Tratto da Greenreport
[24 novembre 2014]
Secondo dei documenti del governo tedesco dei quali è entrata in possesso la Reuters, «La Germania sta lavorando su una nuova legge che obblighi le compagnie energetiche a chiudere diverse centrali elettriche a carbone per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici».
Secondo un progetto di legge redatto dal ministero dell’economia della grande coalizione democristiana-socialdemocratica , le aziende energetiche saranno invitate ridurre le emissioni di CO2 per almeno almeno 22 milioni di tonnellate entro il 2020.
La misura non comprende le circa 50 strutture per le quali è già prevista la dismissione, il che significa che dovranno essere chiuse altre 8 grandi centrali elettriche a carbone.
La locomotiva dell’economia europea punta a ridurre del 40% le sue emissioni di gas serra entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, ma il ministero dell’ambiente tedesco aveva già avvertito che con l’attuale trend la Germania rischia di fallire clamorosamente l’obiettivo di 5 o 8 punti percentuali.
La Germania è stata a lungo il Paese simbolo del boom delle energie rinnovabili, che attualmente rappresentano circa il 25% della produzione di energia complessiva, ma gli ambientalisti ed i Verdi criticano la Grosse Koalition perché per uscire dal nucleare ha deciso di incrementare la sua dipendenza dal carbone, che nel 2013 ha rappresentato quasi la metà della produzione di energia della Germania......
Il ministro dell’economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, oggi incontrerà i capi delle imprese energetiche tedesche a Berlino, ma fonti delle imprese hanno fatto sapere che, se le nuove regole obbligheranno a chiudere nuove centrali, chiederanno un risarcimento al governo.
L’intero pacchetto di nuove misure climatiche dovrebbe essere approvato dal governo Merkel il 3 dicembre e comprenderà anche misure per aumentare l’efficienza energetica. La coalizione rosso-nera vuole portare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al 40 – 45% della produzione di energia entro il 2025 ed al 55 – 60% entro il 2035, obiettivi certamente ambiziosi per un Paese fortemente industrializzato e superiori a quelli approvati dall’Unione europea ad ottobre.
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