DIRIGENTE MISE in Procura " Energia, oggi in Italia la capacità produttiva è sovrabbondante."
........Un atteggiamento che è stato interpretato, al di là delle dichiarazioni formali, come un «no» ufficioso alla possibilità di modificare le conclusioni del parere istruttorio che quindi potrebbe andare in conferenza dei servizi così com’ è. E di conseguenza sarebbe ritenuto «irricevibile» dall’azienda. A quel punto i margini di trattativa sarebbero di fatto azzerati: prendere o lasciare.
Uno scenario che, per azienda e lavoratori, appare drammatico già da oggi.
In questi giorni, oltretutto, si sta combattendo neanche troppo sottotraccia una battaglia mediatica che ha visto dichiarazioni contrapposte da parte di sindacalisti, esponenti di spicco del settore energetico nazionale, rappresentanti del governo.
Mercoledì i vertici dell’azienda e i sindacati erano tornati da un incontro al ministero dello Sviluppo economico con una importante rassicurazione, così sintetizzata da un comunicato ufficiale del Ministero stesso: «E’ emerso con chiarezza che il Mise ritiene quella di Vado una centrale importante per il territorio e per il sistema energetico italiano».
Il vertice romano era presieduto da Giampiero Castano, responsabile dell’Unità di gestione delle crisi aziendali.
Praticamente nelle stesse ore, però, in Procura a Savona - nel corso di un’audizione davanti al procuratore Granero e al sostituto Paolucci - il direttore generale del settore mercato elettrico dello stesso ministero, Rosaria Fausta Romano, aveva dichiarato cose un po’ diverse: ad esempio, che «la capacità produttiva di energia in Italia è ampiamente sovrabbondante».
Due dirigenti, due tesi per certi versi contrapposte? Chissà. Di sicuro in queste settimane il refrain sulla necessità di«sfoltire» la produzione energetica nazionale è continuo.
Lo ha dichiarato l’amministratore delegato di Enel, Starace («le centrali a carbone nei centri urbani non sono riconvertibili e vanno chiuse»), lo ha ribadito con altri
argomenti il collega Del Fante, ad di Terna (il maggior gestore di reti elettriche), il quale in una lunga audizione al Senato ha affermato che l’Italia ha raggiunto un margine di riserva di generazione elettrica di ben 24,8 gigawatt rispetto ai «soli» 1,3 gigawatt di 10 anni fa, a fronte di una domanda pressoché stabile tra 2010 e 2013.
Sfoltire, insomma. Chiudere, depotenziare. E il viceministro dello Sviluppo Economico, De Vincenti, parlando in un convegno a Milano, aveva anche quantificato: dovrà chiudere una centrale su quattro.
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