Tratto da rovigoindiretta.it
Festa all’ombra della ciminiera per i “no carbone”, che salutano il parroco di Carbonara e sognano il Delta unito
Gli attivisti contro la riconversione della centrale Enel si sono dati appuntamento per una gita nelle lagune. Fra i presenti, oltre a don Giuseppe Mazzocco in procinto di partire per il Mozambico, anche il direttore esecutivo di Greenpeace Giuseppe Onufrio e l'avvocato Matteo Ceruti, che sul riconoscimento dell'Unesco sottolinea come “il Parco potrà decollare se diverrà nazionale”.“Il pericolo carbone è stato scongiurato e con esso un futuro nero – sottolineano gli attivisti – ora l’auspicio è che ogni opportunità di sviluppo sostenibile venga colta”.
PORTO TOLLE – Tra volpoche, folaghe, sterne, aironi, gabbiani e una miriade di altri uccelli. Con le tartarughe caretta caretta che girano intorno alle barche e i cefali che guizzano fuori dall’acqua delle valli da pesca e tra i canneti. Questa la cornice dell’incontro degli amici dei Comitati a difesa della salute e dell’ambiente del Polesine e di molti loro compagni di strada, occasione per salutare don Giuseppe Mazzocco che si avvia, dopo sette anni da parroco a Carbonara di Adria, a ripetere in Mozambico, l’esperienza missionaria già vissuta in Brasile per circa 9 anni e ringraziarlo per lo spirito, l’impegno e lo stimolo portato nel suo operato locale che lo hanno fatto diventare un punto di riferimento per i comitati polesani su ogni tema ambientale,
Tra i presenti, Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace, che con i suoi attivisti è stata protagonista di due clamorose scalate alla ciminiera della centrale Enel e di numerose altre iniziative contro il carbone, l’avvocato Matteo Ceruti, storico legale dei comitati ormai assurto a figura simbolo delle battaglie a difesa dell’ambiente in Italia e non solo, don Giuseppe Mazzocco, Giorgio Crepaldi dei Cittadini Liberi di Porto Tolle, anima del “no” al carbone a Polesine Camerini, Donata Fischetti di Italia Nostra, Eddy Boschetti del Wwf, Debora Furlan, Carlo Costantini, Luigi Gioli, Luigi Flamini, Vanni Destro e moltissimi altri storici attivisti dell’ambientalismo polesano e nazionale.
La gita ha preso le mosse dall’attracco della Sacca del Canarin, vicino a Polesine Camerini, sotto la ciminiera della centrale Enel ormai dismessa, come la definisce il sito internet della multinazionale elettrica, simbolo delle proteste degli attivisti, ed ha fatto tappa, passando attraverso un percorso pieno di sorprese e meraviglie, all’estremo avamposto deltino di Scanno Boa, per poi concludersi con un pranzo conviviale, “suggello – hanno sottolineato gli attivisti – del compimento di una battaglia comune”, arrivata al successo per la tenacia dei suoi protagonisti, ovvero il ritiro del progetto di riconversione a carbone della centrale elettrica.
Ciliegina sulla torta, il riconoscimento arrivato proprio in questi giorni per il Delta al completo (Emilia Romagna e Veneto) quale patrimonio Mab (Man and biosphere) dell’Unesco. Ed è proprio l’avvocato Matteo Ceruti a sottolineare l’importanza di questo passaggio: “L’Unesco ha fornito uno strumento che non deve essere lasciato cadere. Solo dalla presa di coscienza e responsabilità istituzionali, facendo del Parco del Delta un vero parco nazionale ricongiungendo la parte emiliano-romagnola e veneta sotto un’unica gestione e rivedendone seriamente il perimetro, includendo le aree lasciate fuori come lagune e altre importanti zone che ne diano il senso di interezza il Parco potrà decollare davvero anche come volano per l’economia locale”. Una dichiarazione di peso che guarda in prospettiva.
“Il pericolo carbone è stato scongiurato e con esso un futuro nero – sottolineano gli attivisti – ora l’auspicio è che ogni opportunità di sviluppo sostenibile venga colta”.
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