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21 luglio 2014

Tirreno Power, dal gip no al dissequestro: "Progetto non credibile". Unpiano segreto dell'azienda prevedeva il licenziamento di 120 lavoratoritra il 2014 e il 2016

Tratto da Savona News

”Il progetto non può ritenersi né serio né concreto”, così il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi ha motivato la decisione di rigettare l’istanza di dissequestro presentata dall'azienda


”Il progetto non può ritenersi né serio né concreto”. Così il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi ha motivato la decisone di rigettare l’istanza di dissequestro. Il progetto di ripresa dell’attività dei gruppi a carbone, delineato dal pool di avvocati della centrale termoelettrica Tirreno Power con a capo l’avvocato Paola Severino, non ha convinto il gip che ha deciso infatti di confermare il sequestro seguendo la linea della Procura nella persona del procuratore Francantonio Granero e del Pubblico Ministero Maria Chiara Paolucci che avevano espresso parere negativo lo scorso 26 giugno. 
Dopo la sospensione dell’AIA da parte del Ministero dell’Ambiente che di fatto impedisce la ripresa dell’attività, a determinare il blocco decisivo della centrale è il no al dissequestro, giunto oggi, che ha messo nel panico sindacati e lavoratori. Non si smuove la posizione della Procura che ha emesso una motivazione giuridica: "C'è un reato in corso di consumazione che il giudice non può autorizzare".
L’istanza depositata lo scorso 14 maggio dagli avvocati dell’azienda non è risultata “credibile né, tantomeno, affidabile”. Questo il parere del giudice e della Procura di fronte ad un’azienda che, secondo la Magistratura savonese, “non ha mantenuto gli impegni presi e le promesse fatte”. Le soluzioni proposte dall’azienda nell’istanza, infatti, non ritroverebbero coincidenza nelle prescrizioni imposte e richieste nel decreto del giudice.
Intanto, secondo quanto trapela dalla Procura, emergerebbe un “Business Plan” approvato dal Consiglio di Amministrazione dell’azienda, nel quale Tirreno Power avrebbe previsto di non investire sulla centrale e il conseguente licenziamento di 120 lavoratori tra il 2014 e il 2016. 
Nei due documenti in questione, approvati  uno ad ottobre e l’altro nel novembre 2013, l’azienda confermava l’intenzione di non investire sui gruppi VL3, VL4 e tantomeno di costruire il nuovo gruppo a carbone VL6. Era da tempo in cantiere, quindi, il licenziamento di 120 lavoratori e di altri 11 dipendenti al momento della cessazione degli impianti.


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Tratto da IVG

Tempi incerti e allineamento alle MTD non prima di 2 anni: ecco perché è stata respinta l’istanza di Tirreno Power.

Savona. Si racchiude in una decina di pagine il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi respinge l’istanza presentata da Tirreno Power. Per motivare la sua decisione il gip non usa giri di parole, ma spiega in maniera molto chiara il perché del suo “no” ad un progetto, quello dell’azienda, che “non può – scrive il giudice – ritenersi né serio né concreto”.
L’analisi del gip riparte dalle indicazioni che, nel disporre il sequestro dei gruppi VL3 e VL4, aveva dato a Tirreno Power e nelle quali precisava che se l’azienda avesse installato un sistema di controllo adeguato, da monitorare attraverso un tecnico nominato dal tribunale, e avesse gestito la centrale in modo da mantenere le emissioni nei limiti delle MTD (migliori tecnologie disponibili) avrebbe dissequestrato gli impianti.
Fatta questa premessa viene preso in considerazione il “progetto” presentato da Tirreno Power per ridurre le emissioni e riprendere l’attività rispettando i valori imposti dalle MTD. Un’istanza, che nonostante “sia stata valutata con particolare favore, tenuto conto delle gravi ricadute occupazionali che potrebbero seguire al suo rigetto”, non può essere accolta. A pesare sulla decisione la scarsa credibilità di quanto proposto dall’azienda che, di fatto, contraddice quanto aveva detto in passato per ottenere l’Aia. In particolare il giudice torna su un concetto già espresso: nella richiesta per l’autorizzazione integrata ambientale Tirreno Power aveva dichiarato che le prestazioni ambientali di VL3 e VL4 non erano migliorabili, mentre ora afferma il contrario. Non solo: nell’istanza si propone tra i miglioramenti da attuare “l’accensione a metano degli impianti a carbone” che, in uno studio di fattibilità dell’aprile 2013, era stata definita dall’azienda una soluzione “tecnicamente ed economicamente non sostenibile”.
A minare la credibilità di Tirreno Power, secondo il giudice, c’è anche il fatto che era stato “definitivamente accantonato” il progetto di realizzazione del nuovo gruppo VL6, un intervento in funzione del quale, nell’Aia, era stata vincolata la prosecuzione dell’attività dei due gruppi a carbone esistenti. Una violazione che ha portato il Ministero dell’Ambiente, lo scorso 6 di giugno, a sospendere l’autorizzazione integrata ambientale. Un altro elemento di criticità viene rilevato sulle tempistiche attraverso le quali l’azienda intende attuare il suo progetto che, essendo vincolate anche a decisioni amministrative, finirebbero per essere incerte. E poi, secondo il gip, non è vero che le emissioni attraverso “un percorso virtuoso in due fasi” dovrebbero essere “da subito praticamente già in linea con le MTD”. “L’allineamento alle MTD – scrive il giudice – potrà essere conseguito non prima dell’ottobre 2016″.
Tempi considerati troppo lunghi e che, se l’istanza fosse accolta, permetterebbero a Tirreno Power di riprendere l’esercizio dei due gruppi a carbone al di sopra delle migliori tecnologie disponibili. Quindi, in linea con quanto indicato anche dai magistrati nel loro parere negativo, il gip Giorgi rileva di non poter “autorizzare la ripresa di un’attività criminosa” visto che “per almeno due anni sarà svolta al di sopra delle performance ambientali richieste”. Un altro problema è rappresentato dal sistema di controllo delle emissioni: il giudice prevedeva che ne venisse installato uno “al camino”, mentre nella sua proposta l’azienda “insiste nel mantenere l’attuale posizionamento del sistema di controllo” (sistemato alla base dei gruppi).
Il “colpo di grazia” il giudice lo infligge prendendo in considerazione “le reali intenzioni” di Tirreno Power di investire sull’impianto vadese. Dall’esame di due documenti aziendali (“Il piano di ristrutturazione avanzamento attività” e la “Manovra di ristrutturazione finanziaria” approvati dal cda di Tirreno Power nell’ottobre e nel novembre del 2013), secondo il gip, emerge come non fossero previsti né la costruzione del VL6 né l’ambientalizzazione dei gruppi esistenti e fosse stato previsto il licenziamento, fra il 2014 e il 2016, di 120 dipendenti ai quali se ne sarebbero aggiunti 11 alla chiusura dei gruppi. Un “business plan” che, di fatto, confermerebbe come Tirreno Power non aveva alcuna intenzione di investire nell’impianto di Vado Ligure.Continua a leggere qui.....

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