Decreto ambiente, Verdi: “Autorizza grandi industrie a scaricare in mare oltre i limiti”
La denuncia di Angelo Bonelli, presidente del partito ambientalista: "Una vera e propria barbarie contenuta nel provvedimento del governo". In pratica all'articolo 13 si prevedono deroghe di sforamento per acciaierie, raffinerie e cementifici.
di Giulia Zaccariello
Deroghe di sforamento per gli scarichi industriali valutate caso per caso. Sotto accusa il pacchetto di misure che il ministro Gian Luca Galletti ha ribattezzato “ambiente protetto”, ma che per i Verdi non è altro che un “regalo agli stabilimenti, che ora avranno il via libera a inquinare”. Si tratta del decreto 91, pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrato in vigore il 25 giugno. Un provvedimento che, tra le altre cose, permette ai grandi stabilimenti di sversare oltre i limiti consentiti fino a oggi dalla legge, andando oltre i valori massimi di emissioni in proporzione alla loro capacità produttiva. L’autorizzazione riguarda rifiuti di tipo industriale che vanno dall’alluminio, all’arsenico, al cromo, al ferro, al mercurio, al piombo, al nichel fino ai solventi organici. La deroga e l’entità dello sforamento verranno poi definiti ogni volta in sede ambientale.
“A beneficiare delle maglie più larghe”, denuncia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, “potrebbero essere decine di siti distribuiti in tutta Italia, dal petrolchimico di Porto Marghera, alla centrale di Porto Torres, passando per l’Ilva e il polo petrolchimico di Gela“.
Secondo Bonelli, il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri apre invece a uno scenario in cui le acque intorno alle più importanti aree industriali del nostro Paese saranno via via sempre più avvelenate, secondo il principio che più si produce, più si può inquinare. “Una vera e propria barbarie. In concreto accadrà che più sarà alta la produzione e meno restrittivi saranno i limiti di emissione degli inquinanti a mare. Il mare rischia di diventare uno scarico di inquinanti per mettere le grandi industrie nelle condizioni di risparmiare soldi e non fare gli interventi necessari per essere a norma”.
Per trovare il passaggio contestato dagli ambientalisti bisogna scorrere il decreto fino all’articolo numero 13 (su 35 complessivi), ossia quello che riguarda la semplificazione delle procedure per la bonifica di aree, comprese quelle militari, e che va poi a toccare le norme per gli scarichi in mare. Qui vengono rivisti i livelli massimi di emissione in acque superficiali e in fognatura stabiliti da una tabella del 2006, ammettendo sforamenti per grandi stabilimenti, come raffinerie di petrolio e di gas, acciaierie, centrali elettriche, fonderie e cokerie. In tali casi, si legge nella norma, “le Autorizzazioni integrate ambientali rilasciate per l’esercizio di dette installazioni possono prevedere valori limite di emissione anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione, comunque in conformità ai medesimi documenti europei”.
Ma non è tutto. ..........La denuncia dei Verdi tocca altri due livelli compresi sempre nell’articolo 13 del decreto. Ossia quello che disciplina il risanamento ambientale delle aree militari e quello che stabilisce i tempi di rilascio della certificazione di avvenuta bonifica. “Con tre mosse”, conclude il presidente dei Verdi, “il ministro dell’Ambiente Galletti demolisce il principio che chi inquina paga.
E in un colpo solo salva Ilva, la grande industria e i militari”.
Deroghe di sforamento per gli scarichi industriali valutate caso per caso. Sotto accusa il pacchetto di misure che il ministro Gian Luca Galletti ha ribattezzato “ambiente protetto”, ma che per i Verdi non è altro che un “regalo agli stabilimenti, che ora avranno il via libera a inquinare”. Si tratta del decreto 91, pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrato in vigore il 25 giugno. Un provvedimento che, tra le altre cose, permette ai grandi stabilimenti di sversare oltre i limiti consentiti fino a oggi dalla legge, andando oltre i valori massimi di emissioni in proporzione alla loro capacità produttiva. L’autorizzazione riguarda rifiuti di tipo industriale che vanno dall’alluminio, all’arsenico, al cromo, al ferro, al mercurio, al piombo, al nichel fino ai solventi organici. La deroga e l’entità dello sforamento verranno poi definiti ogni volta in sede ambientale.
“A beneficiare delle maglie più larghe”, denuncia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, “potrebbero essere decine di siti distribuiti in tutta Italia, dal petrolchimico di Porto Marghera, alla centrale di Porto Torres, passando per l’Ilva e il polo petrolchimico di Gela“.
Secondo Bonelli, il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri apre invece a uno scenario in cui le acque intorno alle più importanti aree industriali del nostro Paese saranno via via sempre più avvelenate, secondo il principio che più si produce, più si può inquinare. “Una vera e propria barbarie. In concreto accadrà che più sarà alta la produzione e meno restrittivi saranno i limiti di emissione degli inquinanti a mare. Il mare rischia di diventare uno scarico di inquinanti per mettere le grandi industrie nelle condizioni di risparmiare soldi e non fare gli interventi necessari per essere a norma”.
Per trovare il passaggio contestato dagli ambientalisti bisogna scorrere il decreto fino all’articolo numero 13 (su 35 complessivi), ossia quello che riguarda la semplificazione delle procedure per la bonifica di aree, comprese quelle militari, e che va poi a toccare le norme per gli scarichi in mare. Qui vengono rivisti i livelli massimi di emissione in acque superficiali e in fognatura stabiliti da una tabella del 2006, ammettendo sforamenti per grandi stabilimenti, come raffinerie di petrolio e di gas, acciaierie, centrali elettriche, fonderie e cokerie. In tali casi, si legge nella norma, “le Autorizzazioni integrate ambientali rilasciate per l’esercizio di dette installazioni possono prevedere valori limite di emissione anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione, comunque in conformità ai medesimi documenti europei”.
Ma non è tutto. ..........La denuncia dei Verdi tocca altri due livelli compresi sempre nell’articolo 13 del decreto. Ossia quello che disciplina il risanamento ambientale delle aree militari e quello che stabilisce i tempi di rilascio della certificazione di avvenuta bonifica. “Con tre mosse”, conclude il presidente dei Verdi, “il ministro dell’Ambiente Galletti demolisce il principio che chi inquina paga.
E in un colpo solo salva Ilva, la grande industria e i militari”.
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