Da non dimenticare
Le problematiche dei territori esposti ai benefici effluvi della centrale a carbone di Vado Ligure Quiliano vengono da lontano ed i decisori non possono avere l'alibi "non potevamo sapere ".....
Riportiamo un post tratto da Ninin del 29 agosto 2015
"BIOLOGI ITALIANI "ORGANO UFFICIALE DELL'ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI
Tirreno Power / Enel:
era il 1992
I tumori sono maggiormente incidenti nelle zone urbane e altamente industrializzate e pertanto tale fatto invoca il ruolo non trascurabile degli inquinanti atmosferici
"BIOLOGI ITALIANI "ORGANO UFFICIALE DELL'ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI
N°6 - GIUGNO 1992
LA CENTRALE A CARBONE ENEL DI VADO LIGURE:UN ESEMPIO DI INQUINAMENTO IN CITTA'
LA CENTRALE A CARBONE ENEL DI VADO LIGURE:UN ESEMPIO DI INQUINAMENTO IN CITTA'
Virginio Fadda - Isabella Chiesa
Nel n° 2 del bimestrale “VITA ITALIANA” della Presidenza del Consiglio dei Ministri del marzo-aprile ‘90, nell’articolo"La salute degli italiani" che descrive lo stato sanitario del paese nel 1988, si evidenziano come principali cause di morte le malattie del sistema cardio-circolatorio (44,70%) subito seguite dai tumori (26,6%).
Merita anche sottolineare che, mentre la mortalità per le malattie cardiache è cominciata a diminuire in modo consistente dal 47,8% del 1980 al 44,7% del 1987, al contrario, purtroppo, la mortalità per tumori maligni è in progressivo aumento: dal 22,3% del 1980 al 26,6% del 1987.
Inoltre i tumori sono maggiormente incidenti nelle zone urbane e altamente industrializzate e pertanto tale fatto invoca il ruolo non trascurabile degli inquinanti atmosferici.
A tale proposito, come risulta dalla Tab. A, si può notare un progressivo aumento della mortalità per tumore anche per la provincia di Savona. In Italia il numero di morti per tumore su 100.000 abitanti è passato da 188 del 1970, ai 236 del 1986; nella Provincia savonese si è passati dai 235 del 1970 ai 278 del 1986. Date queste premesse si ritiene quindi assai significativo considerare l'impatto ambientale di una centrale termoelettrica a carbone di 1280 MW di potenza installata su un territorio ampiamente urbanizzato. La centrale termoelettrica a carbone ENEL di Vado-Quiliano, situata nei pressi di Savona ( Fig. 1), è costituita da quattro gruppi di 320 MW, per una potenza totale di circa 1 300 MW. Nel maggio del 1988 la Commissione scientifica costituita dai professori Mattioli, Scalia, Cortellessa, Falqui e Marano, nel Convegno di Spotorno ne ha chiesto l’immediato depotenziamento e metanizzazione considerando il grave impatto ambientale di questa "Centrale in città".
Analizziamo quindi i principali inquinanti primari emessi durante la combustione dalla centrale a carbone e la loro distribuzione sul territorio savonese; in riferimento a quest’ultima i dati riportati sono relativi ad uno studio effettuato dall’Università di Trieste per conto della 7° USL Ligure. Inoltre sintetizziamo i principali effetti sulla salute umana, medio e lungo termine, dei principali inquinanti considerati.
CO
(t/a) (%)
87 0,2% 36.530 93,2% 2.585 6,6%
1.766 4,5% 39.202 100%
Ossidi di zolfo (SOx)
Lo zolfo contenuto nel carbone si ossida nella fase di combustione diventando anidride solforosa (S02). La luce solare trasforma la SO2 in S03 (anidride solforica) che, a contatto con l’umidità atmosferica si trasforma in acido solforico e quindi in solfati (S04).
La S02 oltre a produrre bronchite cronica, asma, enfisema polmonare e fibrosi polmonare, produce anche danno al vestibolo dell’orecchio (che presiede all’equilibriol con effetto di vertigine che diviene poi cronica.
Una centrale da 1280 MW come quella di Vado L. produce circa 235 tonnellate di SO2 al giorno.
