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24 giugno 2015

Il tema dell'energia e di come nutrire i processi produttivi.


Tratto da Communianet.org

Narrazioni tossiche dell'emergenza per il controllo di cibo ed energia.

Controllate il petrolio e controllerete le nazioni. Controllate il cibo e controllerete i popoli.
Henry Kissinger (segretario di stato USA dal 1969 al 1977), 1970.
Questa affermazione riassume in modo molto efficace l’interesse strategico da parte del potere politico ed economico rispetto a due settori fondamentali come il cibo e l’energia.
Entrambi al centro della grande vetrina espositiva mondiale, che ha aperto le porte il 1 maggio 2015 a Milano; sebbene Expo 2015 abbia come focus la nuova narrazione sul tema del diritto al cibo, a una alimentazione sana e sostenibile ("nutrire il pianeta"), il sottotitolo introduce un esplicito riferimento all‘altro tema storicamente centrale nello sviluppo delle relazioni geo-politiche a livello globale: l’energia ("energia per il pianeta").
Non si tratta di un'espressione casuale, ma di un binomio in cui ciascun elemento ha un proprio peso specifico e nello stesso tempo influenza le dinamiche dell’altro. Non a caso tra gli sponsor principali c’è l’ENI, coinvolta in un enorme scandalo in Nigeria con accuse di tangenti e predatrice di risorse naturali in molti paesi africani e asiatici. E non manca nemmeno l’ENEL che in Italia è il primo emettitore di CO2 a causa della produzione di gran parte dell’energia elettrica con centrali a carbone...........

Il tema dell'energia e di come nutrire i processi produttivi.
L’approccio utilizzato per affrontare il tema del cibo è del tutto analogo a quello utilizzato nel settore energetico.
Si pensi all‘emergenza legata al cambiamento climatico: il riscaldamento del pianeta è ormai innegabile alla luce dei dati scientifici che ne rivelano l’entità e le cause.
Il V rapporto GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sui Cambiamenti Climatici all'interno dell'ONU) chiarisce che: “le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione di combustibili fossili e dei processi industriali hanno contribuito per il 78% sul totale delle emissioni di gas a effetto serra dal 1970 al 2010, con un contributo simile in percentuale dal 2000 al 2010”. 
Il contributo dei diversi gas tra il 1970 e il 2010 conferma che il problema essenziale è dovuto all’utilizzazione del carbone,del petrolio e del gas naturale come fonte di energia.
A questo problema i soggetti politici ed economici, in gran parte responsabili, propongono soluzioni sostanzialmente basate su nuove tecnologie e nuovi mix energetici, utili solo a protrarre situazioni di dominio dei grandi gruppi economici legati ai combustibili fossili, oltre che a incancrenire gli effetti del riscaldamento climatico......
Ricordiamo che il V rapporto descrive lo scenario meno drammatico, ma nello stesso tempo più difficile da raggiungere, come quello che prevede una stabilizzazione della concentrazione atmosferica a 430 ppm di CO2.
Per raggiungere tale obiettivo, trovandoci già a questo livello di emissioni, lo sforzo da realizzare sarebbe estremamente vincolante e anche colossale: nel 2050 le emissioni mondiali dovrebbero avere un ribasso dal 70 al 95% ( rispetto al livello del 2010); nel 2100, esse dovrebbero diminuire dal 110 a 120%. Questo scenario implica un riorientamento rivoluzionario in tutti i settori della vita sociale. ...
Per conseguire tale obiettivo ad esempio l’80% delle riserve conosciute di combustibile fossile dovrebbe restare sotto terra e mai essere sfruttato; ma a ben vedere queste riserve fanno già parte degli attivi delle compagnie petrolifere e delle famiglie regnanti degli Stati produttori (lo conferma l’investimento in nuovi metodi estrattivi quali le tar sands e lo shale gas). Non sfruttare queste risorse implicherebbe quindi la distruzione pura e semplice della maggior parte di questo capitale già contabilizzato.

Tuttavia, il ruolo dei combustibili fossili non è che un aspetto di una questione più vasta: per ridurre drasticamente le emissioni da qui al 2050, sapendo che queste emissioni provengono prima di tutto dalla conversione energetica, occorrerebbe per forza ridurre il consumo finale di energia e occorrerebbe ridurre la produzione materiale e i trasporti......
Sarà possibile senza pregiudicare il lavoro e, al contrario, favorendolo, se si redistribuiscono e soprattutto si ridefiniscono il lavoro, la ricchezza, i saperi e le tecnologie...... 
Come per l'emergenza alimentare anche per l'emergenza climatica la soluzione non può che essere l'autodeterminazione delle comunità che abitano i territori, a partire dai bisogni sociali diffusi, dalla consapevolezza delle risorse disponibili, dai saperi e dalle conoscenze, dalla capacità di costruire relazioni con altre comunità in una rete sempre più ampia e sempre più forte in grado di determinare una proposta di società alternativa da contrapporre a quella dominante che produce crisi, austerità, debito, povertà e insicurezza.

Per questo Expo da un lato e la prossima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici COP21, che si terrà a Parigi a fine 2015, dall'altro devono rappresentare tappe di un percorso collettivo di riflessioni, analisi e lotte calate nei territori, nella singola vertenza esemplare rispetto ai temi del cibo, dell'energia e dell'ambiente in generale........
Su Communianet.org l'articolo integrale

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