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07 maggio 2015

International Energy Agency: la transizione verso le fonti pulite deve accelerare il passo

Iea: la transizione verso le fonti pulite deve accelerare il passo
Il progresso delle tecnologie pulite è ancora troppo lento: l’Agenzia internazionale dell’energia(Iea, International Energy Agency) torna a battere su questo tasto con il nuovo rapporto Energy technology perspectives 2015. Nella sua veste più “ambientalista”, se così si può dire, l’organizzazione basata a Parigi vuole ricordare ai Paesi di tutto il mondo che la visione “business-as-usual” è insostenibile, perché senza investire di più e meglio nell’economia verde e nelle fonti pulite, quindi con misure aggiuntive rispetto alle attuali politiche, l’abbattimento delle emissioni inquinanti resterà un miraggio. Lo scenario tracciato invece dalla Iea è il cosiddetto 2DS, il cui obiettivo è cercare di limitare il surriscaldamento medio terrestre a due gradi centigradi.
Il mix energetico planetario dovrà trasformarsi radicalmente, puntando a tagliare del 40% le emissioni cumulative di CO2 da combustibili fossili entro il 2050. Un traguardo che, per essere raggiunto, non potrà fare a meno di un accordo mondiale sulle concrete misure salva-clima, da definire nei prossimi negoziati Onu di Parigi a dicembre. Secondo le stime dell’Agenzia, i governi spendono circa 17 miliardi di dollari l’anno per attività di ricerca e sviluppo in campo energetico. Questa cifra, tuttavia, dovrà almeno triplicare, grazie anche a una più stretta collaborazione tra pubblico e privato, mirata a costruire un’economia sempre meno dipendente dalle fonti tradizionali (gas, carbone e petrolio). Per la prima volta da quando la Iea pubblica i suoi studi, purtroppo, nessuna delle tecnologie considerate è in linea con l’evoluzione prospettata dallo scenario 2DS. Perfino le rinnovabili sono adesso complessivamente in ritardo, essendo passate dal semaforo verde del precedente rapporto al colore arancione, che significa che la loro avanzata, per quanto consistente, sta procedendo a un ritmo più basso di quello richiesto.

Il punto critico è che ogni anno che passa, fa crescere l’ammontare totale degli investimenti necessari per “ripulire” il mix energetico dai carburanti fossili. Quindi l’attendismo dei governi – perfettamente testimoniato dall’impasse su ogni ipotesi di intesa globale per la lotta ai cambiamenti climatici – continua a spostare in avanti la soluzione del problema, aggravandone i costi. 
 Le fonti pulite insomma, al pari di altri settori (efficienza nell’edilizia, mobilità elettrica, reti intelligenti) ora dovranno accelerare con forza maggiore, per mantenersi in linea con il quadro di “decarbonizzazione” elaborato dalla Iea. 
Per non parlare di quelle tecnologie da bollino rosso, come le centrali a carbone e lo stoccaggio della CO2. Le prime sono le più inquinanti sulla scena della produzione energetica.......Continua  a leggere su energymanagernews.it


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