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23 giugno 2015

L' Espresso:Cresce il fronte anti-carbone anche tra i grandi investitori

Tratto da l'Espresso ENERGIA

Cresce il fronte anti-carbone anche tra i grandi investitori

Nata nelle università, la campagna contro la fonte energetica più inquinante conquista il mondo del business. 


Cresce il fronte anti-carbone anche tra i grandi investitori
E pensare che quando tutto iniziò, nel 2008, sembrava uno dei tanti movimenti ambientalisti destinati a scomparire nel giro di un corso di laurea. «Una trovata simbolica», era il modo in cui veniva liquidato dagli esperti. I ragazzi di 350.org , un gruppo di universitari americani del Middlebury College, nello Stato del Vermont, in una manciata di anni hanno invece trasformato la propria passione in un lavoro.

Il motto “divest from coal” ha fatto breccia prima nel cuore degli atenei americani, convincendo oltre un centinaio di rettori a cancellare gli investimenti dei ricchi college nel carbone, considerata la più inquinante delle fonti fossili. Poi il messaggio ha superato i prati dei campus yankee, è arrivato nei consigli d’amministrazione delle più grandi banche mondiali. E le multinazionali del settore si sono dovute ricredere: altro che «trovata simbolica», quella del gruppetto di universitari capitanati dal giornalista e scrittore Bill McKibben,..... 
L’ultimo successo della campagna “disinvestire dal carbone” è arrivato a inizio giugno, quando il Parlamento norvegese ha deciso a maggioranza di imporre un obbligo al proprio fondo sovrano, il più grande al mondo grazie a una potenza di fuoco di 900 miliardi di dollari. Dal prossimo anno il fondo venderà tutte le sue partecipazioni in società che ricavano dal carbone il 30 per cento del fatturato o il 30 per cento dell’energia prodotta. Una rivoluzione che rischia di avere contraccolpi pesanti sul mercato. Secondo il governo di Oslo, infatti, verranno vendute quote per un valore complessivo di 4,5 miliardi di dollari, e tra le partecipazioni norvegesi ci sono anche parecchie aziende italiane: Acea, Iren, Hera, A2A, Terni Energia. C’è pure l’Enel, la più esposta sul settore, di cui il fondo possiede l’1,7 per cento. ......La società controllata dal ministero dell’Economia non fornisce la quota del fatturato legata al più antico dei combustibili fossili, ma fa sapere che nel suo mix energetico il carbone vale oggi il 29 per cento ed entro il 2019 scenderà al 23.

                 Produzione di energia elettrica da varie fonti.

DAL QATAR ALLA CHIESA ANGLICANA, TUTTI CONTRO
Il fondo sovrano scandinavo è solo l’ultimo dei giganti della finanza ad aver recepito il motto green degli ex universitari americani. A parte gli atenei, primo fra tutti quello di Harvard con i suoi 36,4 miliardi di dollari di patrimonio finanziario, alla lista degli anti-carbone nelle ultime settimane si sono uniti in tanti. La Chiesa Anglicana ha annunciato di non voler più scommettere i suoi 9 miliardi di sterline sul carbone. La stessa promessa è stata fatta dal Rockefeller Brothers Fund, il salvadanaio degli eredi di John D. Rockefeller, il più famoso e importante dei pionieri americani del petrolio. Motivazione ufficiale? Il carbone è il combustibile fossile più inquinante: a parità di energia prodotta - ripetono gli esperti - emette il doppio dell’anidride carbonica rispetto al gas. Le ragioni dell’annunciata fuga, però, non sono solo ambientali. Per Bank of America, che un mese fa ha assicurato di voler ridurre i finanziamenti ad aziende del settore carbonifero, il motivo è rappresentato da rischi economici «più urgenti» perché le regole del settore potrebbero diventare più stringenti, rendendo meno profittevoli i vecchi impianti, e il gas è destinato a rubare una grossa fetta di mercato grazie al suo minor impatto ambientale. Un ragionamento applicato anche da altri big della finanza come i francesi di Crédit Agricole e Axa, gli olandesi di Ing e i britannici della Barclays (ora controllata dal Qatar).
Insomma, tutti convinti che sia meglio ridurre gli investimenti nel carbone. D’altra parte lo dicono gli analisti, compresi quelli dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea). Nell’ultimo report sui cambiamenti climatici, pubblicato il 15 giugno, è stata chiara: se vogliamo evitare la catastrofe (equivalente a un aumento medio della temperatura globale superiore a 2 gradi rispetto al periodo pre-industriale) ci sono cinque cose da fare, tra cui il divieto di costruire nuove centrali a carbone a bassa efficienza e l’impegno a ridurre l’uso di quelle attuali. Consigli che arrivano in un momento cruciale. I Paesi del G7 si sono appena impegnati a ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra dal 40 al 70 per cento rispetto a quelle del 2010. Giovedì 18 giugno è stato Papa Francesco a tornare sul tema con l’enciclica “Laudato si’”, in cui ha definito «urgente» il bisogno di ridurre l’inquinamento . Tappe di avvicinamento alla Conferenza sul clima di Parigi, a dicembre, che dovrebbe portare ad un accordo vincolante sul taglio delle emissioni.....

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