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10 marzo 2015

Tratto da  Ninin .
Ma il carbone di Vado non doveva iniziare la migrazione verso Monfalcone da oggi?

 Il 9 marzo....... la data in cui avrebbe dovuto iniziare il maxitrasporto di carbone dal carbonile di Tirreno Power a quello della centrale A2A di Monfalcone (Gorizia). Manco a dirlo nulla si è mosso

L’ufficio stampa A2A, sollecitato per iscritto sin dalla scorsa settimana, si sta trincerando dietro il cortese silenzio delle segretarie. Restiamo fiduciosi mentre prendiamo contatti con autorevoli colleghi del goriziano e scopriamo un paio di cosette decisamente gustose:
1) La centrale a carbone di Monfalcone non solo è sotto inchiesta, ma è DEL TUTTO PRIVA dei filtri per l’abbattimento degli ossidi di azoto (DeNox)
2) il carbonile della centrale A2A si sviluppa su una superficie pari ALLA META’ di quello di Vado Ligure. Dove le metteranno 200.000 Tonnellate di minerale, si chiedono da quelle parti e non solo.

In uno studio commissionato dalla stessa A2A e conclusosi nel giugno 2014, che non dovrebbe per logica essere troppo duro nei confronti dell’azienda (quotata in Borsa) si legge:

“Poiché il costo dell’impianto DeNOx è stimato dell’ordine dei 25 milioni di euro e i costi di costruzione della centrale sono stati da tempo ammortizzati – il gruppo 1 è del 1965, il gruppo 2 del 1970 – non è difficile valutare che l’assetto più conveniente per l’azienda esercente è quello attuale, protraendo il più a lungo possibile l’esercizio di impianti vecchi già oggi. Infatti, ripagati in poco tempo i costi del DeNOx, ogni kWh venduto è PURO UTILE. 

Rispetto a questo scenario diventa doveroso valutare il prezzo che è stato già pagato dalla popolazione in termini di danni ambientali e sanitari. Il computo dei danni ambientali richiede un approfondimento e dei tempi che esulano dalle possibilità di questa commissione. Sul danno sanitario invece si possono fornire valutazioni di indubbia rilevanza.”

“Questa Commissione tecnico-scientifica sente il dovere di sottolineare la gravità del danno sanitario e ambientale, sicuramente significativa negli oltre 40 anni di vita dei gruppi a carbone, alle amministrazioni interessate, per ulteriori azioni di approfondimento e di eventuali azioni di risarcimento nei confronti dei responsabili dell’esercizio della CTE nel corso degli oltre 40 anni di suo funzionamento. 
I danni alla salute, attese le dinamiche atmosferiche (vedi 1.3) e le caratteristiche della CTE di Monfalcone riguardano il territorio nazionale, e probabilmente non solo esso. Una parte significativa ha interessato il territorio attorno alla centrale; per averne una stima si deve poter disporre di vari dati, a partire dalla serie storica delle condizioni atmosferiche locali (vedi 1.3). 
Non è competenza di questa Commissione tecnico-scientifica approfondire le possibili stime e i diversi modelli da applicare per valutare gli impatti sulla salute legati al funzionamento della CTE di Monfalcone, ma vengono forniti alcuni dati significativi che indicano la necessità di opportuni ulteriori accertamenti di tipo sanitario.”
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