Uno studio di ENEA e SNAMPROGETTI rivela che nell’anno 1986 l' ENEL ha contribuito per il 79% delle emissioni di S02 in provincia di Savona (Tab. B).
Facendo riferimento ad una centrale di 1 000 MW che brucia carbone al 3% di zolfo, è stato possibile valutare le concentrazioni nell’aria (valori medi annuali) rispettivamente per S02 ed S04, in rapporto con la distanza dalle ciminiere. Come mostra il grafico in Fig. 2, la concentrazione media è massima per la SO2 a circa 5 Km dalle ciminiere, mentre per i solfati (S04) il valore si mantiene pressochè costante da 5 fino ad 80 Km dalle ciminiere ed uguale a 1 ug/mc.
In uno studio del Governo Americano (The direct use of coal) si dice espressamente “per esposizione ai solfati si è stimato un coefficiente annuale di 3,25 morti per ogni 100.000 persone esposte ad una concentrazione di 1 ug/mc”. Considerando il totale della popolazione che vive su un territorio avente un’area di raggio 80 Km dalla centrale (Fig. 3), comprendente città quali Savona, Genova, Cuneo ed Alessandria, si può valutare quanto pericolosi risultino i solfati anche a bassa concentrazione.
Secondo lo studio dell’Università di Trieste di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico tramite licheni le aree di Savona e Vado L. presentano indice IAP( Index of Atmospheric Purity inferiore a 2, cioè con una media dei valori annui del 98° percentile della concentrazione di S02 maggiore di 90 ug/mc. (Fig. 4). A questo proposito è opportuno ricordare quanto il dott. Torcello aveva denunciato in due articoli del quotidiano ((La Stampa)) del 14 e 15 maggio 1981 e cioè che nel periodo di sperimentazione della centrale a carbone daI 21/02/79 al 30/09/80, le centraline dell’ENEL avevano registrato ben 740 volte valori di S02 compresi fra 0,10 e 0,20 ppm (0,10 ppm=280 ug/mc) e 1 6 volte valori compresi fra 0,31 e 0,92 ppm (il valore limite per legge della concentrazione di S02 era di 0,15 ppm).
Ossidi di Azoto (NOx)
Per effetto delle alte temperature raggiunte nella fase di combustione, l’azoto si trasforma prima in ossido di azoto ed infine, a contatto con l’aria, in acido nitrico. A tutti è ben nota l’azione nociva di tale composto. Una centrale da 1300 MW produce ogni giorno circa 150 tonnellate di ossido di azoto. Per quanto riguarda la provincia savonese l’ENEL contribuisce con il 59,5% delle emissioni totali di N0x. Tra gli ossidi di azoto ricordiamo NO, importante perchè interessa la formazione di inquinanti secondari e reazioni fotochimiche....
L’intossicàzione cronica ditali gas provoca: colorazione marrone della pelle, interessamento delle vie aeree di piccolo calibro, possibile evoluzione in malattia cronica aspecifica del polmone. ...I nitriti e nitrati che si formano dall’acido nitroso e nitrico sono sicuramente cancerogeni, provocando tumori nei seguenti organi: apparato digerente, fegato, rene, sistema nervoso.
Lo studio dell’Università di Trieste in riferimento alla realtà savonese mette in evidenza come anche l’alta percentuale di ossidi di azoto abbia contribuito ad estendere il deserto lichenico alle zone adiacenti ai centri
urbani di Savona e Vado L..
Altri gas inquinanti (O3, CO e CO 2)
Non bisogna trascurare l’ozono (O3) per la grande quantità che viene prodotta dalle centrali a carbone. Per esposizione cronica all’ozono a bassa quota è stato osservato un danno ai polmoni consistente nell’alterato aspetto degli epiteli e degli spazi polmonari, e nell’aumento della quantità totale di collagene che provocano effetti clinici generalmente irreversibili ( fibrosi polmonare). Alcuni inoltre ritengono l’ozono primo responsabile dei danni causati dallo smog fotochimico. Altri studi hanno permesso di dimostrare un aumento di sensibilità agli allergeni dopo esposizioni a 0,4 - 0,5 ppm di ozono, evidenziando un legame fra inquinamento da ozono ed asma.
