NIENTE CARBONE A PORTO TOLLE
Niente carbone in Italia
Genova, La Spezia, Marghera e Fusina (Venezia), Bastardo (Perugia), Torrevaldiga Nord (Civitavecchia), Sulcis (Carbonia Iglesias) e Brindisi Sud, tutte di proprietà Enel; Brescia e Monfalcone di A2A; Brindisi Nord di Edipower; Vado Ligure (Savona) di Tirreno Power; Fiume Santo (Sassari) di E.On.
Sono queste le 13 città italiane che ospitano una centrale a carbone.
Sono questi i nomi delle 5 società che le gestiscono.
Gli ex amministratori di Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni, sono stati condannati per disastro ambientale. Tirreno Power è sotto inchiesta per disastro ambientale e omicidio colposo. Il direttore della centrale E.On è indagato per inquinamento.
Il carbone è una fonte di energia sporca.
Nelle settimane passate, dopo anni di contenziosi, iter burocratici e battaglie legali, Enel ha annunciato ufficialmente il ritiro del progetto di conversione a carbone della sua centrale di Porto Tolle. Sarebbe divenuta una delle più grandi di questo tipo in tutta Europa, piazzata nel delta del Po.
Il passo indietro è stato salutato con entusiasmo dalle associazioni ambientaliste e da tutti coloro che si sono battuti per impedire la conversione a carbone. Ha chiarito l’Enel: «A fronte dell’evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni, tanto è durato l’iter autorizzativo – peraltro non ancora concluso – per la riconversione della centrale di Porto Tolle, nuove alternative devono essere esaminate per l’impianto polesano alimentato a olio combustibile».Insomma, lo scenario è cambiato: i consumi elettrici sono precipitati e lo sviluppo delle fonti rinnovabili d’energia (circa il 40% della corrente elettrica prodotta in Italia) tengono spente molte centrali, che ora producono perdite invece di chilowattora. I manager di Enel, come di altre società, non sono stati capaci di prevedere queste dinamiche. Riassumere gli attacchi alle rinnovabili pronunciati negli ultimi anni degli strapagati dirigenti delle nostre grandi aziende energetiche (Paolo Scaroni, ex a.d. di Enel e Eni, in testa) è impossibile. Qualcuno pagherà per questi errori?
In ogni caso, nonostante il ritiro del progetto di riconversione di Porto Tolle rappresenti un primo passo verso l’abbandono della “strategia fossile”, in Italia restano 13 centrali a carbone più o meno attive.
Greenpeace invita a firmare la petizione per chiedere di abbandonare definitivamente le fonti fossili pericolose
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Firma la Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, chiedi un futuro pulito e sicuro per l'uomo e per l'ambiente.
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