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13 settembre 2015

Cambiamenti climatici. Il presidente delle Isole Kiribati scrive ai leader del mondo - Uniamoci come una comunità globale e agiamo ora : fermiamo il carbone

Tratto da Omissisnews

Cambiamenti climatici. Il presidente delle Isole Kiribati scrive ai leader del mondo: fermiamo il carbone


Il popolo delle Isole di Kiribati, nell’Oceano Pacifico è forse il meno responsabile dei cambiamenti climatici, e tuttavia è uno dei più esposti alle conseguenze ormai sotto gli occhi di tutti. Ogni alta marea porta ora con sé danni e allagamenti. 
Così, la gente delle Isole Kiribati sa di persona che il cambiamento climatico non è soltanto una crisi ambientale, un tema da trattare ai convegni o una remota paura; per loro è già un disastro, e lo è anche per i diritti umani.
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Anote Tong è il presidente di questa repubblica insulare dell’Oceania e assiste al lento affondamento della sua nazione sotto il livello del mare che cresce, proprio a causa dei cambiamenti climatici in corso.
Ha scritto ai leader mondiali per porre fine all’estrazione del carbone, per fermare i progetti di nuove miniere e ridimensionare quelle esistenti.
Nella lettera ha ribadito ciò che aveva già detto a Parigi in novembre: “Uniamoci come una comunità globale e agiamo ora. La costruzione di ogni nuova miniera di carbone mina lo spirito e l’intento di qualsiasi accordo si possa raggiungere nel prossimo Cop 21 di Parigi, mentre por fine a nuove miniere di carbone ora renderà qualsiasi accordo raggiunto a Parigi un traguardo veramente storico”.
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Il traguardo sarebbe, e non soltanto per il presidente Anote Tong, farla finita con il carbone.
Secondo il Fmi, le sovvenzioni per l’energia nel 2015 si aggireranno complessivamente attorno ai 5,3 miliardi di dollari, ma il costo per l’ambiente e le vite umane, a valutarlo sarebbe di gran lunga maggiore. A fronte di un sempre maggior impegno profuso da molti paesi ormai, nella ricerca e nella realizzazione di impianti che sfruttino risorse rinnovabili e non impattanti per l’ambiente, Indonesia, India, Sud Africa e Australia stanno cercando di aumentare le esportazioni di carbone, aumentando il pericolo di cambiamenti climatici nel pianeta.
57ddcc7f7a1cce83fe2284a0bc72e14bL’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa) ha fatto sapere che la domanda di carbone è cresciuta a un tasso annuo di quasi il 4 per cento, ma potrebbe andare a picco già nel 2016. Ciononostante molti paesi stanno perseguendo attivamente una politica di espansione delle attività estrattive del carbone. Le stesse che siederanno a Parigi in dicembre portando con sé l’atteggiamento schizofrenico che le vuole impegnate nel combattere i cambiamenti climatici al tavolo delle trattative, per poi aumentare produzione e vendita di quello stesso carbone che i cambiamenti climatici provoca.
Cambiamenti che i 100.000 abitanti delle isole di Kiribati ha sotto gli occhi con crescente frequenza distruttiva.
Solo nel 2014 la repubblica ha acquistato oltre 2400 ettari di terra nelle isole Fiji, per far fronte alla richiesta interna di terreni agricoli, da sostituire a quelli erosi continuamente dal mare e provvedere all’alimentazione degli abitanti. Ma potrebbe non bastare: il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) afferma che livello del mare potrebbe aumentare ancora tra i 26 e gli 82 cm, oltre i 19 cm già erosi durante il Novecento.

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