Entrambi gli ossidi di carbonio (CO e CO2) costituiscono uno dei prodotti finali dei processi di combustione.
L’anidride carbonica (CO2) è normalmente presente nell’aria e, a concentrazioni relativamente basse, non è da ritenersi nociva. Con riferimento all’intera biosfera va però tenuto presente che un pur lieve aumento della concentrazione media globale darebbe luogo ad un aumento dell’"effetto serra", cioè ad una maggiore intercettazione della radiazione terrestre, con conseguente innalzamento della temperatura media della atmosfera nella fascia più prossima alla superficie terrestre.
Il monossido di carbonio (CO), invece, risulta molto più nocivo per la sua elevata affinità con l’emoglobina del sangue, maggiore di circa 120 volte quella dell’ossigeno.
La centrale ENEL di Vado contribuisce alle emissioni totali della provincia di Savona, con il 2,1% (Tab. B).
Tabella C
Emissione di ceneri volanti dal camino di una centrale termoelettrica a carbone da 1.000 MW
Emissione di ceneri volanti dal camino di una centrale termoelettrica a carbone da 1.000 MW
Particolato atmosferico
Ceneri leggere emesse 10,66 ton/die 213,2 ton/die 426,4 ton/die
Durante la combustione del carbone si ha la produzione di ceneri volanti dai camini che contribuiscono alla composizione del particolato atmosferico. In quest’ultimo si differenziano particelle grossolane (Ø maggiore di 100 u), aventi elevata sedimentabilità che riduce sensibilmente il loro tempo di permanenza in sospensione nell’atmosfera, e particelle fini (ø minore di 100 u) , comprendenti una frazione particolarmente pericolosa (0,3 - 3 u ) che non viene trattenuta dalle prime vie respiratorie, ma che giunge agli alveoli polmonari, dove in gran parte rimane imprigionata, causando effetti tossici.
Le emissioni di polveri da una centrale di 1.000 MW in cui operano elettrofiltri aventi una efficienza di abbattimento del 99%,è di 10,66 ton/die. Secondo i dati forniti dall' ENEL gli elettrofiltri impiegati trattengono circa il 99% delle polveri prodotte dalla combustione; tale rendimento, tuttavia, pare che non sia stato realizzato nei luoghi in cui sono impiegati tali dispositivi (Vado L., Porto Vesme) dove l’efficienza raggiunta va da un minimo del 60%a un massimo dell’80% (Tab. C).
In ogni caso le polveri non trattenute dagli elettrofiltri comprendono, purtroppo, quella quota di particolato in sospensione in grado di arrivare ai polmoni e di diffondersi nell’organismo.
Inoltre le particelle possono adsorbire sostanze gassose sulla loro superficie divenendo vettori di altri inquinanti (SOx, NOx), causando potenziali effetti sinergici, o possono esplicare un’azione catalizzante in reazioni fotochimiche o di ossidazione, con produzione di inquinanti secondari (03). Tra gli elementi emessi come particolato da una centrale a carbone, quelli sicuramente cancerogeni sono: nickel, cromo, arsenico, berillio, idrocarburi policiclici aromatici, nitriti e nitrati (che si formano successivamente agli NOx prodotti), radionuclidi (Uranio, Radio, Torio, Radon,......) . Tra questi elementi quelli riscontrati con le maggiori concentrazioni dallo studio svolto dall’Università di Trieste sono: Piombo e Cromo, quest’ultimo con valori molto elevati. Il cromo è cancerogeno, soprattutto allo stato di ossidazione VI, che può provocare
cancro dell’apparato respiratorio (tumori polmonari, della laringe e delle mucose nasali). Una centrale termoelettrica a carbone da 1.000 MW con elettrofiltri aventi una efficienza di abbattimento del 99%, produce circa 0,959 Kg/die di cromo. Dallo studio dell’Università di Trieste si rileva che la maggior parte dei valori riscontrati nell’area interessata sono superiori al background naturale con un massimo di 5,6 ppm (10,8 superiore al background). Situazioni di forte contaminazione sono presenti nell’area più prossima alla città di Savona e alla zona industriale di Vado L. (Fig. 6).
