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La Procura indaga “su chi ha permesso di inquinare 40 anni”
A marzo il gip aveva parlato di favoritismi e mancati controlli Ora il pm interroga chi decide sulle autorizzazioni all’azienda
SAVONA
La Procura di Savona sta indagando sulle deliberazioni, assunte dalle amministrazione pubbliche a ogni livello, che hanno consentito (e potrebbero consentire in futuro) a Tirreno Power di inquinare il territorio e quindi - per il passato (anzi, come è stato sottolineato ieri, «da quarant’anni a questa parte » ma anche per il futuro - di provocare danni alla salute e all’ambiente: il disastro ambientale doloso (articolo 434 del codice penale, commi I e II) per i quali si è aperto un fascicolo con (finora) cinque indagati, l’ex amministratore delegato Gosio e cinque ex capicentrale.
S’inquadra in questo filone d’indagine sia l’audizione di giovedì (convocata d’urgenza dopo la delibera assunta il venerdì precedente dalla giunta regionale) del responsabile del Dipartimento Ambiente della Regione, Gabriella Minervini, sia un’analoga audizione svolta sempre nell’ufficio del procuratore Granero una quindicina di giorni fa, «ospiti» i componenti della commissione Ippc del ministero dell’Ambiente. Commissione (composta da chimici, fisici, magistrati, ingegneri, giuristi, docenti universitari che, si ricava dal sito del ministero «ha il compito di fornire all’autorità competente, anche effettuando i necessari sopralluoghi, un parere istruttorio conclusivo e pareri intermedi debitamente motivati, nonché approfondimenti tecnici in merito a ciascuna domanda di autorizzazione».
La svolta nelle indagini della Procura è diventata evidente in questi giorni, ma che l’inchiesta non dovesse avere come obiettivo soltanto la dirigenza di Tirreno Power lo aveva messo su bianco il giudice Fiorenza Giorgi sequestrando gli impianti a carbone nel marzo scorso. «Appare dimostrato che il gestore, in tutti questi anni e fino alla data odierna, ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso, il tutto nella neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo, e che lungi dal sanzionare queste violazioni, hanno ritardato in modo abnorme l’emissione dei dovuti provvedimenti ed emesso alla fine una AIA estremamente vantaggiosa e frutto di un sostanziale compromesso in vista della costruzione di un nuovo gruppo a carbone che si presenta come meramente ipotetica, non preoccupandosi da ultimo di imporre l’adempimento delle prescrizioni in ordine alla collocazione delle centraline sulle emissioni»....... Continua a leggere su La Stampa
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