Tratto da La Stampa
Tirreno Power: le banche destinate a diventare azioniste
Trattative per la ristrutturazione dell’indebitamento societario
Le trattative per la ristrutturazione del debito della società che gestisce la centrale di Vado Ligure sono approdate alla fase cruciale: dopo la moratoria concessa dalle dieci banche creditrici a Tirreno Power, - secondo quanto riferisce Il Sole 24Ore Radiocor- è iniziato un approfondito confronto sulla manovra finanziaria che, a breve, sarà valutata dalle banche finanziatrici insieme al nuovo piano industriale per il rilancio della società.
La proposta di Tirreno Power prevederebbe un contributo dei soci con denaro fresco di circa 100 milioni di euro e una conversione (in azioni o strumenti partecipativi) dei restanti 300 milioni da parte delle banche creditrici.
In pratica quasi metà del debito di Tirreno Power dovrà essere smantellata anche se il negoziato non si annuncia facile perché le dieci banche creditrici si trovano in posizioni diverse e dunque anche con interessi differenti, a causa del coinvolgimento di alcune di esse nel riassetto di Sorgenia. Bnp, Unicredit, Calyon, Intesa Sanpaolo, Cdp, Mps e Portigon, rileveranno infatti il controllo del gruppo energetico e dovranno anche esaminare il dossier Tirreno Power nella duplice veste di finanziatori e di soci, seppur di minoranza, e quindi saranno chiamati a contribuire al rilancio con un conferimento di capitale.
Gli altri istituti coinvolti nell’operazione - Bbva, Ing e Mediobanca - sono invece solo finanziatori della società.
Per Tirreno Power, la partita si gioca su due tavoli. Al primo siedono ministero dell’Ambiente e magistratura e in ballo ci sono la procedura per il rilascio della nuova autorizzazione integrata ambientale e l’attesa per il dissequestro dei gruppi a carbone nel sito produttivo vadese. Nel secondo invece la partita è di natura finanziaria e riguarda la massa di debiti, per complessivi 860 milioni di euro che pesa come sulle casse della società, controllata al 50% da Gdf Suez e al 39% da Sorgenia, finora partecipata al 53% dalla Cir di De Benedetti e al 47% da Verbund che hanno raggiunto un accordo per la cessione di Sorgenia che sarà acquisita interamente dalle banche creditrici.
La proposta di Tirreno Power prevederebbe un contributo dei soci con denaro fresco di circa 100 milioni di euro e una conversione (in azioni o strumenti partecipativi) dei restanti 300 milioni da parte delle banche creditrici.
In pratica quasi metà del debito di Tirreno Power dovrà essere smantellata anche se il negoziato non si annuncia facile perché le dieci banche creditrici si trovano in posizioni diverse e dunque anche con interessi differenti, a causa del coinvolgimento di alcune di esse nel riassetto di Sorgenia. Bnp, Unicredit, Calyon, Intesa Sanpaolo, Cdp, Mps e Portigon, rileveranno infatti il controllo del gruppo energetico e dovranno anche esaminare il dossier Tirreno Power nella duplice veste di finanziatori e di soci, seppur di minoranza, e quindi saranno chiamati a contribuire al rilancio con un conferimento di capitale.
Gli altri istituti coinvolti nell’operazione - Bbva, Ing e Mediobanca - sono invece solo finanziatori della società.
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