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05 agosto 2014

Lagarde: «Quando l'ambiente è degradato lo è anche l'economia»

Tratto da Greenreport
Si fa sempre più forte la necessità di tener di conto le esternalità.
Fmi: il prezzo dell’energia è sbagliato, servono tasse ambientali
 Lagarde: «Quando l'ambiente è degradato lo è anche l'economia»
[5 agosto 2014]
FMI fossili
E’ passato quasi inosservato, almeno in Italia, il rapporto  Getting Energy Prices Right: From Principle to Practice” che pure segna una clamorosa svolta delle politiche del Fondo monetario internazionale (Fmi) per quanto riguarda le energie fossili.
La nuova direzione dell’Fmi si basa su tre pilastri che richiedono un deciso intervento pubblico: «I Paesi dovrebbero riflettere sui costi ambientali e sanitari del consumo dei carburanti e dei prezzi energetici. Impostare oneri adeguati sull’uso dell’energia potrebbe consentire di tagliare altre tasse. Le riforme possono essere avviate dai ministri delle Finanze, non è necessario attendere l’azione globale».
Insomma, l’Fmi abbandona la linea neo-liberista ad ogni costo e sposa – almeno in parte – le proposte avanzate dal movimento ambientalista: «I prezzi dell’energia in molti Paesi sono sbagliati perché sono fissati a livelli che non riflettono il danno ambientale, in particolare i cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico, e vari effetti collaterali......
Quindi l’Italia fa bene a tassare molto benzina e diesel,  ma il rapporto sottolinea che una riforma fiscale dell’energia non deve comportare altre entrate. «Potrebbe concentrarsi sulla ristrutturazione del sistema fiscale, spostandosi dalle imposte che rischiano di essere più dannose per l’efficienza e la crescita, come le imposte sul reddito, e andare verso su tasse energetiche più intelligenti e accuratamente progettate, piuttosto che tasse più alte». Insomma, spostare le tasse dal reddito e dal lavoro al consumo delle risorse (non solo energetiche, ma anche materiali) e all’inquinamento. E qui l’Italia zoppica vistosamente.
Naturalmente la lobby anti-tasse iperliberista si oppone e grida al rischio “big government”, ma Vitor Gaspar, capo del Fiscal Affairs Department dell’Fmi, ha sottolineato che «le riforme delle “fuel tax” possono  produrre notevoli benefici sanitari, ambientali e fiscali. Secondo le nostre stime, a livello globale, passare da quelli esistenti a prezzi efficienti dei carburanti, ridurrebbe le morti legate all’inquinamento da combustione di combustibili fossili del 63%, per lo più con una riduzione delle morti da carbone; ridurrebbe le emissioni di anidride carbonica legate all’energia del 23% e farebbe aumentare le entrate per una cifra pari al 2,6% del Pil».
Inoltre, strumenti fiscali come gli oneri ambientali sul consumo di carburante hanno un potente effetto incentivante e innovativo sull’economia, incrementando il passaggio a carburanti più puliti, ad auto e condizionatori d’aria che consumano meno, ecc.
Per non parlare del risparmio sulle spese sanitarie, visto che puntano a ridurre gli effetti ambientali nocivi legati all’uso di energia. ......
 Ma il principale autore del rapporto, l’esperto di politica fiscale dell’Fmi Ian Parry, ora ammette: «Nel nostro studio, offriamo una guida pratica ai Paesi su come fare per quantificare gli effetti collaterali nocivi del consumo di energia e dimostriamo cosa questo comporta, per oltre 150 Paesi, per  tasse correttive su  carbone, gas, benzina e diesel su strada. Per esempio, gli effetti sulla salute dell’aria inquinata sono misurati valutando quante persone nei diversi Paesi sono esposte alle emissioni delle centrali a carbone, dei veicoli e così via......
La direttrice generale dell’Fmi,  Christine Lagarde, ha riassunto così lo studio: «Per un’economia è un male essere declassata, ma è ancora peggio essere degradata. Abbiamo capito che quando l’ambiente è degradato, anche l’economia è degradata». Anche Andrew Steer, presidente del World Resources Institute,  ricorda quando gli ambientalisti guardavano l’Fmi con più che giustificato sospetto,  ma dice che «i tempi stanno cambiando. 
 I ministri delle Finanze e dell’Economia devono progettare efficacemente i loro sistemi fiscali in modo da tassare le cose cattive, come l’inquinamento e gli ingorghi, piuttosto che le cose buone come il lavoro e il profitto. 
Se tutti sanno che il carbone è il combustibile più dannoso, quasi nessun Paese lo tassa efficacemente e alcuni lo sovvenzionano  attivamente. L’Fmi ora dice che le pesanti esternalità del carbone suggerirebbero una tassa di almeno il 50% sui suoi prezzi odierni, ma anche per la benzina ci vorrebbe una tassa del 40%.....
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