Narrazioni tossiche dell'emergenza per il controllo di cibo ed energia.
“Controllate il petrolio e controllerete le nazioni. Controllate il cibo e controllerete i popoli.”
Henry Kissinger (segretario di stato USA dal 1969 al 1977), 1970.
Henry Kissinger (segretario di stato USA dal 1969 al 1977), 1970.
Questa affermazione riassume in modo molto efficace l’interesse strategico da parte del potere politico ed economico rispetto a due settori fondamentali come il cibo e l’energia.
Entrambi al centro della grande vetrina espositiva mondiale, che ha aperto le porte il 1 maggio 2015 a Milano; sebbene Expo 2015 abbia come focus la nuova narrazione sul tema del diritto al cibo, a una alimentazione sana e sostenibile ("nutrire il pianeta"), il sottotitolo introduce un esplicito riferimento all‘altro tema storicamente centrale nello sviluppo delle relazioni geo-politiche a livello globale: l’energia ("energia per il pianeta").
Non si tratta di un'espressione casuale, ma di un binomio in cui ciascun elemento ha un proprio peso specifico e nello stesso tempo influenza le dinamiche dell’altro. Non a caso tra gli sponsor principali c’è l’ENI, coinvolta in un enorme scandalo in Nigeria con accuse di tangenti e predatrice di risorse naturali in molti paesi africani e asiatici. E non manca nemmeno l’ENEL che in Italia è il primo emettitore di CO2 a causa della produzione di gran parte dell’energia elettrica con centrali a carbone...........
Il tema dell'energia e di come nutrire i processi produttivi.
L’approccio utilizzato per affrontare il tema del cibo è del tutto analogo a quello utilizzato nel settore energetico.Si pensi all‘emergenza legata al cambiamento climatico: il riscaldamento del pianeta è ormai innegabile alla luce dei dati scientifici che ne rivelano l’entità e le cause.
Il V rapporto GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sui Cambiamenti Climatici all'interno dell'ONU) chiarisce che: “le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione di combustibili fossili e dei processi industriali hanno contribuito per il 78% sul totale delle emissioni di gas a effetto serra dal 1970 al 2010, con un contributo simile in percentuale dal 2000 al 2010”.
Il contributo dei diversi gas tra il 1970 e il 2010 conferma che il problema essenziale è dovuto all’utilizzazione del carbone,del petrolio e del gas naturale come fonte di energia.
A questo problema i soggetti politici ed economici, in gran parte responsabili, propongono soluzioni sostanzialmente basate su nuove tecnologie e nuovi mix energetici, utili solo a protrarre situazioni di dominio dei grandi gruppi economici legati ai combustibili fossili, oltre che a incancrenire gli effetti del riscaldamento climatico......
A questo problema i soggetti politici ed economici, in gran parte responsabili, propongono soluzioni sostanzialmente basate su nuove tecnologie e nuovi mix energetici, utili solo a protrarre situazioni di dominio dei grandi gruppi economici legati ai combustibili fossili, oltre che a incancrenire gli effetti del riscaldamento climatico......
Ricordiamo che il V rapporto descrive lo scenario meno drammatico, ma nello stesso tempo più difficile da raggiungere, come quello che prevede una stabilizzazione della concentrazione atmosferica a 430 ppm di CO2.
Per raggiungere tale obiettivo, trovandoci già a questo livello di emissioni, lo sforzo da realizzare sarebbe estremamente vincolante e anche colossale: nel 2050 le emissioni mondiali dovrebbero avere un ribasso dal 70 al 95% ( rispetto al livello del 2010); nel 2100, esse dovrebbero diminuire dal 110 a 120%. Questo scenario implica un riorientamento rivoluzionario in tutti i settori della vita sociale. ...
Per conseguire tale obiettivo ad esempio l’80% delle riserve conosciute di combustibile fossile dovrebbe restare sotto terra e mai essere sfruttato; ma a ben vedere queste riserve fanno già parte degli attivi delle compagnie petrolifere e delle famiglie regnanti degli Stati produttori (lo conferma l’investimento in nuovi metodi estrattivi quali le tar sands e lo shale gas). Non sfruttare queste risorse implicherebbe quindi la distruzione pura e semplice della maggior parte di questo capitale già contabilizzato.
Per raggiungere tale obiettivo, trovandoci già a questo livello di emissioni, lo sforzo da realizzare sarebbe estremamente vincolante e anche colossale: nel 2050 le emissioni mondiali dovrebbero avere un ribasso dal 70 al 95% ( rispetto al livello del 2010); nel 2100, esse dovrebbero diminuire dal 110 a 120%. Questo scenario implica un riorientamento rivoluzionario in tutti i settori della vita sociale. ...
Per conseguire tale obiettivo ad esempio l’80% delle riserve conosciute di combustibile fossile dovrebbe restare sotto terra e mai essere sfruttato; ma a ben vedere queste riserve fanno già parte degli attivi delle compagnie petrolifere e delle famiglie regnanti degli Stati produttori (lo conferma l’investimento in nuovi metodi estrattivi quali le tar sands e lo shale gas). Non sfruttare queste risorse implicherebbe quindi la distruzione pura e semplice della maggior parte di questo capitale già contabilizzato.
Tuttavia, il ruolo dei combustibili fossili non è che un aspetto di una questione più vasta: per ridurre drasticamente le emissioni da qui al 2050, sapendo che queste emissioni provengono prima di tutto dalla conversione energetica, occorrerebbe per forza ridurre il consumo finale di energia e occorrerebbe ridurre la produzione materiale e i trasporti......
Sarà possibile senza pregiudicare il lavoro e, al contrario, favorendolo, se si redistribuiscono e soprattutto si ridefiniscono il lavoro, la ricchezza, i saperi e le tecnologie......
Sarà possibile senza pregiudicare il lavoro e, al contrario, favorendolo, se si redistribuiscono e soprattutto si ridefiniscono il lavoro, la ricchezza, i saperi e le tecnologie......
Come per l'emergenza alimentare anche per l'emergenza climatica la soluzione non può che essere l'autodeterminazione delle comunità che abitano i territori, a partire dai bisogni sociali diffusi, dalla consapevolezza delle risorse disponibili, dai saperi e dalle conoscenze, dalla capacità di costruire relazioni con altre comunità in una rete sempre più ampia e sempre più forte in grado di determinare una proposta di società alternativa da contrapporre a quella dominante che produce crisi, austerità, debito, povertà e insicurezza.
Per questo Expo da un lato e la prossima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici COP21, che si terrà a Parigi a fine 2015, dall'altro devono rappresentare tappe di un percorso collettivo di riflessioni, analisi e lotte calate nei territori, nella singola vertenza esemplare rispetto ai temi del cibo, dell'energia e dell'ambiente in generale........
Su Communianet.org l'articolo integrale
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