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14 ottobre 2015

Manifestazione a Roma contro Ombrina Mare. E il governo rinvia la decisione

Tratto da Greenreport

Petrolio, manifestazione a Roma contro Ombrina Mare. E il governo rinvia la decisione 

Alla manifestazione era presente in forze anche Legambiente e Wwf e Greenpeace.

Il ministero dello Sviluppo economico oggi aveva convocato una Conferenza dei Servizi che doveva  decidere definitivamente sul progetto della piattaforma petrolifera Ombrina mare che dovrebbe sorgere davanti alla costa teatina, a soli 5 chilometri dal litorale. Ma da Roma  arriva la notizia che il ministero, mentre era assediato dai manifestanti che gridavano “ NO trivelle. Stop Ombrina”, ha rinviato la decisione di tre settimane. Legambiente sottolinea che «Per noi è una buona notizia. Ora ci attiveremo con ogni mezzo per bloccare definitivamente le trivellazioni».
Se il progetto fosse stato approvato, i lavori sarebbero potuti partire immediatamente e ci sarebbe stata solo  la possibilità di ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale. Ma intanto alla Conferenza dei Servizi di oggi è stata impedita la partecipazione dei Sindaci abruzzesi, facendo infuriare i manifestanti.
Per questo associazioni, comitati, cittadini protestano davanti al ministero – blindato dalla polizia per impedire che i manifestanti entrassero – per dire no  ad  Ombrina Mare e sottolineano che «E’ quindi indispensabile agire ora per difendere la nostra terra e il mare!»
Dall’Abruzzo, al grido di «Noi Ombrina non la vogliamo!», sono arrivati numerosi pullman carichi di persone che stanno partecipando all’affollato  sit-in davanti al ministero e che si sono trovati ad attenderli un pezzo di Roma militarizzata, ma è evidente che il Governo non si aspettava una reazione così decisa ed unitaria.
Alla vigilia della manifestazione il Coordinamento No Ombrina ha attaccato il Governo Renzi: «E’ proteso a promuovere esclusivamente gli affari dei petrolieri. L’economia diffusa, quella che produce lavoro e distribuisce ricchezza, deve capitolare, secondo il governo Renzi, davanti agli interessi delle lobby. Ricordiamo che, per stessa ammissione della Rockhopper, i posti di lavoro creati da Ombrina saranno una quindicina, meno di quelli assicurati da un ristorante, a fronte di un danno immenso al turismo».
Il Governo sembra in forte imbarazzo, anche per le pressioni di esponenti del PD che non condividono la svolta petrolifera, e a quanto pare prende tempo ma, a meno di un auspicabile rinsavimento, lo scontro con un movimento no-triv che sembra sempre più numeroso e determinato sembra solo rimandato.
Alla manifestazione era presente in forze anche Legambiente e Wwf e Greenpeace.
Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, denuncia: «Se avessimo un governo minimamente capace di ascolto, oggi procederebbe con una moratoria sulle trivelle. Dieci regioni hanno promosso un referendum sul tema, sul decreto Sblocca Italia pende un ricorso alla Corte Costituzionale, nelle zone interessate i cittadini dimostrano quasi quotidianamente la loro contrarietà a questi progetti, ma Renzi e il suo esecutivo non colgono, o fanno finta di non cogliere, questi chiari segnali. Bisognerebbe quanto meno arrestare questa insensata corsa alle poche gocce di petrolio presenti sotto i nostri fondali, e rivedere la strategia energetica nazionale».
Secondo Greenpeace e le atre associazioni ambientaliste «non si possono autorizzare o eseguire attività di prospezione e ricerca di idrocarburi nei mari italiani senza una “intesa forte” tra Stato e Regioni, la definizione di una pianificazione nazionale e di un’attenta Valutazione Ambientale Strategica, valutazioni di impatto ambientale sui singoli progetti complete e approfondite, e un adeguato recepimento della normativa dell’Unione europea».
Il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani, che ha partecipato alla manifestazione contro l’autorizzazione della piattaforma petrolifera Ombrina davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, conclude: «Nei fondali marini italiani ci sono 10 milioni di tonnellate di petrolio che agli attuali tassi di consumo esauriremmo in sole 8 settimane. Estraiamo il vero petrolio dei mari, quello fondato su turismo di qualità e pesca, non quelle due taniche che non servono a ridurre la bolletta energetica degli italiani ma solo al business di qualche azienda energetica».

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