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05 novembre 2014

Centrali termoelettriche a carbone, tra calo della domanda e inchieste giudiziarie: è giunta l’ora del cambiamento.......

Tratto da Genova.erasuperba.it

Centrali termoelettriche a carbone, tra calo della domanda e inchieste giudiziarie: è giunta l’ora del cambiamento?

Il gruppo Enel a metà ottobre ha annunciato l’intenzione di dismettere una ventina di centrali termoelettriche alimentate a fonti fossili (in particolare a carbone) sul territorio nazionale. Nell’attuale contesto economico, dove convivono overcapacity, una domanda in calo che non si riprenderà, e la concorrenza delle fonti rinnovabili «Alcuni impianti termoelettrici non risultano più competitivi – ha spiegato l’a.d. Enel Francesco Starace in audizione alla Commissione Industria del Senato - Parte di essi possono avere un futuro nelle rinnovabili, oppure essere soggetti a reindustrializzazione, altri vanno riprogettati come spazi urbani. Per le circa 700 persone occupate negli impianti non abbiamo nessuna criticità occupazionale, se non qualche trasferimento qua e là, saranno riallocati in altre parti dell’azienda o andranno in pensione».

Si profila così all’orizzonte un netto cambio di passo, da parte di uno dei maggiori gruppi energetici del Paese, che sembra voler sfruttare a dovere il potenziale delle fonti pulite, finalmente riconosciute quali elementi tecnologicamente maturi, capaci di fornire un prezioso contributo per alimentare il sistema elettrico italiano, e nel contempo ridurre l’impatto ambientale dovuto alle emissioni inquinanti generate da strutture sovente vetuste o tecnicamente antiquate.
Attualmente in Italia le centrali a carbone sono 13, di cui 3 in Liguria: la Centrale Enel di Genova – ubicata proprio sotto alla Lanterna – che sarà completamente dismessa nel 2017; e la Centrale Enel di La Spezia, che invece gode di un’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) fino al 2021. E poi c’è il caso a parte della Centrale Tirreno Power di Vado Ligure, sotto sequestro dal marzo scorso nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Savona per disastro ambientale. I sindacati di categoria (Cgil Filctem, Cisl Flaei , Uil Uiltec ) sono già sul piede di guerra e chiedono un tavolo dedicato al ministero dello Sviluppo economico «L’Enel è forte non solo perché distribuisce energia elettrica, ma perché la produce – ha affermato Emilio Miceli, segretario generale della Cgil Filctem – Il piano annunciato è pesante, sensazionalistico, privo di razionalità, e noi lo contrasteremo». Ma la vertenza non riguarda solo l’Enel, infatti, già da tempo le organizzazioni sindacali e Tirreno Power hanno iniziato a sottoscrivere accordi per ammortizzatori sociali nelle imprese del gruppo.

La situazione delle centrali a carbone in Liguria: Genova chiude entro il 2017

La centrale di La Spezia sta proseguendo l’attività secondo il rispettivo decreto di ambientalizzazione. La centrale a carbone di Genova, invece, segue il percorso di graduale dismissione definitiva entro il 2017. «I due gruppi principali sono stati chiusi (uno nel 2012, e l’altro alla fine del 2013), adesso rimane solo un gruppo che funzionerà esclusivamente in caso di bisogno»........
A Vado Ligure, invece, la situazione è evidentemente precipitata. ..........

Lavoro e salute non in contrapposizione: riconvertire gli impianti e riqualificare i lavoratori
Per gli ambientalisti l’annunciata dismissione di una ventina di centrali Enel alimentate a fonti fossili e la loro auspicabile riconversione – è ovviamente una buona notizia. 
«Finalmente si prende atto che il settore termoelettrico segna il passo - spiega Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – In Italia eravamo già in sovrapproduzione. Nel frattempo abbiamo avuto l’affermazione delle fonti rinnovabili, che per altro sono state rallentate da incentivi venuti meno. Comunque, in alcune fasi dell’anno, abbiamo già potuto constatare come la parte prodotta da fonti energetiche pulite sia stata prevalente rispetto a quella prodotta da fonti fossili. InoltreEnel dispone di impianti spesso vetusti, quindi è un bene che essi siano sostituiti e magari riconvertiti».
È questo il caso della centrale di Genova. «Enel ha rinunciato a chiedere una nuova Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) per produrre dopo il 2017 – continua Grammatico – Due gruppi sono già stati chiusi, mentre uno funzionerà solo in caso di necessità. Per ora non ci sono dati su eventuali riduzioni dell’inquinamento. Però c’è un dato oggettivo: ogni qual volta si spegne una simile unità da combustione, vedi ad esempio l’altoforno Ilva di Cornigliano, oppure la stessa Tirreno di Vado Ligure, si registra una contestuale discesa delle emissioni inquinanti».
Ma a Genova e Vado Ligure il pericolo è rappresentato dalla presenza di parchi carbone – i cosiddetti “carbonili” – scoperti, ovvero collocati in zone esterne e all’aria aperta, con tutte le conseguenze negative del caso. «I parchi carbone scoperti sono molto pericolosi – sottolinea Grammatico – Per questo motivo vengono periodicamente bagnati. I carbonili rimarranno una criticità fin quando la centrale di Genova non sarà definitivamente chiusa». Ma in passato non sono mancati i problemi, e nel 2013 la centrale genovese è finita nel mirino della Procura con l’apertura di un fascicolo per violazioni di tipo ambientale.
Per la centrale Tirreno Power di Vado Ligure, invece, si attende il prossimo 18 novembre, quando l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) sarà ridiscussa in sede ministeriale. «Oggi l’azienda dichiara di non riuscire a rispettare le prescrizioni, ed in pratica ha ammesso la sua incapacità a fare gli investimenti necessari – continua Grammatico - La Procura, però, è stata molto chiara: o saranno realizzati gli adeguamenti necessari, oppure la centrale non riaprirà i battenti. D’altronde, dal punto di vista medico-scientifico sono evidenti i danni prodotti nei decenni scorsi».
In prospettiva futura, secondo il presidente di Legambiente Liguria, è necessario ragionare sulla riconversione degli impianti e sulla riqualificazione dei lavoratori «Questi grandi colossi dell’energia, Enel, Tirreno Power, ecc., all’interno del loro business hanno sviluppato anche il segmento delle rinnovabili. Noi allora proponiamo di spegnere le centrali a carbone, ma nel contempo di riqualificare la manodopera, comunque dotata di conoscenze e capacità tecniche importanti che non vanno disperse. Per fare tutto ciò occorre una visione lungimirante, e la redazione di nuovi piani industriali. ...........
 Matteo Quadrone  QUI L'ARTICOLO INTEGRALE
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Riportiamo il nostro post del 30 ottobre del 2013
NEL  SERVIZIO "LA VIA DEL CARBONE" di Rita Rocca   L'INTERVISTA AL DOTT. GIOVANNI GHIRGA - 
IL DANNO PIU' GRAVE E' QUELLO AL CORREDO GENETICO CHE SI PUO' TRASMETTERE 
PER  3 GENERAZIONI.
Slide del Medico Isde G.Ghirga
Slide del Medico Isde G.Ghirga

L' impatto derivante da una centrale elettrica è massimo entro un raggio di 30 miglia(48 Km dalla ciminiera).

Le ricadute delle 3 centrali  a carbone liguri interessano praticamente tutto il territorio regionale




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