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29 gennaio 2015

La Stampa: Centrale, da marzo a oggi solo ipotesi di reato doloso.

Tratto da La Stampa 

Centrale, da marzo a oggi solo ipotesi di reato doloso

L’ordinanza di sequestro degli impianti a carbone considerata “spartiacque” tra le accuse                                MARCO RAFFA

Nell’inchiesta della Procura di Savona su Tirreno Power che ha portato a 47 iscrizioni nel registro degli indagati per disastro ambientale, ci sono «condotte», cioè ipotesi di reato contestate agli indagati, sia dolose che colpose. E se fino all’11 marzo scorso, quando il gip Fiorenza Giorgi sequestrò i gruppi a carbone della centrale, si ipotizzano anche condotte colpose, da quel momento in poi le ipotesi di reato individuate dalla Procura sono tutte dolose.

Da quel momento, insomma, secondo gli inquirenti, chi si è mosso per far ripartire l’attività reiterando i reati di inquinamento e danno per la salute, lo ha fatto in modo consapevole, doloso appunto. «Non poteva non sapere». 
Non è una svolta da poco quella che filtra dai corridoi del sesto piano di palazzo di giustizia. Che le posizioni dei 47 (finora) indagati per Tirreno Power non fossero univoche lo si sapeva da sempre: capicentrale, direttore generale dell’azienda, funzionari regionali, il governatore Burlando, alcuni assessori, responsabili dei ministeri e dell’Ist, l’istituto tumori di Genova, i sindaci di Vado e Quiliano. Tutti insieme appassionatamente, ma non tutti nella stessa barca se è vero che lo spartiacque è rappresentato proprio dalle 44 pagine dell’ordinanza di sequestro dei gruppi a carbone. Prima, era forse possibile che «non si sapesse» che, a dispetto dei limiti di legge, l’attività della centrale aveva pesanti ricadute su ambiente e salute. «Dopo», questa scusante non sarebbe più invocabile. Anche se, va detto, i dubbi, gli allarmi, le prese di posizione anche ufficiali e di prestigio (da parte dell’Ordine provinciale dei medici, per esempio) c’erano stati anche prima, sostanzialmente inascoltati e sottovalutati.

È il tema di fondo su cui si è scatenata la querelle che ha visto protagonista il governatore Burlando: dopo aver appreso di essere indagato, il presidente della giunta regionale ha tirato in ballo uno «studio dell’Istituto superiore di sanità» di cui la Regione era in possesso e che sostanzialmente avrebbe messo in discussione la consulenza epidemiologica della Procura di Savona. Giustificando quindi le scelte politico-amministrative della giunta, ultimo il «sì» all’ultima Aia licenziata dal ministero dell’Ambiente. In quell’occasione, dopo il dietrofront dei Comuni di Vado e Quiliano, che avevano alla fine concordato con il parere istruttorio Ippc (fase unica per il riavvio degli impianti), in Conferenza stampa la Regione era stata l’unica, votando contro, a sostenere una posizione - con tanto di delibera - secondo cui la centrale doveva ripartire in due fasi. La versione, per così dire, meno restrittiva e più vicina ai «desiderata» dell’azienda. Una posizione che la Procura ha certamente «attenzionato» al pari di altre .

Ieri il governatore Burlando è tornato sul caso del documento dell’Istituto superiore di sanità: «Non tocca a me commentare giudizi tecnici. C’è difficoltà perché soggetti diversi hanno riscontri diversi sulle conseguenze delle emissioni della centrale». E ancora: «Non faccio più commenti su questa vicenda. È giusto fermarmi qui. Sono a disposizione degli inquirenti se vogliono ascoltare anche me dopo avere ascoltato i miei assessori e i funzionari». Va detto che, dopo aver acquisito ad aprile 2014 il documento datato 28 gennaio, la Procura aveva convocato le autrici, le dirigenti Iss Stefania Salmaso e Loredana Musumeci. Una lunga «conversazione» con i consulenti della Procura da cui era emerso che al momento di stilare il loro testo, gli esperti dell’Iss non avevano avuto a disposizione l’intera consulenza ma soltanto un testo parziale.

Infine le vicissitudini societarie: ieri Bloomberg ha diffuso una hard news secondo cui sabato scade la moratoria del debito che Tirreno Power ha verso le banche (894 milioni di euro). 

Per domani è convocata l’assemblea degli azionisti che deciderà le strategie per evitare il default.

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