Tratto da La Stampa
Cina, disastro ambientale: sono 670 mila i morti nel 2012 per l’utilizzo del carbone.
Inquietante statistica dei ricercatori di Pechino: le micro particelle inquinanti hanno portato a decessi prematuri causati da infarti, cancro ai polmoni, malattie cardiovascolari e ostruzione polmonare cronica.
Il quotidiano disastro ambientale cinese è da oggi parzialmente definito da una nuova cifra: 670 mila morti premature solo nel 2012, per decessi direttamente causati dall’utilizzo di carbone. La statistica è stata compilata da un gruppo di ricercatori dell’università di Tsinghua, a Pechino, dell’Università di Pechino e dall’Accademia cinese per la pianificazione ambientale, che hanno determinato che le micro-particelle inqinanti, in particolare quelle inferiori ai 2.5 microgrammi ( da cui il loro nome, PM2.5, le cui minuscole dimensioni le rendono particolarmente pronte ad insediarsi in profondità nei tessuti polmonari) hanno portato a morti premature nella forma di infarti, cancri ai polmoni, malattie cardiovascolari e ostruzione polmonare cronica.
Secondo i dati messi a punto dai ricercatori cinesi, dunque, 157 milioni di persone vivono in aree in cui il concentramento di PM 25 è di 10 volte superiore ai limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale per la Salute. Lo studio si è concentrato unicamente sui decessi prematuri accertati, e non ha dunque fatto stime legate a malattie come l’asma o allergie aggravate dall’inquinamento da carbone – e non ha nemmeno preso in considerazione malattie o decessi causati da altri tipi di inquinamento, che sia dell’aria, dell’acqua o dei terreni. Così, questo già terribile 670,000 è solo una parte del costo annuale in vite umane della crescita industriale a rompicollo della Cina, che fino a poco tempo fa funzionava seguendo il principio di “prima crescere, poi ripulire l’ambiente”. Due anni fa la rivista medica di riferimento, The Lancet, aveva stabilito che i decessi annuali prematuri in Cina, dovuti a tutti i tipi di inquinamento dell’aria, sono 1.2 milioni. Ora sappiamo che più della metà di questi è causata direttamente dall’utilizzo diffuso di carbone come fonte energetica.
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