Tratto da L'Opinione
Prescrizioni e Italia ancora... fuorilegge
di Valter Vecellio
.......Giorni fa l’Ansa ha diffuso un focus passato inosservato, che ci viene segnalato da Massimiliano Iervolino che da sempre segue il filone diciamo così ambientale, rifiuti, il loro smaltimento illegale. Vicende a cui ha dedicato più di un libro. È un focus molto interessante: dall’Ilva all’inquinamento del fiume Lambro è ricca la mappa dei processi incentrati sull’ambiente che rischiano la prescrizione.
Che si tratti di “disastro” o smaltimento illegale, sulla mappa degli uffici giudiziari che si occupano di ecologia sembra incombere il pericolo dello “stop”, del nulla di fatto. Segue un’analisi dettagliata che mette in fila i principali “eco-processi” italiani finiti prescritti o a rischio prescrizione.
Quelli prescritti: discarica Pitelli di La Spezia: prescritti i reati ambientali, e nel 2011 sentenza di assoluzione per tutti gli imputati accusati di disastro ambientale; il petrolchimico di Porto Marghera; il processo Cassiopea, sui rifiuti tossici); quello sulla discarica del Vallone, a Campo dell’Elba; il processo Artemide relativo al traffico illegale di sostanze tossiche provenienti dallo stabilimento Pertulosa di Crotone; i mercanti dei rifiuti; operazione agricoltura biologica.
I processi a rischio prescrizione sono: impianto di Colleferro; discarica Valle del Sacco; disastro Fiume Lambro; parte del processo per la raffineria Tamoil a Cremona; la bonifica di Santa Giulia; processo Poseidon; processo relativo all’inchiesta sulla presunta gestione illegale dell’impianto a biomassa gestito dalla Riso Scotti Energia. I processi archiviati: petrolchimico Brindisi; operazione Mar Rosso. Di disastro ambientale si parla per Vado Ligure; di inquinamento ambientale per la discarica di Bussi. I numeri dicono più di qualsiasi discorso: ogni anno in Italia vengono accertati oltre 30 mila reati contro l’ambiente, quasi 4 all’ora; discariche abusive, inquinamento e quant’altro legato a questi traffici illegali, si è calcolato fruttino alle organizzazioni criminali qualcosa come 17 miliardi di euro l’anno.
In parallelo, continua ad aumentare il numero di sentenze della Corte di Strasburgo che l’Italia non esegue, e resta alto il numero di quelle per cui non paga gli indennizzi previsti. Lo certifica il rapporto pubblicato dal Consiglio d’Europa.
Trarre il succo da questi fatti è cosa che si può facilmente fare; sempre che questi fatti siano portati a conoscenza.
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