COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

15 ottobre 2015

Denuncia sanitaria Ambiente ostile: migliaia di siti contaminati in Europa

Tratto da Informasalus

Denuncia sanitaria

Ambiente ostile: migliaia di siti contaminati in Europa

siti contaminati

Chi inquina paga”. Semplice, lineare, ineccepibile. 
Questo è il principio stabilito dall’ Unione europea e messo nero su bianco dalla direttiva 2004/35/CE. Una norma in vigore da nove anni, ma poco applicata, tanto che finora – e purtroppo per diversi decenni a venire – a caricarsi di tutte le conseguenze del danno ambientale sono stati i territori e la salute dei cittadini che abitano o lavorano nei circa 500 mila siti contaminati d’Europa.
Aree da bonificare, i cui costi da contaminazione sono stati stimati dalla stessa Ue nel 2006 tra i 2,4 e i 17,3 miliardi di euro l’anno. Una cifra enorme, certo, che toccherebbe in gran parte a imprenditori locali e multinazionali responsabili del problema. Eppure il costo della bonifica dell’intero continente europeo risulta sostenibile se paragonato a quelli assai più spaventosi (sanitari, sociali, da mancata occupazione, per danni alla qualità e produttività agricola, per la perdita d’interesse turistico) che la presenza degli inquinanti genera quotidianamente e a lungo (o lunghissimo) termine.
L’Unione europea ora è preoccupata di ciò, e legifera in merito, pubblica rapporti e studi, cerca di mettere in connessione e uniformare diverse banche dati sanitarie e ambientali per ampliare il monitoraggio.
Ma il problema è vissuto anzitutto dai cittadini sulla propria pelle. In particolare da quelli italiani: circa 4,5 milioni abitano nei 187 comuni situati presso i 39 Sin (Siti d’interesse nazionale destinatari di bonifica) e quasi altrettanti vicino a quei 18 Sin “declassati” a competenza regionale nel marzo scorso.

Un mese prima che genitori e bambini bresciani occupassero la scuola comunale “Grazia Deledda”, in protesta contro la mancata bonifica del suo terreno, intriso di policlorobifenili (Pcb) e diossine dall’ormai dismesso stabilimento chimico Caffaro; e cinque mesi prima che genitori e bambini di Taranto non potessero entrare nella loro scuola “Grazia Deledda”, sfollati perché l’edificio, troppo vicino al parco minerario e alla cokeria dell’Ilva, è in attesa della bonifica, già rimandata e ora prevista a inizio 2014. 

Non è un teleromanzo

Una battaglia per il diritto alla salute nei siti contaminati d’Italia, che spesso non trova difesa. A dimostrarlo chiaramente è “Sentieri”, ovvero lo “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento”. Un lavoro imponente, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che ha esaminato la mortalità per 63 gruppi di cause nel periodo 1995-2002 in 44 Sin (circa 6 milioni di persone in 298 comuni).

Non solo l’indagine certifica un eccesso di mortalità significativo in quei territori, ma, seppure tra qualche cautela si spinge a mettere in relazione le emissioni di impianti specifici (raffinerie, poli petrolchimici e industrie metallurgiche) con le drammatiche risultanze sanitarie, laddove si possa escludere ragionevolmente un ruolo centrale delle esposizioni per motivi professionali. .....


Conto salatissimo


Responsabilità a parte, stiamo parlando di un tasso di “sovramortalità” osservata nei Sin che si traduce in 9.969 vittime (circa 1.200 persone l’anno) in 7 anni. Quasi 10 mila individui con un peso di infinite sofferenze, per sé e per i familiari. Per non dire dei costi che ciò comporta per gli Stati. Un’indagine condotta da Favo (Federazione italiana delle associazioni volontariato in oncologia) e Censis nel 2009 dice che l’Italia ha speso 8 miliardi e quasi 400 milioni di euro in costi socio-economici per le patologie tumorali, cioè lo 0,58% del suo Pil (Germania 14,7 miliardi per uno 0,66%; Francia 9,9 miliardi per uno 0,59%; Regno Unito 6,3 miliardi per uno 0,38%). ......

  Leggi su  Informasalus l' articolo integrale

Nessun commento: