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12 settembre 2015

Tratto da Controlacrisi
Conferenza sul clima, quel buco nero delle centrali a carbone in Europa
Climate Action Network (Can), associazione internazionale di oltre 950 Ong ambientaliste, ha pubblicato una Mappa europea del carbone: 280 centrali a carbone presenti in 22 Paesi europei, di cui oltre 200 con un'età superiore ai 30 anni e quindi più inquinanti, coprono un quarto dei consumi Ue di elettricità e generano il 17% delle emissioni totali di gas a effetto serra, spiega il Can. E quindi alla prossima conferenza mondiale sul clima l’Europa deve presentarsi con una proposta chiara di chiusura. Alla richiesta fa eco il Wwf Italia, che esorta il governo Renzi a "presentarsi a Parigi da leader" facendo a meno degli impianti.
Stando ai dati, la nazione che inquina di più per via del carbone è la Germania, che nel 2014 ha emesso 255 milioni di tonnellate di CO2. Seguono la Polonia con 129 milioni e il Regno Unito con 87 milioni. L'Italia, con 39 milioni di tonnellate di CO2, è sesta, preceduta da Spagna (43) e Repubblica Ceca (41). 

La situazione sembra destinata a peggiorare. Nell'Ue, infatti, sono in fase di costruzione o di pianificazione altri 110 impianti, di cui 75 nella sola Turchia. Il Can sottolinea i costi pagati dagli europei in termini di salute - milioni di ammalati e 23mila morti all'anno riconducibili all'industria del carbone - e mappa le proteste contro le centrali nelle varie città del continente.
Per Kathrin Guttman, coordinatrice di Can Europa, "è necessario che i governi europei agiscano immediatamente per chiudere in modo definitivo con il carbone, soprattutto in vista della conferenza Onu sul clima di Parigi". All'appello si unisce Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf: "Con la stragrande maggioranza dei cittadini che vogliono si dica basta all'uso del carbone, non solo quelli vicini alle centrali, facciamo in modo che l'Italia arrivi a Parigi da leader".


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Papa Francesco, contro i cambiamenti climatici «il più grande nemico è l’ipocrisia»

[11 settembre 2015]                                                                                                                          di Luca Aterini
papa francesco 4
Nella lotta ai cambiamenti climatici non sono i vincoli economici l’ostacolo più duro da superare, né quelli tecnologici. «Qui il più grande nemico è l’ipocrisia». Le parole sono di Papa Francesco, che ha tenuto oggi in Vaticano un’udienza dedicata al tema della crisi climatica, a chiusura del meeting internazionale Giustizia ambientale e cambiamenti climatici – Verso Parigi 2015”, ricordando che «il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato: lo indicano fenomeni come i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e l’aumento degli eventi meteorologici estremi. Un tema la cui importanza e urgenza non possono essere esagerate».
Nonostante il Vaticano stesso possa e debba migliorare nelle azioni per una concreta via verso la sostenibilità, scevra da ipocrisie, la costante attività del Pontefice contribuisce con forza a una battaglia che da tempo aveva perso carica morale, e che si rinnoverà a fine novembre a Parigi per la Cop 21, un appuntamento essenziale dove la comunità internazionale dovrà rinnovare gli obiettivi da perseguire contro l’avanzamento del riscaldamento globale.
 Il più grande merito meeting appena conclusosi a Roma, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, è stato forse quello di ricordare la complessità dell’intreccio che dovrà essere affrontato a Parigi, al centro del quale è stato posto il cambiamento climatico.Leggi tutto

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