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10 settembre 2014

Crisi e lotte ambientali.In Italia si scontano le conseguenze di politiche industriali, e scelte energetiche poco lungimiranti.....

Tratto da asud.net


Crisi, biocidio e portato sociale delle lotte ambientali

[di M. Di Pierri e S. Altiero 

L’eldorado sviluppo-occupazione continua ad essere la principale giustificazione ideologica alla monetizzazione dell’ambiente operata da politica, criminalità ed imprenditoria; a dimostrarlo, gli arresti e le indagini sulla corruzione nelle grandi opere inutili, dall’Expo di Milano, al MOSE di Venezia, al tunnel TAV sotto Firenze. 
Tangenti e corruzione, da questo punto di vista, altro non sono che messa a profitto dei territori accompagnati da un attacco feroce alle comunità che si oppongono a scelte imposte attraverso processi decisionali antidemocratici. .....

Va avanti così da anni, il tutto presentato come nuovo impulso allo sviluppo, eppure, disoccupazione ai massimi storici e ristagno economico non li nega nessuno......

Ciò che è meno chiaro, invece, è che un altro scambio iniquo e ben più antico, attraverso la devastazione ambientale a costo zero, è stato gradualmente imposto al Paese e riguarda l’intera storia dello sviluppo industriale: assunta la necessità di utilizzare l’ambiente come semplice combustibile dei processi produttivi e  ricettore delle emissioni connesse, in una concezione economica in cui massimizzare i costi ambientali significava abbattere quelli di produzione,
è passato un altro scambio, ben più velato e subdolo, quello lavoro-salute.
La devastazione ambientale ha significato quindi semplice sfruttamento del territorio attraverso la realizzazione di grandi opere inutili, ad alto impatto ambientale e scarsa utilità sociale, ma anche  compromissione della salute umana, come nel caso dell’industrializzazione forzata e deregolamentata. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le evidenze, prima empiriche da parte delle comunità impattate e poi scientifiche, circa le conseguenze sanitarie di questo scambio, tanto da poter tracciare i confini non di una “terra” ma di un intero “Paese dei fuochi”.

In Italia il 3% del territorio è rappresentato da aree vaste contaminate: 9.000 km2 di territorio in cui vive un sesto della popolazione nazionale, circa 6 milioni di persone.
 Impianti produttivi altamente nocivi, centrali elettriche alimentate da fonti fossili, discariche, inceneritori, chimica e petrolchimica, qui si scontano le conseguenze di politiche industriali, scelte energetiche e modelli di smaltimento dei rifiuti urbani e industriali impattanti in termini di rischio ecologico e sanitario. .....
  
Attraverso il Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, l’ISS ha rivelato (e dimostrato) l’esistente connessione tra contaminazione ambientale e impatti sulla salute. 
Dal 2010 al 2014, nei tre rapporti diffusi, l’incidenza di malattie tumorali e l’eccesso di decessi imputabili a fattori ambientali è stato registrato in tutte le zone sottoposte ad analisi..... 

Sono i costi di un secolo di sviluppo industriale sregolato e che mai ha tenuto in considerazione lo stretto legame tra ambiente e salute. 
..... In definitiva, pochi anni di boom economico pagati al prezzo di una contaminazione ben più duratura e di un danno permanente alla salute delle popolazioni.

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