Tratto da Stateofmind.it
L’esposizione all’inquinamento atmosferico durante le prime fasi di vita produce veri e propri mutamenti nel cervello dei topi che possono causare disturbi nello sviluppo neurologico e l’ingrandimento di un’area cerebrale che negli esseri umani è implicata nei casi di autismo e schizofrenia.
La maggior parte dell’inquinamento atmosferico è causato da particelle di carbonio prodotte dalla combustione dei carburanti ( industrie, autoveicoli, ecc.) ma le particelle non sono tutte uguali, hanno diverse dimensioni e particelle di dimensioni diverse hanno effetti diversi sull’organismo.Un nuovo studio del Dipartimento di Medicina Ambientale e Genetica Biomedica dell’Università di Rochester (USA) descrive come l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante le prime fasi di vita produca veri e propri mutamenti nel cervello dei topi che possono causare disturbi nello sviluppo neurologico e l’ingrandimento di un’area cerebrale che, negli esseri umani, è implicata nei casi di autismo e schizofrenia.
LO STUDIO
Per la ricerca sono stati scelti topolini, sia maschi che femmine, appena nati, poiché le prime settimane di vita sono cruciali per lo sviluppo cerebrale. I topi sono stati esposti per 4 ore al giorno, per un periodo di 2-4 giorni, a livelli di inquinamento simili a quelli che si possono rilevare nelle città statunitensi di media grandezza all’ora di punta.
I topolini sono stati esaminati dopo 1, 40 e 270 giorni dall’ultima esposizione. Il loro cervello presentava una evidente infiammazione e un’alterazione cellulare, in più in tutte le rilevazioni il problema perdurava indicando che il danno cerebrale era permanente e irreversibile.
I ricercatori sono quindi arrivati alla conclusione che un’alta concentrazione ambientale di particelle ultrafini (CAPS) influenza negativamente lo sviluppo del sistema nervoso centrale con alterazioni nelle citochine e nei neurotrasmettitori.
In più, nei topi maschi, si è riscontrata una ventricolomegalia (dilatazione del ventricolo laterale) neuropatologica associata proprio a un ridotto sviluppo neurologico, all’autismo e alla schizofrenia.
I risultati sono coerenti con diversi recenti studi che collegano l’esposizione a inquinamento con effetti neurologici e comportamentali negativi (aumento del rischio di autismo, declino cognitivo, attacco ischemico, schizofrenia e depressione), sia nei bambini che negli adulti. Questo studio, oltre a confermare il legame, spiega anche il meccanismo sottostante.
Attualmente l’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) regola l’emissione di grandi particelle, tuttavia queste sono le meno dannose poiché vengono espulse tossendo. Le particelle ultrafini, invece, sono molto più pericolose perché sono abbastanza piccole da poter penetrare attraverso i polmoni ed essere assorbite dal flusso sanguigno producendo così effetti tossici in tutto l’organismo.
Studi come questo sono dunque importanti non soltanto per conoscere meglio le neuropatologie ma anche e soprattutto per regolare gli attuali standard e garantire la qualità dell’aria in un’ottica preventiva.
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