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12 luglio 2014

In Cina nasce il giudice anti-inquinamento : Deng Xuelin dovrà coordinare il lavoro di 134 tribunali ambientali .

Deng Xuelin avrà il compito di coordinare il lavoro di 134 tribunali ambientali distribuiti in tutto il Paese

Nel mese di marzo 2014, 71 città cinesi su 74 non sono riuscite a soddisfare gli standard richiesti sulla qualità dell’aria. In Cina l’emergenza inquinamento è a livelli di guardia da anni con concentrazioni di particolato impensabili per gli standard europei. Ma qualcosa sta cambiando. 

Da qualche tempo il governo della Repubblica Popolare Cinese sembra avere preso coscienze dei problemi connessi a uno sviluppo incontrollato e poco attento all’ambiente.

Negli scorsi giorni un anziano e sconosciuto giudice, Deng Xuelin è stato eletto alla presidenza del Tribunale ambientale e delle risorse, un organo giuridico creato di recente che avrà il compito di far rispettare leggi da troppo tempo disattese.
Deng avrà il compito di coordinare il lavoro di 134 tribunali ambientali preesistenti. La creazione di questa figura di supervisione rientra nel processo di centralizzazione con cui il presidente Xi Jinping sta cercando di riformare la Cina e prestare una maggiore attenzione all’ambiente.
Il compito del Tribunale ambientale e delle risorse sarà tutt’altro che semplice visto che la maggior parte delle imprese inquinati sono di proprietà o a partecipazione statale.
L’inversione di rotta nella politica ambientale della Cina è avvenuta nel 2012 quando gli alti dirigenti cinesi hanno adottato una strategia nuova,
basata su di una maggiore trasparenza dei dati e su sanzioni per chi non rientra nei limiti previsti dalla legge. Dopo due anni i frutti iniziano a vedersi: 179 città rilasciano i dati sull’inquinamento in tempo reale e all’inizio dell’anno è stata modificata la legge di protezione ambientale che risaliva al 1989. La “nuova” Cina, insomma, vuole continuare a crescere, ma non è più disposta a farlo a spese dell’ambiente. Moltissimo resta da fare per scongiurare quella che è stata ribattezzata “airpocalypse”, ma la decisa inversione di rotta è un dato rassicurante, non soltanto per i cinesi.

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