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29 marzo 2014

1) Peacelink: ecco come l’ozono ha fatto crollare il benzo(a)pirene a Taranto 2) EDIPOWER-A2A PRONTA A BRUCIARE RIFIUTI A BRINDISI...

Interessante news dagli amici di  Taranto.

Tratto da Inchiostro Verde

Peacelink: ecco come l’ozono ha fatto crollare il benzo(a)pirene


Dal 2010 al 2013 il benzo(a)pirene nel quartiere Tamburi di Taranto è “crollato” da 1,8 a 0,18 nanogrammi a metro cubo. E’ stato un crollo clamoroso che nessuno si aspettava, anche perché la letteratura scientifica non aveva rilevato nel mondo casi di cokerie che, pur dotate di BAT, consentissero nel raggio di 1200 – 1700 metri una diminuzione della concentrazione di benzo(a)pirene sotto la soglia di 1 nanogrammo a metro cubo.
Il dato del quartiere Tamburi (0,18 ng/m3) è risultato paradossalmente il migliore in città per il benzo(a)pirene e l’ARPA ha evidenziato questo risultato come un importante punto di arrivo dell’attenzione nella gestione dell’Ilva. I nuovi dati sul benzo(a)pirene annullerebbero le differenze fra i quartieri di Taranto, facendoli convergere tutti su un unico valore medio oscillante attorno a 0,2-0,3 ng/m3.
E’ un valore decisamente basso se confrontato con quello di altre città. Praticamente a Taranto non vi sarebbe più una fonte emissiva tale da determinare pericolo. L’Arpa certifica che non vi è più un aumento del benzo(a)pirene se ci si avvicina all’ILVA.
Questo è un risultato stupefacente se si considera che l’ARPA – scatenando una girandola di telefonate intercettate dalla Procura – aveva valutato nel 2010 che il 98% del benzo(a)pirene del quartiere Tamburi proveniva dalla cokeria ILVA. Ma come è stato possibile ottenere questo azzeramento completo del problema, risultato che ha dell’eccezionale se si considera il punto di partenza disastroso?
Come mai assistiamo a questo miracoloso calo del benzo(a)pirene? Da tempo PeaceLink ha individuato contraddizioni e paradossi in questo miracoloso calo. Lo ha evidenziato anche conducendo proprie analisi che evidenziavano la persistenza di alte concentrazioni di IPA, all’interno dei quali si annida il benzo(a)pireneMa la posizione di Arpa è stata sempre quella di considerare assolutamente attendibile  il vertiginoso calo del benzo(a)pirene. Mai un dubbio è stato sollevato sull’attendibilità di quei dati che servivano a certificare la fine del “pericolo” e a rendere inattuale ogni richiesta della magistratura di fermare impianti altamente inquinanti come la cokeria.
........... Siamo proprio sicuri che nel far crollare le misurazioni non vi sia stato anche un importante fattore interferente che potrebbe aver determinato una riduzione significativa del benzo(a)pirene? Abbiamo allora svolto un controllo accurato su quello che può essere un fattore interferente sulle misurazioni di benzo(a)pirene: l’ozono. E abbiamo scoperto, con grande stupore, che dal 2011 in poi l’ozono ha avuto dei picchi sorprendenti con il conseguente effetto di una degradazione del benzo(a)pirene.
Gli esperti sanno che l’ozono determina una riduzione significativa del benzo(a)pirene: gli cambia la carta d’identità e non è più rintracciabile. Gli esperti sanno che i dati del benzo(a)pirene possono essere pertanto abbattuti proprio in presenza di picchi di ozono, esattamente come si è verificato a Taranto. Questo non lo dice PeaceLink ma la norma europea che fissa le regole del metodo ufficiale di analisi del benzo(a)pirene.
 E’ la norma UNI EN 15549 (il metodo ufficiale di analisi del benzo(a)pirene nel PM10, appunto) che avverte che “in presenza di ossidanti come l’ozono, il benzo(a)pirene può essere degradato” e raccomanda in questi casi “un denuder di ozono nel sistema di campionamento”.
Si badi bene che il benzo(a)pirene ossidato dall’ozono non diventa miracolosamente una sostanza balsamica ma si trasforma in un’altra sostanza altamente cancerogena: il benzo(a)pirene-4,5-ossido. Questo e’ accaduto a Taranto dopo il 2010. ....
Che effetto produce pertanto l’ozono nelle centraline Arpa? L’ozono può modificare significativamente i dati del benzo(a)pirene, abbassando le concentrazioni misurate. Il dato dell’inquinamento che ne risulta è quindi “abbattuto” dall’ozono.
Le misurazioni effettuate sarebbero a nostro avviso inattendibili per le ragioni fin qui esposte......
L’ozono è presente in elevate concentrazioni d’estate e questo può spiegare in particolare il crollo delle concentrazioni di benzo(a)pirene d’estate. Vorremmo fare tre domande all’ARPA.
1) Come mai questi picchi di ozono non sono riportati nella recente relazione ARPA sulla qualità dell’aria di Taranto del 2013?
2) Come mai la centralina di via Machiavelli non ha un sistema di monitoraggio dell’ozono per verificare gli effetti interferenti sulle misurazioni del benzo(a)pirene?
3) Sono stati usati sistemi di protezione delle centraline (del tipo “denuder”) per evitare che fornissero dati falsati sul benzo(a)pirene?
Questi dati li porteremo al Parlamento Europeo il 2 aprile e alla Commissione Europea il 10 aprile. Occorre che si sappia che a Taranto il crollo del benzo(a)pirene non è stato frutto dell’Aia Ilva (mai attuata in maniera completa ed efficace) ma è stato fortemente influenzato da una banale reazione chimica provocata dai picchi di ozono, di cui non si è mai parlato.
Per l’Associazione PeaceLink
Antonia Battaglia
Luciano Manna
Alessandro Marescotti
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BRUTTA NEWS DA BRINDISI 

Tratto da noalcarbone Brindisi

EDIPOWER-A2A PRONTA A BRUCIARE RIFIUTI

Eccoci quà, a meno di due settimane dal vergognoso Consiglio comunale monotematico sull'energia che ha consegnato il futuro  di Brindisi alle lobby del carbone e dei rifiuti, arriva il piano di revamping per la centrale Edipower. 

Sembra tutto conseguenziale, sembra un copione già scritto da tempo. Il sindaco in Consiglio aveva chiesto tempo per riflettere e approfondire, adesso il tempo è scaduto.
A2A intende chiudere a Brindisi il ciclo dei rifiuti di tutta la Puglia: 95 mila tonnellate di Css (Combustibile solido secondario), prodotto in Regione, trasformati, in Ecoergite® (!!!), interamente destinate al funzionamento della centrale Edipower.

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