento di ambiente e persone.
Aspettarsi che la decentralizzazione avvenga per iniziativa di governo, sindacati e monopolisti dell’energia è pura utopia.
Anche se sembra che sia una strada lunga e difficile, di sicuro è meno utopico rimboccarsi le maniche, mettersi assieme ad altri, rafforzare la comunità e costruire passo per passo la decentralizzazione e il controllo delle decisioni fondamentali della nostra esistenza ad iniziare proprio da quelle energetiche.
I gruppi di acquisto energetico si stanno diffondendo e permettono di acquistare impianti e attrezzature a prezzi più bassi grazie alle economie di scala. Questo è un segnale forte di come le cose si possano veramente cambiare dal basso molto più che nelle vane e infinite attese di qualcosa che si muova dall’alto.
Il controllo della produzione energetica fa

Qui l'articolo integrale
Leggetevi cosa succede in Italia
Tratto da Sardinia PostClivati congela la centrale a carbone “per la gallina prataiola”. Ma gli ambientalisti: “Pericolo inquinamento”
Articolo pubblicato il 3 marzo 2014 La via del carbone non passerà per il centro Sardegna, almeno per ora. In seguito alla decisione della Regione di istruire la Valutazione d’impatto ambientale, il patron di Ottana Energia Paolo Clivati ha infatti congelato il progetto di riconversione della centrale termoelettrica.
tra le perplessità manifestate dall’Assessorato all’ambiente, l’imprenditore milanese sembra infatti aver recepito solo quelle relative alla riproducibilità della Gallina prataiola, specie rara diffusa nella piana di Ottana. Mentre nulla dice sui rischi per la salute umana che la riconversione a carbone della centrale comporterebbe.......
“Ma non solo di galli, galline e posti di lavoro si tratta”, ribatte Stefano Deliperi dell’associazione ambientalista “Gruppo d’intervento giuridico”, per il quale “siamo di fronte a un imprenditore presuntuoso che preferisce parlare della riproduzione della gallina prataiola anziché delle serie e documentate preoccupazioni per la qualità dell’aria e della salute umana che hanno portato ad assoggettare il progetto a V.I.A”. Insomma, “Clivati tace sulle carenze progettuali relative al mancato utilizzo di sistemi di abbattimento degli inquinanti come l’ossido di azoto e il biossido di zolfo emessi dal camino della caldaia e la diffusione di polveri ultrasottili e altri microinquinanti, tra i quali metalli”, continua Deliperi. “Sono queste le criticità che non permettono di escludere impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute umana”,
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