Va tenuto presente in ogni caso che la maggior parte delle stazioni di campionamento non sono dislocate all’interno delle principali aree di emissione d nquinanti (centri urbani, zone industriali), a causa dell’esteso deserto lichenico (IAP inferiore a 2), per cui i valori di contaminazione ottenuti non possono essere estesi a tali aree. I valori massimi a nostra disposizione non possono quindi venir considerati quali massimi dell’intera area di studio.
Circa i radionuclidi, le cui radiazioni ionizzanti sono sicuramente cancerogene occorre considerare non solo l’uranio ed il torio contenuti nel carbone, ma anche tutta la lunga serie di isotopi radioattivi che si formano nel corso della combustione alcuni dei quali più pericolosi dei loro antenati. Come riportato nel rapporto dello studioso tedesco W. KoIb, risulta che una moderna centrale a carbone della potenza di 300 MW produce radioattività per circa 1 9 millirem/anno. Per la centrale di Vado L. questo significa circa 80 millirem/anno senza contare che per l’inefficienza degli elettrofiltri, dato che la radioattività è distribuita nell’aria tramite il particolato in sospensione, tale valore è da ritenersi quasi certamente più elevato. Questi dati permettono di affermare che, a parità di potenza installata, la dose in millirem/anno nelle vicinanze della centrale è 1 00 volte più grande se si passa da una centrale nucleare ad una a carbone (questo senza voler difendere le centrali nucleari la cui pericolosità è ben nota).
A questo lungo elenco di sostanze sicuramente cancerogene va aggiunta la serie di quelle probabilmente cancerogene, e si dice probabilmente dato che l’effetto cancerogeno è stato provato solo in alcuni tests sperimentali; a questo secondo gruppo appartengono: zinco, cadmio, mercurio, piombo e selenio. L’ENEL è responsabile di circa il 44% delle polveri totali emesse in provincia di Savona (Tab. B).
Tabella A
Mortalità per tumori in provincia di Savona dal 1970 al 1990
Mortalità per tumori in provincia di Savona dal 1970 al 1990
ANNO POPOLAZIONE MORTI PER TUMORE MORTI PER TUMORE ogni 100.000 abitanti
Conclusioni
Nel lavoro dell’Università di Trieste per l’interpretazione della carta della qualità dell’aria (Fig. 4) è stato necessario rifarsi ai risultati di un analogo studio effettuato da Nimis et al. nella città di La Spezia, ove si è evidenziata una correlazione lineare altamente significativa tra gli indici IAP e le concentrazioni medie annue di S02 rilevate da 8 centraline fisse dell’ENEL.
Nel complesso i risultati indicano che il territorio circo-stante Savona presenta condizioni di qualità dell’aria notevolmente deteriorate e decisamente peggiori di quelle riscontrate nei dintorni di La Spezia. L’estensione del deserto lichenico si può interpretare, come nel caso di La Spezia, non tanto sulla base della frequenza dei venti durante l’anno (spirano da N, E e da NE),
quanto sulla base del regime giornaliero delle brezze di terra e di monte che, insieme all’articolata orografia dell’area di studio, determinano la diffusione degli agenti inquinanti anche in aree non urbanizzate o industrializzate site nelle valli che si spingono verso l’interno.
Da quanto analizzato in precedenza appare quindi abbastanza evidente quanto importante sia il contributo all’inquinamento da parte di una centrale a carbone situata in una zona densamente abitata. A questo proposito ricordiamo che in provincia di Savona, pur diminuendo la popolazione residente aumenta progressivamente la mortalità per tumori (Tab. A).
Concludiamo con la dichiarazione del dott. Torcello, medico pneumologo che da anni si dedica alla lotta all’inquinamento: “Da più di un decennio ripetutamente denuncio l’incremento della patologia tumorale, delle malattie cardiovascolari, di quelle cardiorespiratorie e l’incremento degli indici di mortalità nel savonese; le cause di tali gravi incrementi ho da sempre ritenuto far risalire all’improvvisazione economico- territoriale della quale la centrale ENEL rappresenta un esempio eclatante, anche se non il solo”. (Tab. A).
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